'Getting a lost tune' e' la prima ampia retrospettiva che viene dedicata all'artista lituano in Italia. Assieme ad altre 5 proiezioni monumentali concepite da Narkevicius lungo il corso degli ultimi dieci anni, in mostra e' presentato il suo ultimo lavoro Ausgetraumt (2010). Soggetto del film e' una band di cinque teenagers alle prime armi che iniziano la loro avventura musicale a Vilnius con l'aspettativa di un futuro successo.
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a cura di Marco Scotini
Giunta al suo terzo appuntamento della nuova stagione espositiva con artisti della ex Europa dell’Est, la Galleria Artra inaugura ora la prima personale italiana di uno dei suoi maggiori rappresentanti a livello internazionale. La mostra Getting a Lost Tune di Deimantas Narkevicius, che apre al pubblico mercoledì 15 dicembre, è la prima ampia retrospettiva che viene dedicata al noto artista lituano in Italia. Dopo aver esposto nei maggiori musei internazionali e alle principali biennali di tutto il mondo - da Venezia a São Paulo - Deimantas Narkevicius (Utena, 1964) viene finalmente presentato al pubblico italiano.
Assieme ad altre cinque proiezioni monumentali concepite da Deimantas Narkevicius lungo il corso degli ultimi dieci anni e ormai ritenute unanimamente dei capolavori come Once in the XX Century del 2004, nella mostra milanese viene presentato il suo ultimo lavoro Ausgeträumt (2010). Ed è questo nuovo lavoro che dà origine, anche se indirettamente, al titolo generale dell’esposizione, Getting a Lost Tune. Soggetto del film è infatti una band di cinque teenagers alle prime armi, che iniziano la loro avventura musicale a Vilnius con l’aspettativa di un futuro successo che non sappiamo quando e se mai arriverà.
La “melodia persa”, tuttavia, a cui fa riferimento il titolo non è tanto un motivo musicale quanto, e più ampiamente, l’innocenza o la condizione di ingenuità: quello stato larvale o indeterminato in cui ogni cosa è ancora possibile prima di trasformarsi in esperienza e storia. E proprio il rapporto tra innocenza e Storia, con la S maiuscola, è al centro di tutto il lavoro di Narkevicius: e la storia coincide qui con quella del passato Socialista, ma il termine potrebbe essere esteso al più generale fallimento dell’utopia modernista. Il tentativo di riportare ad un grado zero le occasioni perdute della storia è stata la cifra forte dell’opera dell’artista lituano. E la “ripetizione”, attraverso materiali d’archivio e found footage, ne è stato il metodo privilegiato.
La parola “Ausgeträumt” è un termine tedesco intraducibile che indica il momento prima del risveglio. Dunque come ha affermato Deimantas Narkevicius in un intervista con Marco Scotini: “si tratta dello stato tra il sogno e la realtà. Uno stato di limbo privo di esperienza, tipico dei giovani, che è desiderabile quando uno si avvia a creare qualcosa da zero, senza voler ripetere neanche la più piccola delle precedenti scoperte. Ciò somiglia al montaggio di un film che non presuppone necessariamente una linea narrativa prefissata. La struttura deve essere ravviata ogni volta di nuovo. E lo scenario ideale dovrebbe essere quello di cominciare da una pagina vuota, senza sentimenti e esperienze inutili… Questo sarebbe desiderabile. Ma, purtroppo, è ancora un’utopia”.
Come non richiamare qui il tempo rovesciato di Once in the XX Century (2004) per cui un busto di Lenin, contrariamente ai fatti, viene re-installato sul suo piedistallo? Oppure, come non ricordare i volti felici dei personaggi anonimi delle foto in bianco e nero di Disappearance of a Tribe (2005), la simulazione del lancio missilistico sovietico in The Dud Effect (2008) o il popolo operativo di Into the Unknown (2009)? Tutte opere, tra l’altro, presenti nella mostra milanese. Non sappiamo se tutto questo è vero o falso, se sia accaduto o sia appartenuto ad un immaginario di propaganda. Narkevicius crea sempre una “zona d’indecidibilità” tra il reale e il possibile sia nella forma che nel contenuto. Non è infatti certo se ciò che vediamo sia una fiction o un documentario oppure se il passato si sia definitivamente compiuto, una volta per tutte. Solo così è possibile restituire a ciò che è stato la sua possibilità, non trasformare il passato in Monumento. In questo senso la memoria in Narkevicius non è mai un dato obiettivo ma è sempre un atto politico.
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Curated by Marco Scotini
Galleria ARTRA has come to the third appointment in its new exhibition season of artists from former Eastern-bloc Europe, and is presenting the first Italian solo show of one of its major internationally known representatives. Deimantas Narkevicius' exhibition, Getting a Lost Tune, which opens to the public on Tuesday, 15 December, is the first comprehensive retrospective in Italy to be dedicated to the famous Lithuanian artist. After exhibiting in major international museums and the principal biennials around the world – from Venice to São Paulo – Deimantas Narkevicius (Utena, 1964) will at last be introduced to the Italian public.
Together with five other monumental projections that Deimantas Narkevicius has conceived over the course of the last ten years – all unanimously considered masterpieces; for example, Once in the XX Century from 2004 – the Milan exhibition will also contain his latest work Ausgetraümt (2010). Indeed it is this new work that has led, albeit indirectly, to the overall title of the exhibition, Getting A Lost Tune. The subject of the film is, in fact, a band of five teenagers just starting out on their musical adventure in Vilnius, and hoping for future success, the outcome of which we do not know.
However, the 'lost tune' the title refers to is not so much a musical motif as the more general condition of innocence or naiveté: the larval or indeterminate stage when everything is still possible before becoming experience and history. It is the relationship between innocence and History with a capital H that is at the heart of all of Narkevicius' work: here history coincides with that of the Socialist past, but the term could be extended to the more general failure of modernist utopia. The attempt to return history's lost opportunities to level zero has been the major theme in the Lithuanian artist's work. And 'repetition', in the form of archival material and found footage, has been the preferred method.
The word 'Ausgetraümt' is an untranslatable German word that means the moment before waking. As Deimantas Narkevicius said in an interview with Marco Scotini: 'it is the state between dream and reality. A state of limbo, free from experience and typical of young people, one that is desirable when someone is going to create something from scratch without repeating even the smallest of earlier discoveries. It resembles a film montage that does not necessarily presuppose a consistent narrative line. The structure has to be rearranged again and again. And the ideal scenario would be to start from a blank page, without unnecessary sentiments and experiences... This would be desirable. Yet, regrettably, it is a utopia.'
It is possible not to recall the inverted time in Once in the XX Century (2004) in which, contrary to the facts, a bust of Lenin is re-installed on its pedestal? And how can we forget the happy faces of the anonymous characters in the black and white photos of Disappearance of a Tribe (2005), or the simulation of a Soviet missile launch in The Dud Effect (2008), or again, the working people in Into the Unknown (2009)? All these works are, among others, included in the Milan show. We do not know whether all this is true or false, whether it really happened or was part of fictional propaganda. Narkevicius always creates an 'unascertainable zone' between the real and the possible, both in form and in content. In fact, it is not certain if what we see is fiction or a documentary, or if the past is definitely over, once and for all. Only in this way is it possible to give back to the past what was once its possibility, and not transform it into a Monument. In this sense, memory for Narkevicius is never an objective fact but always a political act.
Immagine: still da Ausgeträumt (2010)
Inaugurazione 15 dicembre, ore 18.30
Galleria Artra
via Burlamacchi, 1 - Milano
Orari: dal martedì al sabato 10.30/13.00 15.00/19.00
ingresso libero