Castel dell'Ovo
Napoli
via Eldorado, 3 (presso via Partenope - borgo marinaro)
081 7954593 FAX 081 7954598
WEB
Due Mostre
dal 8/9/2010 al 17/9/2010
lun-ven 8-18.30, festivi e domenica 8-14

Segnalato da

Marino Fuani




 
calendario eventi  :: 




8/9/2010

Due Mostre

Castel dell'Ovo, Napoli

La fuga della ragione. La Sala delle prigioni ospita una mostra di installazioni di Amedeo Sanzone'. 'Storia di una raccolta' e' invece la mostra dedicata alla collezione napoleonica di Patrizia Boldoni. In esposizione oggetti eterocliti: dagli orologi alle tazzine, dalle tabacchiere alle bottiglie di cognac, ma soprattutto dipinti, sculture e statuette che attraversano l'800 e il 900.


comunicato stampa

Amedeo Sanzone. La fuga della ragione

La fuga della ragione. E’ questo il suggerimento che se ne ricava di fronte alle opere esposte a Castel dell’Ovo, nella magnifica cornice della “ sala delle Prigioni”, per chi conosce la storia artistica del suo autore, Amedeo Sanzone, il quale, per la prima volta, abbandona, e solo in parte, il rigore di una geometria mentale, la chiusura raziocinante dell’idea estetica per affidarsi a opere nate anche dall’attrazione verso forme che contengono un imprevedibile coefficiente di casualità. In altri termini è come se tramite l’artista ci venisse questo: lasciamo che la ragione si sottragga per un po’ a se stessa e i pensieri, le pulsioni interiori vadano a rappresentarsi, misteriosamente, nelle suggestioni evocative dell’ accadimento estetico.

Fino ad ora le opere di Sanzone ci suggerivano il senso dell’infinito, armonico ed equilibrato, attraverso superfici lucide e specchianti dove lo spazio era scandito da piccole sovrapposizioni che gli conferivano ritmo e lo rendevano evidente alla nostra percezione, fornendo, peraltro, alla sua lettura, i tempi e i modi dell’esperienza estetica. Ora invece quell’infinito non è più del tutto suggerito, ma in parte è rappresentato attraverso forme che ci riportano al dato concreto e reale della nostra conoscenza: attraverso installazioni che, aggredendo e dominando lo spazio circostante, cercano di imporsi nella loro grandiosità.

Con questa personale, l’artista, in una certa misura, si affranca dalle procedure accademiche del formalismo compositivo, che ha caratterizzato molta parte della produzione precedente, ritenendolo un condizionamento e una limitazione a quella libertà di pensiero e d’azione che personalizza le forme, le intreccia esclusivamente alla sua natura intelletiva, per renderle, un attimo dopo, patrimonio collettivo.

Le vecchie e preziose superfici che si ponevano a noi come finestre sullo spazio diventano, in questo nuovo ciclo, provocazioni sensoriali, passaggi della memoria verso l’astrazione per antonomasia, e vengono ora articolate in opere complesse e grandiose dove la luce, diretta e soffusa, crea un campo sfumato che avvolge l’opera e, nel buio dei secondi piani, fa sfumare anche la nostra percezione segnando l’inizio dello spazio insondabile.

Oraganizzazione Spazio Arte, via Salvator Rosa 299/c – tel. 081296476
spazioarte@libero.it http://www.spazioartenapoli.it

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“Storia di una raccolta. Napoleone e una napoletana”
a cura di Mario Forestiero

Storia di una raccolta, s’intitola così la mostra dedicata alla collezione napoleonica di Patrizia Boldoni e presentata a Napoli a Castel dell’Ovo. Storia di una raccolta ma anche raccolta di una storia, che rivive nel prezioso insieme di oggetti eterocliti: orologi, calamariere, centritavola, piatti e tazzine, tabacchiere, pipe, vasi, bottiglie di cognac e soprattutto dipinti, sculture e statuette, attraversando ‘800 e ‘900. Oggetti rari o divertenti, datati o contemporanei, battuti nelle principali case d’asta internazionali o scovati nei mercatini, in ogni caso tutti accomunati da un’aura, un alone, che avvolge la figura di Napoleone e coinvolge il visitatore. E’ un dialogo amoroso fra “Napoleone e una napoletana” che comincia circa trent’anni fa, durante la tesi di laurea della Boldoni su Hegel, per cui Napoleone rappresenta “lo spirito del mondo a cavallo” e di certo era uno sguardo lungo il suo se, ancora oggi, le tesi del Codice Napoleonico sono di grande modernità.

Gli oggetti e le immagini offerte al pubblico dal 10 al 19 settembre nella Sala delle Terrazze di Castel dell’Ovo, luogo simbolo per eccellenza della città, si pongono come sfaccettature del medesimo prezioso oggetto, ora brillanti perché investiti di luce, ora opache perché conquistate dal buio: da Buonaparte caporale al francesizzato Primo Console, dal Napoleone imperatore a quello siglato in una semplice N. Napoleone a mezzobusto, per intero, a piedi, a cavallo, da solo quasi sempre, raramente attorniato da altre figure, un Napoleone intimo con la moglie e con il figlioletto abbarbicato al collo, il Napoleone di Arcole e quello di Austerlitz, il Napoleone della Moskova e quello dell’ultima vittoria, il Napoleone pensoso e infine il suo sepolcro. Questi passaggi, queste metamorfosi, la raccontano bronzi, sculture, statuette  in marmo, rame, terracotta, racchiusi nella mostra a cura di Mario Forestiero e presentati nell’allestimento scenico firmato da Michele Iodice.

I dipinti e gli oggetti proposti in mostra ­- racchiusi nel catalogo edito da Arte,M con testi firmati da Biagio De Giovanni, Cesare de Seta, Giuseppe Galasso, Massimo Galluppi, Paolo Macry, Luigi Mascilli Migliorini e una Conversazione napoleonica con Patrizia Boldoni di Fuani Marino - pur nella loro immobile ripetitività, suscitano prolungamenti inattesi nel visitatore. Perché in ciascuno di essi rivive un duplice mistero: il personaggio-icona di Napoleone, sul quale da sempre si divisero le élite europee, e la pratica del collezionismo, presentata qui in una delle sue più autentiche espressioni.

Comunicazione e ufficio stampa: Fuani Marino Ⅰ 347 07 02350
fuani.marino@libero.it

Coordinamento organizzativo: Valentina Rippa Ⅰ 339 643 6586
valentina.rippa@libero.it

Immagine: Amedeo Sanzone

Inaugurazione giovedì 9 settembre 2010 ore 18

Castel dell’Ovo
via Caracciolo, Napoli
Orari apertura al pubblico: dal lunedì al venerdì 8-18.30, festivi e domenica 8-14
Ingresso libero

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Stefano Cioffi
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