Palazzo Margutta rende omaggio con una retrospettiva a Fabrizio Zitelli, artista del colore puro. Circa 50 opere - tra cui il primo e l'ultimo lavoro - rappresentano un interessante spaccato della sua feconda attivita' artistica. In mostra anche quadri realizzati negli ultimi anni di vita ed esposti per la prima volta.
Dal 12 al 19 novembre Palazzo Margutta rende omaggio con una retrospettiva a Fabrizio Zitelli, artista del “colore puro”. Nella retrospettiva circa 50 opere - tra cui il primo e l’ultimo lavoro – rappresentano un interessante spaccato della sua feconda attività artistica. Per il pubblico un’occasione unica per ammirare anche quadri realizzati negli ultimi anni di vita ed esposti per la prima volta
Roma, 12 novembre 2010 – Dal 12 al 19 novembre, a Palazzo Margutta (Via Margutta, 55), la Galleria “Il Mondo dell’Arte” rende omaggio attraverso un’interessante retrospettiva – a trent’anni di distanza dalla sua prima personale nella Capitale, ospitata nella stessa prestigiosa sede – al pittore mantovano Fabrizio Zitelli (1928-2007). Artista attento e appassionato, sensibile alla cultura e alla tradizione dell’arte contemporanea, talento allo stato puro, si dedicò alla pittura, alla scenografia, alla grafica figurativa moderna, ottenendo fin da subito un enorme consenso da parte del pubblico e della critica e collezionando numerosi premi.
Il suo accostarsi alla tela e il suo misurarsi con la realtà circostante per affrontare i rischi di nuove stimolanti avventure è entusiastico ed esplosivo allo stesso tempo e lo si evince da ogni suo lavoro. Il senso della composizione che lo caratterizza, l’esaltazione luminosa a cui egli assoggetta il colore, ma anche il decorativismo e gli audaci accostamenti di tinte diverse – caratteristiche queste dei pittori fauves, da Matisse a Derain, ma anche di un Cézanne, Van Gogh o Gaugin – fanno parte del suo linguaggio e vengono concretizzati grazie alla forte capacità espressiva dell’autore in una pittura che, costruita su una tonalità cromatica dall’intensa carica vitale, non è più solo illustrativa o simbolica, ma è fine a sé stessa e si esalta con la quotidianità.
Sulle sue tele il colore puro, che vive nella sua più gioiosa e irrefrenabile vitalità, creando lo spazio per accostamenti e contrapposizioni di zone diverse e articolandosi secondo un ritmo dettato dalla propria armonia emotiva, egli riproduce la sua felicità quotidiana, intima e individuale. Il rosso, il giallo, l’arancione, il blu, il lilla, il viola e il rosa invadono la superficie, si fanno luce, figure, oggetti. Diventano, di volta in volta, i gerani, la terrazza assolata, la finestra spalancata, il tavolo o l’angolo del giardino, ma anche la pineta, lo studio, i volti familiari dei figli e della moglie Laura, a cui l’artista regala il ruolo di adorata modella. Colorista convinto e convincente, Fabrizio Zitelli riesce a trascinare sulla tela, con piglio ed energia, il ricordo dell’attimo appena trascorso eppure contemporaneo, decorandolo con una cura e una raffinatezza che ricordano Matisse.
L’ampia raccolta di lavori pittorici in mostra vede presenti oltre 50 pezzi, tra cui circa venti mai esposti e realizzati per lo più tra il 1994 e il 2000. A raccontare le tappe di una vita artistica tanto lunga quanto prolifica – accanto al primo quadro, datato 1946, e all’ultimo lavoro che, non firmato, è stato completato dal pittore proprio nei suoi ultimi giorni - pure qualche bozzetto e costume di scena, silenziosi testimoni dell’influenza del teatro e della scenografia sulle sue tele. Tutte le opere presenti nella prestigiosa galleria romana in questa retrospettiva con la quale la famiglia ha scelto di rendergli omaggio offrono al pubblico una possibilità unica: ammirare uno spaccato importante della vasta e ricca attività di questo pittore contemporaneo, premiata - tra l’altro - con riconoscimenti significativi.
A curare l’allestimento dell’intera esposizione i galleristi Remo Panacchia e Adriano Chiusuri e il Maestro Elvino Echeoni, Presidente dell’Associazione Margutta Arte e direttore artistico de “Il Mondo dell’Arte”, che - da anni - propone nella sede espositiva di Via Margutta artisti professionisti, Maestri che hanno portato l’arte italiana nel mondo. La mostra sarà accompagnata da un esauriente catalogo di 60 pagine circa sulla vita e le opere di Fabrizio Zitelli. Il testo è introdotto da una presentazione critica di Mario Lunetta intitolata Fabrizio Zitelli: una pittura del contatto come conoscenza e come memoria.
Note biografiche: Pittore, scenografo e grafico figurativo moderno, Fabrizio Zitelli, mantovano di nascita e romano d’adozione, intraprende giovanissimo, nel 1946, gli studi di pittura del restauro sotto la guida del Maestro Assirto Coffani. A partire da allora e fino al 1978 è presente alla Galleria Andreani di Mantova. Nel 1948 è con una personale a Palazzo della Ragione e, l’anno successivo, a Casteldario dove gli viene assegnato il primo premio per il “Bianco e Nero”. Nel 1951, a Napoli, alla Mostra Nazionale di Scenografia, espone bozzetti di scena e costumi che gli valgono un primo premio. Trasferitosi a Firenze, incontra il Maestro Gianni Vagnetti, allievo di Braque, sotto la cui influenza prosegue gli studi di pittura. Nel 1953 si diploma in scenografia all’Accademia di Belle Arti con due studi sulla scenografia di Meyerhold e di Fiodorowski. Nel 1954, alla Mostra Nazionale di scenografia di Napoli, espone scene e costumi per Peer Gynt di Ibsen. Di lì a poco viene premiato come miglior scenografo e costumista del gruppo toscano.
Questa attività, svolta per anni, influenzerà profondamente anche i suoi lavori pittorici. Negli anni ’60 si dedica alla scenografia per diversi teatri tra cui La Pergola di Firenze, il Comunale di Mantova e quello di Pistoia. Negli anni ’70 riprende i pennelli prendendo parte a varie collettive in diverse città italiane e preparando delle personali. A partire dagli anni ’80 le esposizioni si fanno più numerose: nel 1980 è con una personale a Palazzo Margutta (Roma), nel 1981 a Palazzo dei Priori (Perugia) e alla Galleria Andreani (Mantova), nel 1982 alla Galleria Comunale Manuzio (Latina), nel 1983 alla Galleria “Il Gioiello” (Bologna), nel 1987 alla Galleria La Torre (Mantova). Contemporaneamente prende parte anche a diverse collettive: nel 1984 è a Villa Bonelli (Roma), e a Manciano (Grosseto); nel 1985 al “Premio Pier della Francesca” (Arezzo); nel 1986 al Premio Marzaroli (Salsomaggiore). Espone in importanti personali a Roma (Palazzo Cenci nel 1987 e nel 1990), a Gemona del Friuli e a Milano nel 1994.
Di lui hanno detto: “L’impiego del colore abolisce progressivamente negli anni le sfumature e i mezzi toni a favore delle campiture e delle fasce compatte. L’ultima stagione zitelliana è attenta (…) al nesso volumetrico dei blocchi strutturali (…). E’ un momento di dilatazione dell’immagine (…) il colore si è fatto meno suntuoso e più costruttivamente drammatico, le suggestioni sinuosamente decorative di ascendenza matissiana sono ormai obsolete. Resta, al loro posto, la pesantezza della materia vitale che porta con sé una carica elettrica di malinconia. (Mario Lunetta)
“(…)Lui che avrebbe potuto benissimo, quale pittore sensibile, educato, affiancarsi al gusto e alla tavolozza della “scuola romana”, e che invece con quella prevalenza di gamme fredde, sui verdi e sugli azzurri, si è diversificato da quanti, italiani e stranieri piovuti a Piazza del Popolo, hanno fatto Roma e il suo Lazio fra corallo e ocre, inginocchiati davanti a Scipione e Mafai.
Fabrizio Zitelli si è dunque mantenuto mantovano, cioè non stanziale romano e ha tenuto questa sensibilità nazionale ed europea dalla finestra di casa, che, come accennavo, è una finestra dell’anima.” (Marcello Venturoli)
“E’ da osservare che l’artista tende a una sorta di racconto, per lui la figura e il paesaggio si unificano in una scena che diventa talvolta commedia”; non è pittore soltanto di nature morte e paesaggi, ma tende ad una pluralità di interessi visivi che una volta soddisfaceva per via grafica e ora, invece, nel modo più completo e maturo di un colorismo direttamente raggiunto per tocchi e per strati direttamente o quasi, sulla tela”. (Marcello Venturoli)
“Zitelli dispone la sua pittura – in cui la dimensione erotica, mediterranea, gioca un ruolo importante – con attenzione alle citazioni; e difficile è fare nomi, quando i ricordi della “scuola romana” si assommano ad altre impressioni di una viva tradizione italiana, moderna, amica del realismo e del colore, in cui il pittore si riconosce e si intende affine. Pure, in questo dialogo di Zitelli col suo “quotidiano”, è rintracciabile anche una vena di tipo elegiaco, di levigato intimismo, che forse, con pudore, egli cela in mezzo alle luci più abbaglianti. E tra i fiori che fasciano le “cose”, tra i rombi di un coperta a mezza luce, il respiro tranquillo di una controra estiva, affiorano certo i ricordi – meno prepotenti – di alcuni artisti dimenticati, ma non meno preziosi, per il loro messaggio di tranquilla “moderazione” e amabilità. Sono piccoli lembi “novecentisti”, da apprezzare in quanto tali, come gli ombrellini assolati sulla spiaggia di un Felice Carena, o i giardini fioriti di un Amedeo Bocchi, le signore al caffè di un Enrico Marussig. Tutti autori di grande decoro “borghese”, e ricchi appunto, di equilibrio poetico “elegiaco”, appunto. Assieme alla aggressività dei rossi, dei gialli e dei blu, Fabrizio Zitelli ama con non minor rilievo, la pace dei lillà, dei grigi e dei rosa. E allora, una vitale disposizione erotica si accompagna in lui ad una umbratile, e calda tenerezza. Così diventa pittura il racconto della sua vita quotidiana” (Duccio Trombadori)
“In un momento di totale trasformazione dell’arte, o di esitazione prima di superare il crinale oltre il quale si estende la terra da esplorare, la pittura di Zitelli si caratterizza per la sua identità mediterranea. In un periodo distinto dalla perdita di memoria dentro l’uniformità, egli definisce il possesso di uno spazio attraverso l’uso simbolico del colore. Tutta la pittura è colorata, in qualche modo, ma in questo pittore il colore è usato come l’impronta del pollice, o come un suono caratteristico, o meglio ancora una tonalità particolare”. (Tito Maniacco)
“…E intanto il nostro occhio è avvinto alle figure e ai paesaggi di Zitelli, ne coglie l’arresto come appartenessero all’attimo fuggente (non possediamo il senso del tempo: cos’è che sta fermo, cos’è che si muove, cos’è che sprofonda?), ma non vi resta avvinto perché questa sia una pittura in qualche modo riparatrice o consolatoria, ma perché, semplicemente, è”. (Tito Maniacco)
Catalogo introdotto da una presentazione critica di Mario Lunetta
Inaugurazione venerdì 12 novembre 2010 dalle 17.30 alle 21
Galleria Il Mondo dell’Arte “Palazzo Margutta”
Via Margutta, 55 Roma
orario: dal martedì al sabato dalle 10.30 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 20.00 (chiuso lunedì mattina)
ingresso libero