Solchi Urbani. Opere materiche di interesse quasi ''sociologico'' in cui i rapporti tra individui vengono scanditi dai ritmi e dalle atmosfere delle metropoli di oggi.
a cura di Tiziana Lamusta
Il 2 ottobre 2010 si inaugura presso la galleria Art NEW media Solchi Urbani, mostra personale a cura di Tiziana Lamusta dell’artista romano Marco Angelini. Marco Angelini nato il 5 giugno 1971 a Roma si è laureato presso la Facoltà di Sociologia dell’università La Sapienza di Roma per poi intraprendere studi di Psicologia. Vive e lavora a Roma. Viaggia per studiare legami tra tradizioni culturali e avvenirismo tecnologico in contesti urbani complessi. Concentra la sua ricerca espressiva sulla materia. E’ partito dall’utilizzo di materiali di recupero per proseguire con sperimentazioni su metalli e plastiche. Nella galleria Art NEW media vedremo buona parte della collezione “Solchi Urbani” presentata per la prima volta il 10 giugno 2010 presso la galleria Andrè a Roma in Via Giulia 171.
Con questa mostra Marco Angelini fa un passo in più: si sposta da una percezione del mondo intimistica (quasi solipsista nel suo essere così solo come individuo nel mondo) ad una riflessione sulle tracce che lasciamo nel nostro passaggio. Le tracce o, meglio, i solchi sono pur sempre ''Resti''/residui di una vita e di un percorso: un’evoluzione quindi, ma pur sempre in linea con la poetica che accompagna questo artista sin dalla mostra personale a Londra (Restful Turmoil, - luglio/agosto 2009 - Londra). Una mostra che parla del nostro tempo, una sensibilità ed un interesse quasi ''sociologico'' in cui i rapporti tra individui vengono profondamente scanditi dai ritmi e dalle atmosfere che le metropoli ci imprimono dentro.
Vedi Solchi Urbani: la città della mente di Alessio Consentino Il linguaggio di Marco Angelini si evolve: accanto alle citazioni puntuali a maestri del contemporaneo storico, agli achrome di Piero Manzoni o al dripping di Jackson Pollock, che si colgono ad esempio in Strati, non manca l’affermazione di elementi propri di un suo vocabolario personale, la garza, il reticolo plastico, la rete metallica e il cellophane che avvolgono, proteggono l’opera come una seconda pelle e bilanciano con le loro microspaziature regolari il libero fluire del colore, in Wings of Hope, Traffic Circle e Traffic Jam. Si fanno, inoltre, più frequenti i prelievi oggettuali di varia origine, industriale, naturale oppure tecnologica, imprigionati nella stratificazione di pigmenti e resine, ma ancora riconoscibili: il morsetto arrugginito in Tracce; i cavi usb, le cuffie e le spine elettriche, che in Tokyo sono già relegati alla candida parete di un museo della tecnologia, resi superflui dall’avvento di una forma nuova e misteriosa di energia, la fascia di colore azzurro, che si propaga liberamente appena un po’ più in basso; gli elementi in ferro arrugginito agglutinati sulla superfice liquida in Buenos Aires; l’anatomia vegetale a ricovero sul lettino operatorio in Femur; la pellicola fotografica in Urban Transition; i compact disc in Russia e in Helsinki; la circuiteria elettronica in Living in Town, la barra di polistirolo in Tower Block”. Vedi Solchi Urbani: le metropoli allo specchio della pittura di Lorenzo Mantile
Abbiamo avuto l’occasione di conoscere i lavori di Marco Angelini in precedenti mostre organizzate da Jan Kozaczuk in diverse gallerie polacche a Varsavia.
Organizzazione allestimento e ufficio stampa: Jan Kozaczuk
Vernice: 2 ottobre 2010, ore 18:00
Art New media Gallery
Krakowskie Przedmiescie 41 - Warsaw
La galleria è aperta dal lunedì al venerdì dalle 11.00 alle 19.00 e il sabato dalle 11.00 alle 15.00