Promenade. L'artista privilegia la dimensione poetica e contemplativa rispetto a quella descrittiva e documentaria, facendo dei gesti umani il punto focale della scena inquadrata. Fotografie realizzate lungo la Promenade des Anglais di Nizza.
A cura di Sebastiano Favitta e Attilio Gerbino
“Volevo solo provare i confini della realtà ... Ero curioso di vedere cosa sarebbe successo. Tutto qui: solo curiosità.”
Jim MORRISON
La Galleria Fotografica Luigi Ghirri di Caltagirone CT, e la quintessenza visuale della luce – la fotografia – per orientare, ancora una volta, lo sguardo curioso sull’orizzonte per antonomasia – l’immaginario confine tra mare e cielo – là dove si stagliano gli avventori inconsapevoli di Marco RIGAMONTI fotografo che, imbrigliando la luce e le sue infinite rifrazioni, ritaglia monumentali quadrati nel flusso delle vite, lungo la Promenade des Anglais di Nizza, sulla costa mediterranea francese.
La luce, il colore, l’uomo, l’infinito e l’occhio singolare di un fotografo per dei “paesaggi quadrati” che non sono affatto solo quello che sembrano: l’umano e il quotidiano non di rado ci soffocano in tali accumulazioni di apparente inutilità da inibire e negare la nostra innata capacità di stupirci di quello stupore “piccino” quasi ingenuo, schietto e naturale che ammicca da questi scatti. Chissà se, e quanto, lui – il fotografo demiurgo – ha giocato bambino con lo sguardo e la magia di una luce invernale sostenuta da quelle ombre lunghe e diagonali – stiamo davanti a fotografie nate nei giorni più brevi dell’anno –, sostenuta da tinte tanto marcatamente equilibrate – neri inquietanti, rossi di fuoco, bianchi fulgidi – il tutto mentre le onnipresenti figure umane si fissano “ambientandosi” contro il dittico azzurro dello sfondo diviso tra mare e cielo, acqua e aria, liquido e aereo tanto presente e solido da apparire irrealmente ritagliato e posto lì a forza a soppesare i vuoti, come in una poliedrica tela cubista.
Verrebbe da chiedersi cosa siano venuti a cercare questi umani in bilico sulla passeggiata della Promenade? Come gli attori di alcuni dipinti dell’americano Edward HOPPER gli avventori, sorpresi da RIGAMONTI a giocare con l’ultima luce del giorno sul lungomare di Nizza, sembrano attendere una rivelazione che forse solo a pochi iniziati e dato di cogliere: l’undici gennaio di quest’anno, il regista francese Eric ROHMER – colui che, da una suggestione di VERNE, aveva tratto una poetica pellicola – si spegne mentre sul filo dell’orizzonte permangono bagliori misteriosi. La luce, sulla Promenade des Anglais, continua a rifrangersi delineando colori e destini che forse solo l’artificio della fotografia può aiutarci a comprendere. Cosa ci attende oltre?
''Avete qualche volta osservato il sole che tramonta su un orizzonte di mare? Sì, senza dubbio. L'avete seguito fino al momento
in cui sta per sparire, mentre la parte superiore del suo disco sfiora la linea dell'acqua? É molto probabile. Ma avete notato
il fenomeno che si produce nell'istante preciso in cui l'astro radioso lancia il suo ultimo raggio, se il cielo, liberato dalle brume,
è di una purezza perfetta? No, forse. Ebbene la prima volta che avrete l'occasione di fare questa osservazione, non sarà,
come si potrebbe credere, un raggio rosso che verrà a colpire la retina del vostro occhio, sarà un raggio verde, ma di un verde
meraviglioso, di un verde che nessun pittore può ottenere sulla sua tavolozza, (…). Il raggio verde ha la virtù di donare a chi l'ha visto la possibilità di non più ingannarsi su se stesso e sugli altri; la sua apparizione distrugge la menzogna e chi è stato tanto fortunato da vederlo una volta, vede chiaro nel suo cuore e in quello degli altri.''
Jules VERNE, Il raggio verde, 1882
Sebastiano FAVITTA, Attilio GERBINO
Galleria Fotografica Luigi GHIRRI
Caltagirone, luglio 2010
“Il filo dell’orizzonte”: Marco Rigamonti e la poesia della luce
Una giornata al mare / tanto per non morire / nelle ombre di un sogno / o forse di una fotografia
Paolo CONTE, Una giornata al mare, 1974
Scriveva Antonio TABUCCHI, nel 1986, “il filo dell’orizzonte, di fatto, è un luogo geometrico, perché si sposta mentre noi ci spostiamo. Vorrei molto che per sortilegio il mio personaggio lo avesse raggiunto, perché anche lui lo aveva negli occhi.” Molti dei soggetti ritratti nelle foto di Marco RIGAMONTI, oggi in mostra alla Galleria Ghirri di Caltagirone, fissano lo sguardo sul filo dell’orizzonte, nella luce dorata in cui va a morire il giorno, sorpresi dall’obiettivo che coglie un frammento della loro esistenza.
La suggestione della Promenade des Anglais parte da lontano, se pensiamo che proprio qui si muovono e creano Henri MATISSE, Raoul DUFY: Nizza con la sua luce ammalia e incanta, gli artisti ne sposano “il cielo perfetto”, il colore puro si fa liquido ed esplosivo sulle loro tele: “Quando ho capito che ogni mattina avrei rivisto quella luce, non riuscivo a capacitarmi della mia fortuna”. Henri MATISSE, capitato a Nizza nel 1917, vi sarebbe restato fino alla morte, nel 1954.
Vladimir NABOKOV si stabilì a Nizza negli anni Sessanta, e lì, al numero 57 della Promenade des Anglais, si dedicò alla stesura di Fuoco pallido. Soggiogato dalla Promenade è anche Giuseppe CONTE, poeta, ligure da parte di madre e siciliano da parte di padre, che a Nizza stabilisce la sua seconda casa “luminosa e silenziosa, in rue Massenas, con un terrazzo sui tetti della città, ideale per concentrarsi e scrivere. Sotto, nell’animazione continua dell’isola pedonale, ho un mio tavolo fisso a un caffè, la Promenade des Anglais dietro l’angolo” “E quante … passeggiate sulla Promenade sino al fico di Quai Rauba Capeu, negli anni in Bretagna e a Nizza, quando avevo casa lì, colazione e giornali e taccuino di appunti al caffè La Lorraine, che ora ha cambiato persino nome e ha un arredamento vagamente techno” Ecco la Promenade che torna ad essere protagonista, quella passeggiata alla quale Valentino ZEICHEN, poeta fiumano, dedica una poesia Sulla Promenade des Anglais a Nizza / una ragazza dal profilo tonchinese siede davanti al mare / e compila un cruciverba sul giornale; lo orienta con sapienti aggiustamenti / affinché la tavola enigmistica collimi a distanza / con l’intersezione di longitudine e latitudine. Vedendola inattiva mi avvicino per suggerirle / qualche parola, seguo per qualche istante / la posa delle lettere fiero dell’apporto quando mi investe una salva di insulti / che sollevano colonne d’acqua – / l’abbandono e corro al riparo presumendo
che si tratti di battaglia navale.
Valentino ZEICHEN, Nizza, in Ricreazione, 1979
Il protagonista di questa lirica scherzosa interagisce con la ragazza dal profilo tonchinese, a differenza dell’occhio discreto di Marco RIGAMONTI, che in modo invisibile e delicato si appropria dei suoi protagonisti, fotografati di schiena, di profilo, mentre leggono il giornale, indifferenti a lui mentre si guardano negli occhi, ritagliati sullo sfondo marino che si riflette nel cielo francese. A chi ama Camillo SBARBARO, impossibile non pensare, appena si osserva la foto della giovane coppia con cane sulle Promenade, alla struggente lirica composta su un’altra passeggiata a mare, quella di Nervi, vicino Genova La trama delle lucciole ricordi / sul mar di Nervi, mia dolcezza prima? / (trasognato paese dove fui ieri e che già non riconosce il cuore). / Forse. Ma il gesto che ti incise dentro, / io non ricordo; e stillano in me dolce
parole che non sai d'aver dette. / Estrema delusione degli amanti! / invano mescolarono le vite / s'anche il bene superstite, i ricordi,
son mani che non giungono a toccarsi. / Ognuno resta con la sua perduta / felicità, un po' stupito e solo, pel mondo vuoto di significato. / Miele segreto di che s'alimenta; / fin che sino il ricordo ne consuma / e tutto è come se non fosse stato. Oh come poca cosa quel che fu / da quello che non fu divide! / Meno / che la scia della nave acqua da acqua. / Saranno state
le lucciole di Nervi, le cicale / e la casa sul mare di Loano, / e tutta la mia poca gioia - e tu - / fin che mi strazi questo ricordare.
E’ un parallelismo lirico che ci induce a fantasticare sul senso stesso dell’amore e sul futuro di quell’attimo reso eterno nel ritratto di Marco RIGAMONTI, in una di quelle pose che si incidono negli occhi di chi le osserva, sullo stile de Le Baiser de l'Hôtel de Ville di Robert DOISNEAU, ma in versione luminosa, del tutto personale, e, anche in questo caso, impossibile da dimenticare. Il mare sullo sfondo è il filo conduttore che da un’immagine ci porta in un’altra, quel mare che “non sta fermo mai” (Paolo CONTE, Genova per noi), quel mare che
“non è mai stato amico dell'uomo. Tutt'al più è stato complice della sua irrequietezza.”
Joseph CONRAD, Lo specchio del mare, 1906
In una suggestione surreale alla MAGRITTE, mi piace immaginare che l’uomo con la scala si volga all’orizzonte e decida di tentare una scalata dell’infinito, per carpire quell’oltre che da sempre ci intriga e ci tenta
Oh l'orizzonte in fuga, dove s'accende / rara la luce della petroliera! /
Il varco è qui? (Ripullula il frangente / ancora sulla balza che scoscende...)
Eugenio MONTALE, La casa dei doganieri, in Le occasioni, 1939
Muoveva tutta l'aria del crepuscolo a un fioco / occiduo palpebrare della traccia / che divide acqua e terra
Eugenio MONTALE, Vecchi versi , in Le occasioni, 1939
Soffio antichissimo del mare, / vento del mare a notte: / a nessuno tu vieni; / per chi vegli / resisterti / è una prova:
soffio antichissimo del mare / che spiri / quasi solo per rocce primordiali, / nient'altro che spazio / trascinando con te da lontano...
Rainer Maria RILKE, Canto del mare, 1907
Ci siamo sempre lasciati incantare dal mare, dalla sua luce, dai bagliori del sole che in scaglie luminose si riverberano nei nostri occhi abbagliati, dal suo profumo, da quella linea lontana in cui il nostro sguardo si perde. Sulla riva di quel mare, ai piedi dell’infinito, la vita prende forma e si fissa nelle immagini vivide che RIGAMONTI ha saputo imprigionare per noi nei suoi splendidi fotogrammi quadrati.
La cambio io la vita che / Che mi ha deluso più di te / Portami al mare / Fammi sognare.. / E dimmi / che non vuoi morire.
Patty PRAVO, E dimmi che non vuoi morire, 1997
Marina BENEDETTO
Galleria Fotografica Luigi GHIRRI
Savona, luglio 2010
Promenade
Nel complesso sistema delle arti visive contemporanee, la fotografia è la disciplina sicuramente più viva, sia per il numero di iniziative da nord a sud, sull’intera penisola sino alle isole, sia per la spiccata originalità degli artisti di riferimento e per la maturità dei numerosi autori più giovani attivi sul territorio. Tra questi ultimi, Marco RIGAMONTI è una delle presenze più significative, come fotografo e come organizzatore culturale. Premiato da Lanfranco COLOMBO nel 1995 alla IV edizione del Portfolio in Piazza di Savignano, RIGAMONTI si dedica in quell’anno totalmente alla fotografia, nella grande e inesauribile genealogia del Paesaggio italiano.
La visione di RIGAMONTI, nella scelta fedele al formato quadrato, privilegia la dimensione poetica e contemplativa rispetto a quella descrittiva e documentaria, facendo dei gesti umani il punto focale della scena inquadrata. Nella verità della genealogia in cui RIGAMONTI si riconosce, il paesaggio non è solo lo spazio del territorio architettonico e ambientale, ma soprattutto il modo in cui l’umanità vi abita e vi vive. L’opera che presenta Marco RIGAMONTI alla Galleria Luigi Ghirri di Caltagirone è stata realizzata nella Promenade des Anglais a Nizza, con riprese effettuate in più anni, sempre nell’ultima settimana di dicembre.
Nel lungomare che si affaccia per più di sette chilometri sul Mediterraneo, RIGAMONTI decide di fotografare nello spazio di poco più di trenta metri, che si affaccia davanti a un condominio con balconate a vetri continue. Il basso sole di dicembre, che si riverbera dalle facciate, crea una condizione di doppia illuminazione, che getta le figure umane che l’attraversano in una dimensione di sospesa irrealtà: dove la terra finisce nel mare, in quel confine estremo dove le persone dimenticano i loro dolori e le loro preoccupazioni alla vista dell’orizzonte sconfinato dell’acqua, le fotografie di RIGAMONTI testimoniano che il destino dell’uomo si mette a fuoco e diventa visibile solo nell’apertura all’infinito.
Giovanni CHIARAMONTE
Milano, giugno 2010
Inaugurazione giovedì 15.07.2010, ore 19.30
Galleria fotografica Luigi Ghirri
via Duomo, 11 - Caltagirone (CT)
mart-dom 9.30-12.30 e 16-19
Ingresso libero