L'installazione "L'uomo del Pozzo", ideata e realizzata appositamente per il chiostro, e' volta a creare un rapporto tra il luogo, la memoria e la scultura. L'artista si ispira alla tradizione dei cicli arturiani e carolingi tra le pieghe della leggenda toscana di Galgano. Nell'ambito della rassegna Sangalganosquare curata da Massimo Bignardi.
L'installazione L'uomo del Pozzo dell'artista Enzo Navarra è il secondo appuntamento del nuovo ciclo della rassegna Sangalganosquare, curata dal Prof. Massimo Bignardi e organizzata dalla Cattedra di Storia dell'Arte Contemporanea del corso di Laurea Specialistica in Storia dell'Arte, manifestazione sostenuta dal preside della Facoltà di Lettere e Filosofia, il Prof. Roberto Venuti e patrocinata dal Comune di Siena nell'ambito del programma promosso dall'Assessore alla Cultura, Prof. Marcello Flores d'Arcais.
L'installazione L'uomo del Pozzo ideata e realizzata per il chiostro del Palazzo di San Galgano è volta a creare un rapporto tra il luogo, la memoria e il corpo plastico della scultura.
“Il ricorso ad una serie di elementi pronti a sollecitare stati emozionali, connessi sia alla memoria storica del luogo, sia agli aspetti formali e procedurali della pratica creativa, si pongono – rileva Annamaria Restieri nel testo che accompagna la mostra – quali istanze fondamentali del lavoro dell'artista triestino di adozione. Questa volontà viene rimarcata anche dall'utilizzo di materiali, come il tufo, presi in prestito dalla tradizione senese, collegandosi in tal modo al sostrato culturale della città, alla sua profonda identità. L'ambiente presentato è un 'luogo nel luogo': l'installazione si pone, infatti, all'interno del chiostro diventando architettura ideale della contemplazione e del raccoglimento.
Navarra recupera una sorta di simbologia medievale facendo scattare le analogie e la scoperta delle relazioni che dischiudono le vaste possibilità di collegamento.
L’artista è stato ispirato e affascinato dalla connessione tra la narrazione della vita del Santo - intrisa di una dimensione spiccatamente religiosa e simbolica - con quella del cavaliere Gawain, italianizzato in Galvano, nipote di Re Artù e cavaliere della Tavola Rotonda. Tra le pieghe della leggenda toscana di Galgano si muove un topos universale della tradizione indoeuropea che comprende i cicli arturiani e carolingi; la stessa assonanza tra Galgano e Galvano mostra una radicata correlazione con tale tradizione.
'Ricercare' e 'ritrovare' sono le azioni che compie l'Uomo del pozzo, figura (ancora a carponi come Narciso ma con lo sguardo al di là della sua immagine) con zampe di leone, simboli di forza e di coraggio ma anche di giustizia, proteso verso l'abisso che gli sta di fronte: un nero cerchio che dà l'impressione di una discesa illimitata verso un 'mondo altro', sotterraneo e segreto, 'l'inaccessibile 'Agarthi', evocata silenziosamente.
Il pozzo è dunque un passaggio, una sorta di 'fenomeno-soglia', una porta che collega due mondi, ciò che è sopra la terra con ciò che è nelle sue viscere: la figura cerca di varcare spingendosi oltre la soglia della sua quotidianità, oltre l’ego della propria coscienza. È forse un novello Anteo, oppure Narciso perso nelle acque della contemporaneità? Di lui l’artista non dice nulla, tantomeno del destino che sta per compiere, né degli arcani che si celano nel pozzo né dei pensieri che lo tormentano. È il dubbio quello che ci consegna.”
Enzo Navarra è nato in Lucania nel 1946. Ha studiato a Napoli dove si è formato e all' Accademia di Venezia. Vive ed insegna a Trieste. Ha preso parte all'attività del collettivo “Lineacontinua”.
Navarra ha realizzato numerosi interventi nel territorio urbano tra cui uno nel 1976, durato parecchi mesi, nell'ospizio di Cordenons, oggetto del libro “Il gioco dell'uovo”.
Ha preso parte alla Biennale di Venezia, nel 1979 a quella di Gubbio “Opere e Materiali” per la sezione “Analisi del Territorio; “Linz città aperta” in Austria; alla mostra internazionale d'arte di Sloveny Gradec in Jugoslavia nella sezione “ Socializzazione dell'arte”; a Castel dell' Ovo a Napoli, all' Expo di Bari, ad “Abitare il tempo” di Verona.
Nel 1980 pubblica “Berta filava e poi urinava”, esperienza condotta tra il 1977-78 intorno ad una vecchia filanda prossima all'abbattimento. Numerosi i suoi interventi in luoghi pubblici, tra i quali nel 1983 all'Ospedale Infantile Burlo Garofolo di Trieste, nel 1991 nella chiesa dei Sacramentini a Trieste e in S. Elia a Salerno. Tra i suoi ultimi interventi “Le Alici di Elea” a Trieste nel maggio del 2010.
Coordinamento organizzativo della rassegna:
Irene Biolchini, Cristiana Ferrario, Claudia Gennari, Silvia Giannassi, Sara Manetti, Luca Mansueto, Martina Marolda, Federica Marras, Claudia Mennillo, Ardesia Ognibene, Serena Pacchiani, Federica Pace, Elisa Pacini, Annamaria Restieri, Irene Sbrilli.
Inaugurazione 26 ottobre ore 18.30
Universita' degli studi Facolta' di Lettere e Filosofia
Palazzo di San Galgano via Roma, 47 Siena
Ingresso gratuito