Daniela Matteu - Fondazione Torino Musei
Osvaldo Licini
Martha Rosler
Vittorio Avondo
Antonio Riello
Elena Volpato
Pierangelo Cavanna
Virginia Bertone
Gianluca Marziani
Zeno Birolli
Luciano Caramel
Fabrizio d'Amico
Riccardo Passoni
Danilo Eccher
La mostra antologica di Osvaldo Licini, maestro del 900 e rappresentante di spicco dell'arte astratta, presenta 100 capolavori appartenenti a diverse collezioni. Le opere esposte tracciano l'itinerario dell'artista dagli esordi negli anni '10 fino al 1958. L'esposizione dedicata a Martha Rosler raccoglie le sue piu' importanti opere dal 1965 ad oggi, i collage, le serie fotografiche e le piu' recenti opere installative: un percorso tra i diversi temi di impegno sociale e politico da lei indagati. Il quarto allestimento della Wunderkammer ospita i disegni di un protagonista della pittura piemontese dell'Ottocento: Vittorio Avondo. Antonio Riello celebra il 'fattore umano' del museo vestendo l'intero staff con una divisa realizzata in un tartan da lui disegnato.
Martha Rosler
As if
La GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino presenta all’interno del GAM Underground Project la prima mostra di un museo italiano dedicata al lavoro di Martha Rosler. AS IF (come se) è la formula che Martha Rosler ha sempre usato per descrivere il suo metodo di lavoro che è quello tipico dello schizzo, dello studio, senza nessuna pretesa di “professionismo dell’arte” e di compiutezza delle opere. Procedere “come se” significa usare tutti i media possibili, anche quelli in cui l’artista non può raggiungere alcuna perfezione formale perché semplicemente strumentali alla presentazione dalla ricerca condotta. C’è anche dell’ironia in questa espressione che a lungo è stata usata in America come sostitutivo di un altro comune modo di dire: You wish! (Ti piacerebbe!) Al pubblico dell’arte che spesso di fronte alle opere contemporanee dice: questo potrei farlo anch’io! Martha Rosler ha sempre risposto: Please do it! (per favore fallo!) perché è al pubblico che spetta la responsabilità di prendere coscienza e fare proprie le tematiche che il lavoro dell’artista fa emergere.
L’esposizione raccoglierà le più importanti opere dell’artista dal 1965 ad oggi, dagli storici collage delle serie Body Beautiful e Bringing the War Home, alle più recenti opere installative, offrendo inoltre un’ampia panoramica delle serie fotografiche dedicate agli aeroporti, alle strade cittadine e alle metropolitane.
Opere molto note che hanno fatto la storia dell’arte internazionale degli ultimi quaranta anni saranno presentate accanto a video, testi, e ricerche meno conosciuti, nel tentativo di restituire la complessità e la profondità di un pensiero critico esercitato nell’arco di un ormai lungo impegno artistico. L’intero percorso della mostra abbraccia l’installazione di un nuovo progetto pensato dall’artista in relazione con la città di Torino, frutto di un’approfondita ricerca su alcuni aspetti della tratta di persone dall’Africa al nostro paese.
La mostra non intende essere un esercizio celebrativo di storicizzazione ma nasce dalla constatazione della flagrante attualità di tutti i temi affrontati dall’artista e dell’inesausta capacità dei suoi lavori di provocarci e interrogarci anche a distanza di decenni su problematiche fondamentali della nostra cultura sociale, quali lo sfruttamento del corpo femminile, il consumismo, la guerra, le classi e i conflitti sociali e più ancora l’interconnessione che tutti questi aspetti rivelano all’interno di un sistema capitalistico giunto alla propria parabola discendente.
Per questo la mostra non seguirà un andamento cronologico ma vuol essere allo stesso tempo tematica e sistemica. Opere dedicate in anni diversi a medesimi argomenti possono, in questo modo, essere mostrate insieme nella loro coerenza ed ampiezza d’analisi, e possono altresì confrontarsi e dialogare nello spazio con altri nuclei di ricerca. Ciò rivela l’assenza di una soluzione di continuità tra i diversi temi di impegno sociale e politico e ciascuno di essi si mostra al tempo stesso come una spietata analisi della vita quotidiana e una lucida disamina dei meccanismi di senso su cui si fonda il mondo dell’arte.
La GAM, in occasione della mostra, produrrà una pubblicazione che possa offrire al pubblico uno strumento di studio e conoscenza dell’artista che la pur vasta bibliografia straniera ancora non ha potuto fornire e di cui tanto più si sente la mancanza per il ruolo fondamentale che la parola scritta e parlata da sempre riveste nel lavoro della Rosler, le cui qualità di saggista e conferenziere sono universalmente riconosciute. Il volume a cura di Elena Volpato per i tipi di Archivebooks offrirà una raccolta delle sue interviste, una selezione dei suoi numerosi saggi, le trascrizioni dei testi audio di installazioni e video e la riproduzione delle sue opere testuali per riviste e materiali di mostra, accanto a una rassegna dei lavori realizzati dall’artista in 45 anni di continua ricerca.
Venerdì 22 ottobre, ore 18 INCONTRO CON MARTHA ROSLER Sala Conferenze GAM Corso Galileo Ferraris 30
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Osvaldo Licini
Capolavori
La mostra antologica dedicata a Osvaldo Licini (Monte Vidon Corrado, 1894 - 1958), maestro del Novecento italiano e internazionale e rappresentante di spicco dell’arte astratta, presenterà al pubblico i cento capolavori dell’artista. Lo sforzo di questa ricerca è stato di ricongiungere i dipinti che appartengono al nucleo forte di Silvia e Lorenzo Licini, quelli ora nella Galleria d'Arte Contemporanea Osvaldo Licini di Ascoli Piceno, le molte opere che compongono la collezione di Bruno e Matteo Lorenzelli, oltre che di importanti collezionisti italiani, e di quei quadri di Licini che sono entrati a far parte delle principali collezioni pubbliche.
Tra le opere esposte in mostra, anche i lavori dell’artista che fanno parte della collezione permanente della GAM, alcuni dei quali sono già integrati nel percorso del nuovo ordinamento museale.
Le opere esposte in mostra rappresenteranno il percorso dell’artista dagli esordi, a partire dagli anni Dieci, fino al 1958, anno della sua morte, lo stesso in cui alla XXIX Biennale di Venezia ottenne il Gran Premio Internazionale per la Pittura: principalmente quelle segnate dai suoi contatti con l’ambiente parigino, ma soprattutto quelle dell’avvicinamento all’Astrattismo internazionale, e con una sosta speciale sulla sua gloriosa variante fantastica finale, alternativa agli sviluppi dell’arte informale.
Nel 1968 la Galleria Civica d’Arte Moderna di Torino inaugurava la grande rassegna antologica dedicata alla pittura di Osvaldo Licini, che nasceva con un’ambizione altamente esaustiva. Quella mostra assegnava alla ‘consacrazione’ dell’artista un ruolo non indifferente nella politica museale della Galleria, che già nel 1957 aveva acquistato due opere per la collezione, in vista del futuro allestimento: La sera (grande), 1950 e L’inverno, 1951.
Oggi, con questa esposizione, ci si è proposti di evidenziare, con opportune sottolineature, i momenti decisivi, di più intenso livello di ricerca, e di più solitaria resa immaginifica dell’arte di Osvaldo Licini; di riconoscere la sua capacità di porsi al riparo delle molteplici istanze linguistiche che andavano affacciandosi sulla scena artistica del dopoguerra, per approdare ancora a proposte fortemente autonome e di qualità.
Il progetto di questa ampia retrospettiva è stata affidata ad un comitato scientifico di prim’ordine composto da Zeno Birolli, critico, curatore e storico dell’arte, gran conoscitore della personalità di Licini, Luciano Caramel, professore ordinario all’Università La Cattolica di Milano, Fabrizio d’Amico, già professore associato presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Pisa, Danilo Eccher e Riccardo Passoni, rispettivamente Direttore e Vice Direttore della GAM. Un ricco catalogo edito per i tipi di Electa Mondadori di circa 240 pagine, accompagnerà l’esposizione presentando, oltre alle riproduzioni di tutte le opere esposte, i contributi critici e filologici del Comitato Scientifico.
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Vittorio Avondo
Sul vero: Vittorio Avondo e la campagna romana
Il 24 ottobre la GAM Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino presenta al pubblico il quarto allestimento della Wunderkammer, il raffinato spazio posto al primo piano della collezione permanente, dove il pubblico è invitato ad avvicinare, attraverso piccole esposizioni, nuclei preziosi ed esemplari inediti della raccolta del Gabinetto Disegni e Stampe del Museo. Dopo i primi tre appuntamenti dedicati a Pietro Giacomo Palmieri, Enrico Gamba e Antonio Fontanesi, la “Camera delle Meraviglie” ora ospita i disegni di un altro protagonista della pittura piemontese dell’Ottocento: Vittorio Avondo (Torino, 1836 - Torino, 1910), celebrato nel centenario della sua morte. Grande collezionista e conoscitore dell’arte medievale e moderna, oltre che pittore paesaggista, Avondo ebbe un ruolo fondamentale nella storia culturale del Piemonte contribuendo, insieme a Alfredo d’Andrade, allo studio e alla tutela del patrimonio artistico del territorio. Importante la sua figura anche per la GAM, egli fu infatti Direttore del Museo Civico di Torino per un lungo periodo, dal 1890 al 1910, e contribuì in modo significativo alla definizione della raccolta d’arte moderna accogliendo ad esempio la donazione delle opere di Antonio Fontanesi.
La nascita in una famiglia dalle ampie possibilità economiche gli permise di coltivare a tempo pieno la passione per la pittura di paesaggio e di compiere viaggi per l’Europa che ne arricchirono la formazione. Tappa obbligata di questa educazione, dopo un primo alunnato presso Alexandre Calame a Ginevra concluso nel 1857, fu un lungo soggiorno a Roma che si protrasse sino al 1860 e che si rinnovò intorno al 1865. Qui egli ebbe modo di conoscere Nino Costa e frequentare un entourage colto e ricco di stimoli in cui spiccavano artisti come Enrico Gamba, Frederic Leighton, George Mason e i tedeschi legati ai Deutsch Römer, come Anselm Feuerbach, Hans von Marées e lo stesso Böcklin.
Ma fu sopratutto la sua sensibilità a contatto con il vasto scenario della campagna romana a condurlo a superare lo stile minuzioso e finito appreso in Svizzera, a favore di un nuovo linguaggio scarno ed essenziale, in grado di restituire per sintesi gli ampi orizzonti del paesaggio laziale. In questa svolta pare di cogliere un gusto artistico in rapido cambiamento, in cui si riflette l’interesse per la resa del paesaggio “sul vero” - tema che anima il fronte degli artisti più avanzati di quegli anni - e che pare testimoniata anche dall’acquisto delle prime stampe fotografiche di quei luoghi. Una scelta che la mostra restituisce attraverso alcune preziose carte salate di Giacomo Caneva che fanno parte della generosa eredità dei beni che Vittorio Avondo lasciò alla Città di Torino alla sua morte.
Il rapporto tra i suoi schizzi, originariamente raccolti in taccuini, e quelle prime immagini fotografiche offre un ulteriore spunto di riflessione su come si modifichi il modo di guardare al paesaggio in quegli anni: uno sguardo che coglie la natura in presa diretta ma che può anche tornarvi in tempi successivi attraverso gli appunti grafici e le prime immagini fotografiche. Una riflessione che porta a interrogarsi sulla stessa funzione del disegno e su scelte e soluzioni che si discostano radicalmente dalla tradizione accademica.
Come per la recente esposizione dedicata ad Antonio Fontanesi curata da Rosanna Maggio Serra, Virginia Bertone, conservatore delle raccolte e responsabile del progetto, ha invitato un altro curatore esterno con cui condividere questa nuova esposizione in Wunderkammer.
Il desiderio di esplorare il versante della produzione grafica in rapporto alla fotografia, mettendo a fuoco un tratto peculiare di un artista dalla personalità così sfaccettata come Avondo, ha suggerito di chiedere a Pierangelo Cavanna, tra i più attenti studiosi di storia della fotografia e autore di saggi e studi tra cui il volume Vittorio Avondo e la fotografia (2005), di contribuire al progetto. A lui spetta una scelta dei fogli avondiani e delle carte salate di Giacomo Caneva, accomunati dai soggetti legati a Roma e al paesaggio laziale, capace di stimolare e permettere questa riflessione.
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BE SQUARE! GAM
Un progetto di Antonio Riello
In occasione dell’inaugurazione delle nuove mostre autunnali, la GAM- Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino presenta al pubblico BE SQUARE! GAM, un progetto ideato e realizzato dall’artista Antonio Riello con la collaborazione di Gianluca Marziani.
Obiettivo del progetto è celebrare il “fattore umano” di un museo attraverso la vestizione dell’intero staff con una divisa che indaga e celebra l’identità collettiva utilizzando una stoffa disegnata appositamente dall’artista. I colori utilizzati e la struttura del materiale presentano alterazioni e piccoli errori che rappresentano la differenza, la frammentazione, la percezione alterata di un sentire collettivo. Elemento fondamentale di tutto il progetto è l’ideazione e la realizzazione di volta in volta di uno specifico Tartan, il classico pattern scozzese sinonimo di una precisa appartenenza, che con la sua elegante squadratura da sempre evoca una certa idea, quasi ipnotica, di “tranquillo benessere domestico”.
La GAM di Torino è l’unica realtà museale italiana a partecipare a BE SQUARE!, progetto itinerante che ha già coinvolto in precedenza due importanti musei di arte contemporanea come la Kunsthalle di Vienna nel 2007 e il Baltic di Gateshead/Newcastle nel gennaio 2009 e che prevede la futura partecipazione di altri musei di rilevanza internazionale. Per GAM Torino e il suo “TartanTorino” l’artista ha utilizzato i colori delle due squadre di calcio della città - il rosso granata, il bianco ed il nero - e i colori dello stemma della città - l’azzurro e il giallo oro – nonché una piccolissima quantità di verde - rimando al tricolore - per ricordare indirettamente il ruolo di Torino nel processo di unità nazionale ma anche rimando alla numerosa comunità islamica che costituisce una importante componente etnica dell’identità torinese contemporanea. Su questo concetto l’artista ne ha realizzato due versioni, in materiali diversi: uno per il tessuto utilizzato per gli abiti e un altro per la realizzazione della “sciarpa-catalogo”.
Il progetto verrà presentato ai giornalisti il 22 ottobre alle ore 12 e al pubblico sabato 23 ottobre alle ore 18, con la vestizione di tutto il personale di sala e degli uffici, del direttore del museo e della presidente. Il personale della GAM continuerà ad indossare la divisa anche nei successivi mesi di novembre e dicembre 2010. Gli abiti sono stati disegnati dall’artista tenendo conto delle esigenze ergonomiche e pratiche di chi lavora alla GAM, una sorta di “workwear for intellectual workers”.
La sciarpa con etichetta personalizzata, è un’idea alternativa al catalogo, a rappresentare la collaborazione tra Antonio Riello e la GAM. Una sorta di “pezzetto di mostra” e un vero e proprio “wereable catalogue” destinato al pubblico, celebrando ironicamente il feticismo latente dei visitatori dei musei. In questo caso per GAM è stata disegnata e realizzata una sciarpa con una versione particolare di TartanTorino che fa appunto parte a tutti gli effetti dell’outfit dello staff, ma diventa anche “catalogo indossabile” del progetto. Insomma non tanto e non solo una edizione artistica che funziona da memoria della mostra ma un frammento della stessa.
Immagine: Martha Rosler, Playboy (On View), 1967 - 1972, fotomontaggio. Courtesy l’artista e Mitchell-Innes & Nash Gallery (New York)
Ufficio Stampa: Daniela Matteu - Tanja Gentilini
tel. 011 4429523 daniela.matteu@fondazionetorinomusei.it
ufficio.stampa@fondazionetorinomusei.it
Anteprima per la stampa venerdi' 22 ottobre alle ore 12
Inaugurazione sabato 23 ottobre alle ore 18
Galleria d'Arte Moderna - GAM
via Magenta, 31 - Torino
Orario: martedi'-domenica 10-18, chiuso lunedi'. La biglietteria chiude un'ora prima
Ingressi: € 7.50 ridotto € 6.00, gratuito ragazzi fino ai 18 anni
ingresso libero ogni primo martedi' del mese