Ettore Frani
Maria Elisabetta Novello
Patrizia Novello
Susanna Pozzoli
Alessandra Caccia
Andrea Dall'Asta S.I.
Angela Madesani
Daniele Astrologo
Luca Barnabe'
Ilaria Bignotti
Chiara Canali
Matteo Galbiati
Chiara Gatti
Massimo Marchetti
Kevin Mc Manus
Barbara Sorrentini
Michele Tavola
Fabio Vittorini
Giuseppe Zito S.I.
Colletiva dei giovani artisti del Premio San Fedele 2009/2010. Gli artisti premiati sono stati Ettore Frani, primo classificato, Maria Elisabetta Novello e Patrizia Novello, seconda e terza classificate, Susanna Pozzoli, selezionata dai giovani curatori e Alessandra Caccia, vincitrice del Premio Rigamonti.
a cura di Andrea Dall’Asta S.I. e Angela Madesani, Daniele Astrologo, Luca Barnabé, Ilaria Bignotti,
Chiara Canali, Matteo Galbiati, Chiara Gatti, Massimo Marchetti, Kevin Mc Manus, Barbara Sorrentini,
Michele Tavola, Fabio Vittorini, Giuseppe Zito S.I.
Di fronte al clamore e alla ricerca del sensazionale di tanta giovane arte contemporanea, sorprende che le opere
selezionate per la VI edizione del Premio San Fedele giovani artisti abbiano invece un tono intimo e sommesso,
delicato e interiore, lasciando emergere le inquietudini del mondo contemporaneo, ma anche cercando di
proporre risposte precise. I giovani autori hanno affrontato il tema dello sguardo ponendo domande,
interrogativi, cercando di riflettere sulle modalità con le quali gettiamo uno sguardo sulla realtà e l’illuminiamo
con la nostra esperienza.
Gli artisti premiati sono stati Ettore Frani, primo classificato, Maria Elisabetta Novello e Patrizia Novello,
seconda e terza classificate, Susanna Pozzoli, selezionata dai giovani curatori e Alessandra Caccia, vincitrice del
Premio Rigamonti.
Su di un trittico di tre pannelli bianchi, intitolato “Quasi nulla”, imitanti la superficie di una tela con tutte le sue
rugosità e imperfezioni, Ettore Frani dipinge tre fili bianchi di nylon che proiettano la loro ombra sulla
superficie. È una pittura fatta di silenzi e di sospensioni, ottenuta attraverso una stratificazione di velature.
Un
“quasi nulla”... Una domanda emerge immediatamente. Si tratta di elementi reali o riprodotti? È un inganno
ottico? È il frutto illusionistico di una capacità mimetica dell’artista? Qual è lo statuto del reale, la differenza
tra realtà e artificio? Per Maria Elisabetta Novello protagonista dell’opera è la cenere. Nella sua opera “Di-
segni”, la giovane autrice crea un pizzo antico, raffinato e leggero. Tuttavia, è effimero, destinato a dissolversi e
a svanire. Ciò che è prezioso al nostro sguardo è provvisorio, caduco e transeunte, sembra dirci l’autrice. È
sufficiente un soffio di vento, un respiro, perché tutto si dilegui e si perda irrimediabilmente nel nulla. Si tratta
forse della stessa metafora della vita, preziosa e allo stesso tempo fragile e precaria?
La terza opera classificata
“The time is drawing near to return” si presenta come una installazione a parete composta da 198 polaroid
simulate, realizzate in acrilico. L’autrice, Patrizia Novello, riflette sulla qualità atmosferica della luce. È una
meditazione su scorci di paesaggio presenti in pale d’altare. Da una rielaborazione ancora debitrice della
figurazione si procede via via a una disgregazione dell’immagine, passando da sottili variazioni tonali che
procedono dalla luce all’oscurità. Dallo sguardo che ha la durata di un “istante” si passa a uno sguardo
prolungato, dilatato. L’opera dell’autrice si caratterizza come un elogio della contemplazione, di uno sguardo
che medita sulle infinite variazioni della luce, in un passaggio impercettibile ma continuo dalla luminosità
diurna all’ombra della sera. Susanna Pozzoli, con “I cassetti della memoria”, realizza invece un lavoro sul tema
del ricordo di una storia familiare che comincia con la costruzione di un salumificio, aperto nel 1874, poi
ancora riaperto nel 1953 e in seguito chiuso definitivamente. Un mobile, un vecchio comò della nonna, è il luogo
depositario del segreto di tanti sguardi che si sono succeduti nel tempo, filtrati attraverso quello dell’artista.
I
suoi cassetti sono come spazi del ricordo, in cui più generazioni si incontrano, disseminando tracce e presenze di
epoche differenti. Dall’opera è come se si sprigionassero sentimenti di abbandono, di nostalgia e di dolcezza.
Come se l’autrice volesse dare voce a immagini rievocate dallo sguardo dei suoi avi, in un percorso a ritroso nel
tempo in cui ritrova e riconosce la propria identità. Alessandra Caccia, con il video “Helen Keller”, riprende la
storia di Helen, nata cieca e sorda, divenuta scrittrice e famosa attivista sociale. Quale sguardo ci può essere
consegnato da chi non ha la possibilità di “vedere”? Lo sguardo non è solo in relazione alla vista, sembra dirci
Alessandra attraverso la voce di Helen. Tutti gli altri sensi si aprono al mondo, si dischiudono a ciò che ci
circonda, come l’olfatto e il tatto, consegnandoci la bellezza di quanto ci circonda, come in un passaggio di
conoscenza per tappe, dell’io, dell’altro, del mondo. È questa un’opera toccante, intima, coraggiosa, abitata da
una profonda forza interiore. Per quanto grandi siano le difficoltà che dobbiamo attraversare, siamo chiamati a
superare ogni avversità, perché possiamo vivere una pienezza di vita. Occorre lottare, non avere paura dei limiti
che sono in noi e fuori di noi.
Andrea Dall’Asta S.I., Direttore Galleria San Fedele
Immagine: Ettore Frani
Inaugurazione: giovedì 14 ottobre 2010, ore 18
Galleria San Fedele
piazza San Fedele, 4 (Auditorium Via Hoepli, 3a) Milano
Orario: 16-19 dal martedì al sabato (chiuso festivi)
ingresso libero