A Sad Bit of Fruit, Pickled in the Vinegar of Grief. I corpi assenti nei tredici tavoli d'imbalsamazione dell'opera realizzata per la Collezione Maramotti dall'artista americana, dichiarano un rifiuto del desiderio di immortalita', la cui diffusa presenza ha permeato la cultura occidentale e che Tanaka ritiene in una condizione di declino e di profonda crisi. Il suo lavoro costituisce una meditazione sulla sparizione del corpo in favore di un viaggio della coscienza nel cosmo.
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L'interrogazione sul destino del corpo umano segna fortemente la pratica
artistica di Kara Tanaka, artista americana ventisettenne che vive e lavora
a Los Angeles, alla sua prima mostra in Europa.
La perdita del corpo, in una società futura, consentirà di spostare le
energie vitali dall'«assolvimento delle esigenze fisiche» verso altri scopi:
l'esplorazione del cosmo, una nuova filosofia della natura dell'esistenza
umana.
I corpi assenti nei tredici tavoli d'imbalsamazione di "A Sad Bit of Fruit,
Pickled in the Vinegar of Grief", l'opera realizzata per la Collezione
Maramotti che sarà visibile al pubblico dal 24 ottobre 2010 al 31 gennaio
2011, dichiarano un rifiuto del desiderio di immortalità, la cui diffusa
presenza ha permeato la cultura occidentale, che l'artista ritiene in una
condizione di declino e di profonda crisi.
Non c'è infatti sintomo più significativo di un desiderio di immortalità,
espresso dall'uomo fin dalle prime forme di civiltà, del culto della
perfezione del corpo, qui ed ora.
E non sorprende se al deperimento di tale desiderio si accompagna una
crescente obsolescenza della tensione metafisica nell'arte. Come la
metafisica ha invaso e fecondato per millenni l'iconografia del corpo
divinizzandolo, così l'arte oggi esplora l'iconografia della sua eventuale
perdita. In Un triste pezzo di frutta, marinato nell'aceto del dolore, Kara
Tanaka immagina una via d'uscita fisica dal conflitto che l'essere umano
patisce tra corpo e coscienza, intravedendo la sparizione del primo e
l'emigrazione della seconda al di là dei confini del sociale, nel cosmo che
sempre più la tecnologia ci avvicina, con l'accelerazione dello sviluppo e
del 'progresso' della scienza. L'artista considera il presente come il
passato del futuro: l'uomo si avvia a rinunciare al corpo, alla terra, per
risolversi in pura coscienza.
Il lavoro di Kara Tanaka costituisce pertanto una meditazione, permeata sia
dalla tecnica che dalla filosofia, sulla sparizione di un corpo un tempo
desiderato immortale in favore di un viaggio della coscienza nel cosmo. In "A
Sad Bit of Fruit", il corpo è contemplato nella sua futura assenza attraverso
una dissolvenza raffigurata nei fluidi sanguigni che scorrono nei canali
laterali dei tavoli d'imbalsamazione. I tredici tavoli dell'opera, identici
nella fattura, sono stati fabbricati in vetroresina e poi dipinti con resina
epossidica; il loro retro è rivestito di tela, che cita un'assenza della
pittura, mentre la loro staffa di aggancio al muro, in alluminio anodizzato
rosso, si relaziona col 'sangue' virtuale sul fronte dei tavoli, dipinto con
uno smalto a base di resina. I tavoli aggettano dal muro, la loro pendenza è
determinata dalle strutture triangolari che agganciano i tavoli alla parete
con una inclinazione progressiva e simmetrica dai lati al centro. Il
riflesso sul muro dei poliedri di sostegno produce un diffuso alone di luce
rossastra intorno a loro, creando un'aura che fa eco al pigmento rosso che
scorre dentro i canali dei tavoli.
Il punto focale degli embalmer's stones di Tanaka è il drain, lo scarico di
metallo cromato, di fattura industriale, attraverso cui i fluidi mimetici
del sangue vengono espulsi: esso diviene una metafora del passaggio
dall'essere al non-essere. I drains di Tanaka sono l'atto conclusivo della
costruzione intellettuale che l'opera mette in atto.
La mostra è accompagnata da un volume edito da Gli Ori, con un testo critico
di Mario Diacono.
La Collezione Maramotti con questa mostra prosegue l'attività dello spazio
progettuale, che ospita opere realizzate ad hoc dagli artisti invitati. Le
opere divengono parte della Collezione permanente con l'obiettivo di fondere
pratiche di acquisizione e di accrescimento del patrimonio iconografico con
quelle della sua fruizione pubblica.
Pattern room, così è titolato lo spazio, è il locale dove in passato
quando l'edificio era fabbrica di produzione venivano realizzati modelli e
prototipi. Dimensione progettuale e sperimentazione
accomunano la vocazione di questo luogo, dal passato ad oggi.
Immagine: Kara Tanaka, A Sad Bit of Fruit, Pickled in the Vinegar of Grief, 2010, particolare di uno dei tavoli
Nota biografica:
Kara Tanaka è nata a Modesto, California, nel 1983.
Vive e lavora a Los Angeles.
Questa è la sua prima mostra in Europa.
Mostre personali:
2010
Death’s Boutique, Yerba Buena Center for the Arts, San Francisco (con Marco Rios)
2008
Migrating Body & Generative Power, CAA, Los Angeles
Pining Wind, Hallwalls Contemporary Arts Center, Buffalo
Dissolver, LAXART, Los Angeles
Mad Amour, Simon Preston Gallery, New York (con Marco Rios)
Fragmented on the Night Sea of Eternity, The Mint Gallery, Valencia (California)
2006
Naming the Ugly Spirit, Michael Poppyfield Projects, Valencia (California)
2005
Self Laid Bare, Room Gallery, Irvine (California)
Mostre collettive:
2010
Capitalism in Question (Because It Is), Pitzer Art Galleries, Claremont (California)
2009
A Universe We Can Believe In, Oliver Art Center, CCA, Oakland
2008
California Biennial, Orange County Museum of Art, Newport Beach (California)
November, Again, Harris Lieberman Gallery, New York
Fat Head Balloon Self-Portrait, Exercising for Exorcising (Mein Doppelganger), My Lights (Kokopelli), C3PO, Simon Preston, New York
We Want A New Object, Acuna-Hansen Gallery, Beta Level, Black Dragon Society, David Salow Gallery, Fifth Floor, Kontainer, The Mountain, Peres Projects, Telic Exchange, Chinatown, Los Angeles
2007
My Buddy, The New Wight Gallery Biennial, UCLA Wight Gallery, Los Angeles
The Juice Is Loose… A Big Painting Show, 507 Rose, Venice (California)
The Attempters, P.B.E.A., The Lime Gallery, Valencia (California)
2006
Lost Streams: The First Frontier was The Water’s Edge, Estacion Tijuana, Tijuana
November, Harris Lieberman Gallery, New York
It Was the Blurst of Times, Commerce Street Artist Warehouse, Houston
Agent Once, Acuna-Hansen, Los Angeles
Rag and Bone, Three Colts Gallery, London
Black Autumn Gold Supported by The Union, Meals & SUVs Gallery, London
2005
I’ve Done This Before, Slanguage Gallery, Wilmington
2004
Yank, Andrea Bowers’ and Sam Durant’s studio, Los Angeles
Platinum Snapmeat: Outfest Festival, Ambassador Hotel, Los Angeles, with Ruben Ochoa’s Class: C Gallery, One Stop Only Series
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The interrogation of human body’s fate strongly marks the artistic practice of Kara Tanaka, a twenty-seven-year-old American artist who lives and works in Los Angeles, now having her first exhibition in Europe. The body’s loss, the artist assumes, in a future society will allow the vital energies to shift from the fulfillment of physical needs to other goals: the exploration of the cosmos, a new philosophy of nature and of human existence.
The absent bodies in the embalming tables of "A Sad Bit of Fruit, Pickled in the Vinegar of Grief", the work she has created for this exhibition, imply a rejection of the desire for immortality, whose widespread presence has permeated Western culture, that the artist sees is in a state of decline and deep crisis.
There is no symptom, in fact, more characteristic of the desire for immortality, expressed by humans since the earliest forms of civilization, than the cult of the preservation of the body for the hereafter.
It is not surprising if the withering of this desire is accompanied today by a growing obsolescence of the metaphysical tension in art. Just as metaphysics, for millennia, has invaded and permeated the iconography of the body, deifying it, so art explores now the iconography of its eventual loss.
In "A Sad Bit of Fruit", Pickled in the Vinegar of Grief, Kara Tanaka posits a physical way out of the conflict that human beings endures between body and consciousness, foreseeing the disappearance of the former and the emigration of the latter beyond the boundaries of the social—into a cosmos that technology, with the constant acceleration of scientific progress, brings ever closer to us. Tanaka thinks of the present as the future’s past, humans beginning to renounce the body and the earth in order to turn into pure consciousness.
Therefore her work constitutes a meditation, informed by both technology and philosophy, on the disappearance of the body once desired immortal, in favor of a voyage of consciousness into further realities. In "A Sad Bit of Fruit", the body is contemplated as absence through its dissolution represented by the fluids running in the lateral gutters of the embalming tables. The work’s thirteen tables, identical in their facture, have been made in fiberglass and then spray-enameled with epoxy resin; their back side is covered in canvas, which implies the absence of painting; while the red brackets in anodized aluminum that hold them to the wall counterpoint the virtual blood on the tables’ front side. The tables jut out from the wall, their inclination determined by the bulky brackets that hook the tables to the wall with a symmetrical progression from the sides to the center. The reflection on the wall of these supporting structures creates a diffused red halo around them, that echoes the red pigment running inside the tables’ gutters.
The focal point of Tanaka’s embalmer’s stones is the chrome-plated drain, through which the body’s fluids are expelled: it becomes a metaphor for the passage from being to non-being, or rather from body to pure consciousness. Tanaka’s drains are the conclusive act of the intellectual construction that the work sets in motion.
The exhibition is accompanied by a book published by Gli Ori, with a text by Mario Diacono.
With this exhibition Collezione Maramotti continues its activity taking place in the space dedicated to specific projects, which houses art pieces made specifically by guest artists. The pieces become then part of the permanent Collection in order to merge together acquisition practices for the expansion of the collection with the practice of public viewing.
Pattern room, as this dedicated space is called, was at one time – when the building was a manufacturing plant - the place where models and prototypes were designed. Therefore the dimension of project designing and experimentation merge together as the true vocation of this space, in a continuum between past and present.
Private view: 23 October 2010 h. 6.00 pm in the presence of the artist.
Ufficio stampa esterno:
Studio Pesci di Federico Palazzoli via San Vitale 27, 40125 Bologna tel. +39 051 269267 info@studiopesci.it
Private view ad invito: sabato 23 ottobre 2010 ore 18,00 alla presenza
dell'artista.
Collezione Maramotti
Via Fratelli Cervi 66, 42124 Reggio Emilia
La mostra, ad ingresso libero, è visitabile dal 24 ottobre 2010 al 31
gennaio 2011 negli orari di apertura della collezione permanente:
Giovedì e venerdì 14,30 - 18,30
Sabato e domenica 9,30 - 12,30 e 15,00 - 18,00
Chiusura: 25 e 26 dicembre, 1 e 6 gennaio