La rassegna propone piu' di una ventina di olii realizzati dal pittore nel corso del 2010. Dopo aver sperimentato per anni il segno grafico soprattutto attraverso il pastello e le matite colorate, l'artista e' pervenuto ora all'uso dell'olio.
a cura di Marianna Accerboni
S’inaugura lunedì 4 ottobre alle ore 17.00 al circolo Fincantieri Wärtsilä di Trieste (Galleria Fenice, 2) la mostra la Il Segno, la Poesia, la Luce, personale dell’artista Francesco de Marco, che sarà introdotto dalla curatrice Marianna Accerboni. La rassegna propone più di una ventina di oli realizzati dal pittore nel corso del 2010. Nato a Napoli nel 1964, de Marco si è formato nel capoluogo campano frequentando il pittore Vittorio Piscopo, esponente del Futurismo napoletano, col quale aveva stabilito un profondo sodalizio. Dal 1981 al 2003 ha vissuto a Trieste e a Udine, qttualmente vive e opera tra Lecce e Otranto. Visitabile fino al 16 ottobre (orario 17.00 - 19.00 esclusi sabato e domenica).
Un poeta con il pennello: chi conosce le opere e segue l’evoluzione della pittura di questo gentile e vigoroso artista partenopeo - scrive Marianna Accerboni - che ha scelto per vivere la luce della Puglia, non può non rimanere toccato da quel fil rouge di coinvolgente, assorto lirismo che avvolge i suoi lavori e chi li guarda: un lirismo a volte giocoso, a volte pensoso e quasi matematico, il quale rende le sue rappresentazioni essenziali, ma nel contempo profonde.
Una delle prime doti che si rilevano in un vero artista è rappresentata dalla capacità di evolvere, mutandolo, il proprio linguaggio. Nell’anno 2010, periodo principalmente rappresentato nell’esposizione triestina, la creatività del pittore ha subito un forte impulso, come se nuova linfa lo ispirasse. E si è fatta strada nell’artista una sorta di appagata chiarezza compositiva. I temi visti di recente in regione, a Udine, sono rimasti i medesimi, una riflessione sul paesaggio, sui luoghi e sugli accadimenti della vita, ma il modus operandi si è arricchito: de Marco ha saputo lanciarsi con destrezza anche in opere di maggiore dimensione e la sua pittura si è fatta più luminosa e simbolica, a tratti maggiormente figurativa, di quel figurativo, che ti appare nei sogni, che forse ricordi solo il mattino, appena sveglio.
Dopo aver sperimentato per anni il segno grafico soprattutto attraverso il pastello e le matite colorate, l’artista è pervenuto ora a un punto fermo, che esplicita mediante una decisa predilezione per l’olio: de Marco ha infatti premuto l’acceleratore non solo verso la figurazione, ma anche nei confronti di un personale simbolismo di matrice espressionista che, adornandosi spesso dei colori prediletti dal Beato Angelico, si libra con immediatezza e leggerezza verso una sintesi tra visibile e invisibile, tra sogno e vita, tra spirito e sensi. E si avvale di una libertà compositiva dai rimandi quasi chagalliani e di una gestualità dal ritmo non dissimile dalla sperimentazione sull’uso del colore e della luce condotta da Sonia Delaunay e dal marito Robert nella Parigi dei primi decenni del ‘900, che sarebbe poi approdata all’orfismo, movimento artistico elitario, il quale trovava le proprie basi nell’armonia e nel ritmo prodotti da contrasti cromatici simultanei: una tendenza non a caso pressoché coeva al futurismo, nel cui ambito, negli anni 1912 -14, Balla studiava la scomposizione della luce in funzione dinamica, e della cui matrice cinetica è ricca la pittura dolcemente esplosiva di de Marco. Pittore dalla personalissima cifra mediterranea, che - nella notevole evoluzione raggiunta in quest’ultimo anno - rappresenta la versione contemporanea dell’impeto cromatico dei fauves, addolcito nel gesto, in cui all’incanto decorativo del colore s’intreccia la magia delle rifrazioni di luce, come già accadeva negli espressionisti della prima ora, da Matisse a Van Gogh, a Gauguin, interpreti solari e appunto mediterranei di quella riflessione sul “male di vivere”, condotta dalle componenti più drammatiche del movimento espressionista in Germania e nel nord Europa.
In quest’esposizione, che rappresenta una svolta significativa nella produzione dell’artista - conclude Accerboni - de Marco si presenta quale originale interprete, naturalmente colto e profondo, della contemporaneità, approdato alla sensibilità espressionista anche attraverso i venti della Transavanguardia, tendenza tra le prime a promuovere, all’inizio degli anni ottanta, un libero ritorno alla gioia e ai colori della pittura e alla figurazione, rompendo il predominio del concettuale e aprendo l’idioma della pittura a nuove possibilità e istanze.
Inaugurazione 4 ottobre ore 17
Circolo Fincantieri Wartsila
Galleria Fenice, 2 - Trieste
Ore: lun-ven 17-19
Ingresso libero