Antonio Luca'
Mauro Panichella
Alessandro Ripane
Fabio Taramasco
Francesca Traverso
Giulia Vasta
L'Art Slam e' un modo nuovo e assolutamente coinvolgente di proporre l'arte, ridefinendo i rapporti tra artista e pubblico. La collettiva ospita artisti che utilizzano tutte le diverse forme espressive dell'arte, dalla fotografia alla pittura, dall'illustrazione alla scultura, dall'installazione a nuove sperimentazioni.
Il 4 settembre inaugura la mostra dei vincitori del 1° Art Slam europeo svoltosi lo scorso 29 Maggio 2010 presso le sale della galleria. Il fenomeno Art Slam è poco conosciuto in Italia, ha radici americane e prende le mosse dal Poetry Slam, in cui gli artisti sono chiamati a sfidarsi a suon di versi. È un modo nuovo e assolutamente coinvolgente di proporre l’arte, ridefinendo i rapporti tra artista e pubblico. L’edizione genovese ha avuto il merito di esser stata occasione di scambio e confronto tra artisti diversi per età, provenienza e ricerca espressiva. Un'esperienza positiva, soprattutto come opportunità di crescita e arricchimento per tutti coloro che vi hanno preso parte, anche per il pubblico che si è mostrato caloroso e partecipativo. L'esperimento è stato soddisfacente, sia per gli organizzatori che per gli artisti stessi.
La giuria di addetti ai lavori e il pubblico ha giudicato i sessanta partecipanti decretando i sei artisti vincitori che si sono aggiudicati la possibilità prendere parte alla collettiva: Antonio Lucà, Mauro Panichella, Alessandro Ripane, Fabio Taramasco, Francesca Traverso e Giulia Vasta. La collettiva ospita artisti che utilizzano tutte le diverse forme espressive dell'arte, dalla fotografia alla pittura, dall’illustrazione alla scultura, dall’installazione a nuove sperimentazioni.
Antonio Lucà presenta alcune fotografie del suo repertorio, rigorosamente in bianco e nero, che congelano istanti della realtà quotidiana, valorizzandone la “magia del momento”: attimi e situazioni comuni, piccoli gesti, propri della vita di tutti ergono qui a protagonisti. Queste immagini ci obbligano a fermarci, a riflettere sulle piccole cose di tutti i giorni.
Anche Mauro Panichella utilizza il linguaggio fotografico ma attraverso un medium decisamente non convenzionale: lo scanner. Questo dispositivo diviene il mezzo con cui il giovane artista ligure traduce, non più dallo stato analogico ma direttamente da quello reale a quello virtuale, parti del proprio corpo che, in maniera maniacale, si susseguono l’uno all’altra.
Intervenendo con un “processo di pittura digitale”, l’artista presenta queste singole parti come appartenenti ad un tutto, classificate e ordinatamente disposte come in uno schedario: lo scanner non produce più copie di documenti ma “copie di identità”.
Notevoli anche le sperimentazioni del mondo animale in cui serpenti, polpi, seppie, imprigionati dal vetro dello scanner, vengono scansiti, assumendo forme organiche e fluttuanti. Questi animali appaiono come identità perverse, specchio di una condizione umana ormai dilagante. In queste opere, chiamate “Scantype”, protagonista è sempre l’essere umano, infatti i corpi umani e animali intrappolati, schedati e classificati come meri oggetti, portano lo spettatore a riflettere sul proprio ruolo nella società odierna, come parte di un immenso casellario.
L’originale fantasia di Alessandro Ripane emerge nelle sue illustrazioni attraverso improbabili situazioni tra uomini e animali, inverosimili contesti in cui la consuetudine dei rapporti viene capovolta. La realtà è un’importante fonte di spunti e idee per Ripane, che rimodella nella sua mente con particolare disinvoltura e con vivace immaginazione. Questi personaggi assurdi, ibridi di esseri viventi, animali e oggetti, prendono vita sulla carta attraverso un tratto intricato, nervoso, dai leggeri colori acquerellati, che rendono ancor più inquietante il soggetto rappresentato.
Particolare è la scelta di Fabio Tamarasco di utilizzare per le sue opere pittura e scultura come un unicum espressivo, anche se le due tecniche mantengono ben distinte le proprie identità, creando un interessante gioco di rapporti. Nell’opera dell’artista sono presenti le radici della propria terra, quella ligure, con la sua tradizione ceramica. In ogni opera presente in mostra, infatti, questo antico medium è presentato in maniera non-tradizionale, dove le tipiche stoviglie presenti sulle nostre tavole sono rivisitate nell’apparenza e nella funzione: appese, ricomposte in nuovi elementi, frammentate dalla forza del vento o come sipario di una scena teatrale. Influenzato dal Nouveau Réalisme, Taramasco ricerca - come lui stesso afferma - un equilibrio armonico tra il concetto, l’idea e i materiali, dove la diversa nobiltà degli elementi riesca a trasmettere il pensiero in modo raffinato.
L’interessante ricerca che Francesca Traverso porta avanti da anni sulla fiaba russa si materializza in galleria attraverso l’installazione di una “casa” realizzata ad hoc per questa mostra. Oltrepassare la porta di questa casa è come varcare la soglia della fantasia, entrare in una fiaba, suggerita da un racconto fatto di suoni, particolari, dettagli, che ognuno interiorizza e fa propri, superando il limite tra realtà e fantasia. Bisogna stare al gioco, però, per essere trasportati in questa dimensione altra, in uno spazio mentale che può essere paragonato a quello dei bambini, dove la magia di semplici oggetti come cartone, carta velina, lenzuola è data dalla mente di chi li vive in maniera nuova e diversa dalla loro quotidianità. Protagonista di questa avvolgente ambientazione è la poetica del piccolo, del “poco”, forse dell’apparentemente insignificante, ma scelto con scrupolosa attenzione per creare un’atmosfera sospesa, magica appunto. Bisogna lasciarsi trasportare e farsi coinvolgere, come in un sogno o in una fiaba, dove gli oggetti più semplici prendono nuova vita.
Nelle opere di Giulia Vasta la tela diventa il pretesto per sfogare nel gesto sensazioni da cui liberarsi. Nelle sue tele non sono presenti elementi presi dalla realtà, ma una materia informe che portano il visitatore ad interrogarsi sulle piccole cose, sulle proprie emozioni. La materia pittorica oggettivizza le sensazioni dell’artista, dalla rabbia alla paura, creando un muro. Quello stesso muro è anche rappresentante di cose non notate, abbandonate o semplicemente dimenticate. Come afferma la stessa artista è facile non accorgersi di piccoli particolari, non attribuire la bellezza alle cose più semplici e banali, nascoste alla nostra attenzione dalla frenesia di tutto ciò che ci circonda. Quel muro è lì, a ricordarcelo. Quel muro è anche simbolo e testimone del tempo che scorre attraverso l’azione che compie sul materiale che cambia l’opera come lo spettatore che tornerà ad osservarla. Muri come metafore della nostra esistenza. Muri come contenitori. Noi stessi come contenitori di paure, speranze, emozioni.
Il prossimo appuntamento con un nuovo Art Slam è previsto per il 13 Novembre 2010.
Inaugurazione 4 settembre
Galleria Studio44
vico Colalanza, 12/r, Genova
Orario: da Martedì a Sabato 16-19
ingresso libero