Albe. Il lavoro di Duchatelet si concentra sulla luce e sul paesaggio. Molte delle sue opere nascono in-situ e vivono l'attimo effimero di quel preciso momento. Duchatelet ha cominciato con la scultura, oggi realizza installazioni ma soprattutto film e video. L'artista per un anno ha filmato delle albe in Italia; e' ora in mostra l'esito di questo lavoro.
a cura di Cyril Neyrat
Nell’ambito del FotoGrafia, Festival Internazionale di Roma, la galleria Marte è stata selezionata con i video di Caroline Duchatelet.
Il lavoro di Caroline Duchatelet, artista visiva francese, si concentra sulla luce e sul paesaggio. Molte delle sue opere nascono in-situ e vivono l’attimo effimero di quel preciso momento. Duchatelet ha cominciato con la scultura, oggi realizza delle installazioni e soprattutto dei film video. Vi propone una scrittura del tempo elaborata nella sua componente di luce e colore in rapporto con lo spazio. È un lavoro sull'istante, sulla partizione di un momento di presenza nel paesaggio. L'opera è situata nel tempo e propone dei momenti piuttosto che degli oggetti, avvenimenti effimeri e fragili.
Borsista a Villa Medici nel 2009 a Roma, ha cominciato in Italia una serie di film composti di registrazioni di luce ed un ciclo sull'alba, realizzazioni che l'hanno poi portata nel 2010 in Umbria e in Sicilia. Alla Galleria Marte saranno presentati due video, due albe filmate in Italia all'epoca del soggiorno dell'artista a Roma: Domenica 9 agosto e Giovedì 9 settembre. Saranno esposti anche 5 stills di un video, sequenze di un’altra alba, Lunedì 8 dicembre.
Con il sostegno del Conseil Artistique à la Création Région Provence-Alpes-Côte d'Azur e della Città di Marsiglia Il lavoro di Caroline Duchatelet è documentato sul sito www.documentsdartistes.org/duchatelet
Per un anno Caroline Duchatelet ha filmato delle albe in Italia.
Filmare l'alba significa accogliere la nascita del visibile. Il sorgere progressivo della luce del giorno rivela la materia del mondo e ne traccia i contorni. Il tempo del video, la metamorfosi continua dell'immagine rivela l'estrema plasticità del visibile, il suo infinito potere di apparire e sparire, rappresentare e deformare.
Il gesto di Caroline Duchatelet è un rituale di accoglienza e di attenzione, una sorta di cerimonia immobile ripetuta per ogni alba. Scegliere un luogo ed un momento, definire una scena, lasciar fare alla luce la sua opera in silenzio. Ciò che avviene nell'immagine non scopre completamente l’epifania della rivelazione: perché la luce non svela un'immagine definitiva né fissa alcun cliché; modula la variazione continua del sensibile, presiede ai giochi immanenti della traccia e del colore, della superficie e della profondità.
Domenica 9 agosto, si apre su una superficie scura, iridata da un chiarore immobile. La luce dell'alba vi si sostituisce progressivamente, fa apparire lentamente delle forme architettoniche nella superficie della scena. La visione è disorientata, senza riferimenti, le forme sembrano risalire dalla profondità del sogno o dall'immaginazione di un pittore fantastico. L'equilibrio maestoso dell'architettura del Rinascimento è contraddetto dalla vibrazione dei colori. Appena la visione sembra fissarsi un'ondulazione la scioglie e la cancella, rivelando lo specchio d’acqua dentro il quale, senza saperlo, lo sguardo si immergeva.
Apparsa lentamente, l'immagine bruscamente svanisce, come nel bagno di sviluppo di un fotografo che tralascia di passare successivamente la stampa nel fissatore. Bagliore dell'immagine poetica, vertigine barocca di materie: come il flusso continuo del video non conosce l'immagine fissa, la rigidità della pietra e la profondità dell'architettura non sono che un’illusione, visione fluida e precaria sulla superficie instabile dell’acqua.
Giovedì 3 settembre, risuona di eco pittoriche più che fotografiche. Questo comincia nel nero assoluto, tagliato sulla destra da un sottile e breve tratto luminoso. È da questa fessura che la luce si insinua lentamente nella camera scura. Delle forme geometriche appaiono una ad una, si dispongono senza formare spazi riconoscibili - pittura astratta. Poi la luce, proseguendo nella sua opera, dispone delle forme che cominciano a disegnare un'architettura interna: appare un pavimento, dei bordi di muro, delle cornici, un corridoio che affonda nella profondità – siamo a Roma, in un interno barocco, ma l’ambientazione e la disposizione delle linee sono quelli di un quadro olandese. Come un decoro di Vermeer prima che l’apparizione della figura umana crei il soggetto del quadro. Il video progredisce come un passaggio tra le forme della pittura, un viaggio nel tempo pittorico, di soglia in soglia.
Catturato dalla spiritualità raccolta del luogo, guidato dal gioco della luce sulle linee e le superfici, lo sguardo affonda nel colore, in una profondità infinita al di là dell’immagine.
Cyril Neyrat
Contatti: +39 06 97602788 / +39 335 482281
marta.fegiz@m-artegalleria.com
Immagine: Domenica 9 agosto, still del video
Inaugurazione Mercoledì 22 settembre 2010 ore 19
Galleria M-Arte
Vicolo del Farinone, 32 (Borgo Pio) 00193 Roma
orario: dal lun. al venerdì 15-19, sabato e mattina su appuntamento
ingresso libero