Prigionieri del tempo. In mostra dpinti e incisioni che restituiscono echi di mondi lontani, pianeti inospitali prigionieri di immutabili traiettorie celesti, paesaggi pietrificati o colti nel fervore di un'incessante metamorfosi immersi in un tempo alla deriva, di cui nessuno governa la rotta.
Dipinti e incisioni che ci restituiscono echi di mondi lontani, pianeti inospitali prigionieri di immutabili traiettorie celesti, paesaggi pietrificati o colti nel fervore di un’incessante metamorfosi immersi in un tempo alla deriva, di cui nessuno governa la rotta.
Dal 22 ottobre al 7 novembre 2010, in Palazzo Casotti di Reggio Emilia, viene presentata la mostra ADRIANO BONI. Prigionieri del tempo: dipinti e incisioni, realizzati negli ultimi quarant’anni, di un appartato indagatore dei misteri di un mondo che è, insieme, fuori e dentro di noi. L’esposizione viene realizzata in collaborazione con la Provincia di Reggio Emilia e Palazzo Magnani, con il Comune di Reggio Emilia, Assessorato ai Progetti Speciali, e con il Comune di San Pietro in Casale (Bologna), dove la mostra sarà presentata nel Museo Casa Frabboni dal 18 dicembre 2010 al 16 gennaio 2011.
“Che cosa scorre davanti ai nostri occhi nei dipinti e nelle incisioni di Adriano Boni?”, si chiede Sandro Parmiggiani nel suo testo in catalogo, e così continua: “Pallide lune, pianeti silenti ma vibranti di accensioni luminose, nuvole ricurve, d’acqua e di ghiaccio, in navigazione nel cosmo; una terra aspra, arida di calanchi e di corrugazioni che paiono esito di un sommovimento tellurico e di un assestamento successivo, o forse lo specchio dei primi passi mossi dall’evoluzione del pianeta; alberi rinsecchiti come dopo un cataclisma epocale, o alternativamente piante floride che s’ergono su massi squadrati; rarissime persone chiamate a vigilare su quel mondo inospitale; terre, alberi e case mutevoli nella forma, in balia del vento che soffia; abitazioni che s’ergono come fortezze inespugnabili, senza varchi e senza finestre da cui prendere luce – ricordano, quelle squadrate costruzioni, certi progetti di edilizia carceraria nei tempi bui degli ‘anni di piombo’.
E ancora: volti segnati da smorfie che li fanno assomigliare a pianeti misteriosi o a paesaggi in plastica mutazione, oppure a esiti di esperimenti, particolarmente sconvolgenti e dolorosi, simili a quelli che venivano messi in atto a metà dell’Ottocento da Duchenne de Boulogne, che provocava, e fotografava, la contrazione dei muscoli del volto, oppure alle immagini della tradizione popolare che rappresentano la luna o un pianeta come un volto arcigno o intento a farsi beffe degli abitanti terrestri che li stanno osservando – pensiamo a certa iconografia legata ai romanzi di Jules Verne –; di recente, volti che paiono una rivisitazione angosciante sospesa tra Arcimboldo e Alberto Savinio, (…) agglomerati proliferanti che paiono riecheggiare certe visioni del cinema di fantascienza.
Ovunque tutto respira metamorfosi, come se il mondo evocato da Boni fosse in preda a un’agitazione silenziosa, che continuamente ne muta l’aspetto e ne fa trasmigrare i caratteri da un regno all’altro – gli alberi sullo sfondo di colline paiono, per la forma tondeggiante delle loro chiome, colti nel processo di farsi colline, e viceversa, mentre certe piante ci ricordano la dolce cultura visionaria di Leo Lionni in La botanica parallela. In termini pittorici, potremmo dire che Adriano innesta Klee e Ernst sulla prospettiva rinascimentale, senza dimenticare la cultura nordica dell’amatissimo Elsheimer e di Seghers.”
Oltre a numerosi dipinti e incisioni, il catalogo di mostra pubblica anche una serie di poesie inedite – Adriano Boni ha sempre affiancato all’attività pittorica e incisoria quella di poeta, testi raccolti in numerose pubblicazioni. In fondo, c’è dunque in Boni una circolarità assoluta tra i diversi suoi modi di essere insieme pittore, incisore, poeta, che in lui dunque mai possono essere separati o disgiunti, ma che vicendevolmente s’arricchiscono nel fervore del crogiolo segreto di una mente che scava nell’oscurità della visione e che anela alle ragioni del cuore.
Nota biografica
Adriano Boni è nato a Modena nel 1939. Frequenta l’Accademia di Belle Arti di Bologna, dove è stato docente di Tecniche pittoriche. Pittore e incisore, ha tenuto numerose mostre personali e ha partecipato a varie esposizioni collettive; suoi lavori sono presenti in raccolte pubbliche e private. È anche autore di poesie e racconti.
Del suo lavoro hanno scritto, tra gli altri: F. Branca-Masa, F. Caroli, P.G. Castagnoli, G. Celli, C. Cerritelli, G. Cortenova, R. Daolio, E. Fezzi, M. Fiori, M. Fragonara, E. M. Henschel, A. Lui, R. Margonari, A. Parronchi, M. Pasquali, G. Pirazzini, R. Roversi, M.Scolaro, G. Serafini, D. Trento, S. Zanotto.
La mostra e il catalogo
L’esposizione di Palazzo Casotti – che s’inaugura venerdì 22 ottobre alle ore 18, alla presenza dell’artista e con un intervento di Sandro Parmiggiani, curatore della mostra e del catalogo – presenta settanta tra dipinti e incisioni, ed è accompagnata da un catalogo con, oltre all’apparato iconografico, testi di Graziano Campanini e di Sandro Parmiggiani, alcune poesie inedite di Adriano Boni e brani dall’antologia critica.
Inaugurazione venerdì 22 ottobre, ore 18
Palazzo Casotti
Piazza Casotti, Reggio Emilia
Orari di apertura: dal martedì al venerdì: dalle 16 alle 19
sabato e domenica: dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19
Ingresso libero