Coming home. Sono esposti i lavori grafico-pittorici di Bortolami in cui si ritrova l'efficacia fumettistica della Pop Art americana degli Anni '60 unita ai motivi ispirati all'Optical Art di Victor Vasarely, Bridget Riley e Julio Le Parc.
a cura di Stefano Bianchi
Ponti x l’Arte, è ideato e realizzato con la consulenza di Eleonora Tarantino (giornalista) e Stefano Bianchi (giornalista e critico d’arte). Si tratta di un appuntamento culturale riservato a chi desidera conoscere e collezionare l’arte emergente e non: in una location inconsueta, nei momenti più imprevisti.
Il progetto (no-profit) nasce dall’intuizione del Dr. Guido delli Ponti e Chiara Minoli, che hanno voluto mettere a disposizione degli artisti (le cui opere sono in comodato d'uso) la sala d’attesa dello studio medico ubicato in un prestigioso palazzo degli Anni ‘30. Recarsi dal dentista, d’ora in poi, sarà per i pazienti meno fastidioso: oltre a dare uno sguardo ai protagonisti dell’arte contemporanea, potranno approfondire i più moderni orientamenti terapeutici nelle varie branche dell’odontoiatria: non ultima, la possibilità d’intercettare le apnee e il russamento durante il sonno.
Le mostre seguiranno lo scorrere delle stagioni, la percezione muterà coi ritmi della natura e l’occhio critico potrà catturare l’essenza delle opere proposte. Il ciclo delle esposizioni inizia con l’artista padovana Eleonora Bortolami (classe ’85, diplomata con lode all’Accademia di Belle Arti di Venezia, indirizzo pittura), in collaborazione con la Galleria Perelà di Laura Ostan. Nel 2009 si è aggiudicata il Premio Arte Mondadori con l’opera Black and White Shoes (visibile in mostra).
Testo critico a cura di Stefano Bianchi
Se ne stanno lì, parcheggiate e sgualcite, in attesa che qualcuno le “abiti”. O magari qualcuno le ha “abitate” e poi se n’è andato via a piedi nudi lasciando che le stringhe si aggrovigliassero. Forse, un paio di queste All Star, le ha calzate John Travolta in Grease. E forse, un altro paio, le ha indossate l’uomo misterioso del Favoloso mondo di Amélie che sistematicamente, in una stazione di Parigi, si scattava fototessere per poi gettarle via. “Puoi buttarmi a terra, camminare sulla mia faccia/Diffamare il mio nome in qualsiasi luogo/Fai quello che vuoi/Ma dolcezza, stai lontana da quelle scarpe/e non calpestare le mie scarpe di camoscio blu”, cantava Elvis Presley in Blue Suede Shoes, anno di grazia 1956.
Questi versi ritmati dal Rockabilly fanno rima con le scarpe dipinte da Eleonora Bortolami: stravissute, macchiate, camminate fino all’ultima goccia di sudore. Ma irrinunciabili e mitizzate. Sacrosante: come le “blue suede shoes”. C’è tutta l’efficacia fumettistica della Pop Art americana degli Anni ’60, negli acrilici su tela che catturano scarpe sul verde di un prato, sulle grate dei marciapiedi metropolitani, sul bianco e sul nero, su motivi Optical. C’è il succo del Rock, il più tosto, dentro queste All Star che sembrano dialogare con le copertine degli LP ripensando a tutti coloro che le hanno calzate sul palco e nel backstage: quei punkettari dei Ramones; Angus Young degli AC/DC; Slash, il chitarrista che ha fatto la fortuna dei Guns N’ Roses…Sotto queste suole gommate, c’è la memoria della ribellione creativa e del cambiamento: Controcultura e Summer of Love, Woodstock Festival e Human Be-In.
Indossando idealmente queste scarpe, Eleonora incita chi come lei ha superato i vent’anni (ma anche i più giovani) a ribellarsi in senso positivo, a non omologarsi, a reagire costi quel che costi. Il nuovo Viaggio dell’Utopìa – alla ricerca di una società che si avvicini il più possibile alla perfezione – sarà lungo e faticoso. Ma poi, sarà ancora più bello ritornare a casa. Perché le case che l’artista ha realizzato – cubi grandi e piccoli, della serie Agenzia Immobiliare – sono la miglior via di fuga da sprechi, speculazioni e abusi edilizi. La società perfetta non potrà prescindere da un rinnovato rapporto fra l’uomo e l’ambiente: ecco, allora, queste abitazioni tipo che ognuno di noi potrà scegliersi riducendo a zero il consumismo e il materialismo. Case-nido, case-tana, case-conchiglia dove sentirsi protetti e coccolati.
Affettuosi microcosmi, semplici ed essenziali, che Eleonora ha voluto immaginare come «piccole cartoline colorate e astratte che rappresentano le case che stavo cercando di costruire nella mia mente. Piantine di edifici in cui lentamente facevo comparire misure e dimensioni, stabilendone i prezzi e collocandoli realmente in qualche cittadina». Impilate una sull’altra dalla più grande alla più piccola, o appese alla parete senza seguire un ordine preciso ma permettendo alla fantasia di volare, queste case non hanno materialmente porte né finestre ma esprimono il candore di un mondo fiabesco, spontaneo come certi giochi della nostra infanzia, dove sarà psicologicamente bello abitare. Opere d’arte e di design, questi contenitori dei nostri sogni si nutrono di colori persuasivi che fanno da sfondo a linee che curvano e ondeggiano, decorazioni Pop e motivi ispirati all’Optical Art di Victor Vasarely, Bridget Riley e Julio Le Parc.
Dopo averli attentamente osservati, viene logico pensare al più immaginifico fra tutti i designers, Verner Panton, che una volta dichiarò: «Se un determinato oggetto è dettato dalla creatività, non può ‘non funzionare’ perché avrà per forza un fine pratico». Nel caso di Eleonora Bortolami, il fine pratico è sintetizzato in 3 parole: Home Sweet Home. Stefano Bianchi
Per informazioni:
Eleonora Tarantino Giornalista/Press&Media
mob. 3356926106 - pressmedia@coolmag.it
Inaugurazione martedì 26 ottobre 2010, dalle ore 17 alla presenza dell’artista
Studio Dr. Guido delli Ponti
(pianterreno a sinistra)
Via Luigi Vitali 1, angolo Piazza Duse, Milano
Orari: da lunedì a venerdì (escluso il mercoledì) dalle 10.30 alle 18.30 su appuntamento
Ingresso libero