Povazska galeria umenia
Zilina
M. R. Stefanika c.2
+421 41 562 25 22 FAX +421 41 562 69 31
WEB
Marco Gerbi
dal 8/12/2010 al 12/2/2011
Mar-Ven 9-17 Sab-Dom 10-17

Segnalato da

Antonio Foglia


approfondimenti

Marco Gerbi



 
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8/12/2010

Marco Gerbi

Povazska galeria umenia, Zilina

Nomadismo Poetico. Il mondo figurativo dell'artista fiorentino si muove nell'arte del collage, nella scrittura automatica, nel repertorio di citazioni sugeritegli della decalcomania.


comunicato stampa

Marco Gerbi dopo le recenti mostre a Praga, Galanta, Varsavia, Budapest, Cracovia e Turku arriva a Zilina, in Slovacchia, con oltre 100 opere che ripercorrono quasi 20 anni della sua carriera artistica.

Proprio per la sua stessa filiazione fiorentina, Marco Gerbi porta la “grande” arte nel DNA. Del resto è qualcosa di immediatamente percepibile: non solo per quanto riguarda la cultura e l’arte del Rinascimento, Firenze è infatti culla di musei e gallerie famosissime. Gerbi, in più, ha avuto la possibilità concreta di vivere da vicino la pop-art europea, che ne ha influenzato la sua produzione. Marco Gerbi - ovviamente in epoca successiva - reagisce a modo tutto suo all’evoluzione dell’arte europea. E’ una persona carica di espressività, di impulsi che si coniugano a una ricca inventiva, di senso dell’ordine e di attrazione per settori dell’arte non ancora esplorati e con una meravigliosa capacità di riuscire a trovare l’ispirazione in quella quotidianità, che, nel suo atelier, viene trasformata attraverso una miracolosa metamorfosi.

Donne, uomini, macchine, teschi e fiori: l’immaginario di Marco Gerbi è molto variegato e esibisce evidenti legami con la poesia visiva, quella corrente sperimentale tipicamente italiana che grazie a artisti quali Lamberto Pignotti ed Eugenio Miccini e a poeti quali Adriano Spatola e Giulia Niccolai, sostituisce “una comunicazione di tipo pragmatico con una di tipo estetico” (Ballerini) recuperando in tal modo un significato degli oggetti oltre a quello denotativo e referenziale.

Le figure qui rappresentate subiscono una risignificazione artistica: da oggetti legati al consumo divengono immagini iconiche con una funzione estetica, obbligando il loro fruitore ad interrogarsi sul significato stesso della loro esistenza.

A volte i quadri sono vere e proprie opere aperte, a volte operette dall’aria ironica. Quando vengono liberate dal loro significato prestabilito, allo spettatore tocca scoprirne le diverse possibilità di vita, il messaggio nascosto, il nuovo contenuto.

Con raro senso edonistico utilizza i processi del collage, allorché nel quadro incolla pagine di giornale o altri materiali grafici o di stampa. Bisogna dire che Gerbi utilizza il decollage nel senso vero e proprio del termine; ciò significa che, con i suoi interventi, dà forma a delle “conclusioni colorate” che, qualche volta vengono commentate da frammenti di scrittura. Il colore spesso viene fatto cadere con la tecnica del dripping o viene guidato attraversa una sagoma. Sulla superficie dell’opera incolla fotografie, che completa poi con la gestualità del fare pittura. Nei collage di Gerbi serpeggia, anche in modo abbastanza manifesto, un tono erotico che, a tratti, si manifesta in maniera audace però, se si pensa che in vari casi sono presenti dei vecchi ritagli collegati in un processo di regolarità e con l’aggiunta di elementi che appartengono all’oggi, assumono un senso di particolare ironia.
Tutta la serie delle “Mappe d’Italia”, che costituiscono un percorso del suo *iter* artistico, realizzate con la tecnica del collage, costringe alla lettura. Non conosco persona che ad un esame di questo tipo di lavoro non resista alla tentazione di guardare più da vicino, esaminare frammenti di vecchi giornali, fotografie e parole. La sua grande fantasia crea sempre nuove forme, anche quando questa “cornice” è tutte le volte uguale. Abbiamo davanti a noi sempre la solita mappa dell’Italia, il solito contorno, ma al suo interno, continuamente, il “testo”. Possiamo assaporare questo processo nello spirito che si completa con la parola.
Nelle mostre a Praga (2009), a Galanta (2010) e a Cracovia (2010) mi ha colpito la pulizia della sua espressione pittorica e del collage ma anche la logica sostenuta da una costruzione tradizionale, con varianti che ne cambiano motivo. A volte, contemporaneamente, si intersecano azioni visuali fino a un metodo non tradizionale di far pittura.

Marco Gerbi ha avuto il privilegio di incontrarsi con un personaggio attivo nel periodo in cui è nata la Pop art in Italia e, segnatamente a Firenze, Roberto Malquori (mostra collettiva a Firenze nel 1964 con G. Chiari, L. Pignotti, E. Miccini e altri fondatori del Gruppo 70).
Il mondo figurativo di Marco Gerbi si muove nell’arte del collage, della scrittura automatica, con un ampio repertorio di citazioni, con la suggestione della decalcomania. L’autore è concentrato al massimo sulla canzone che ha il solito refrain, ma sempre con un altro, con un nuovo contenuto. Ma Gerbi, nella sua estrema essenza, è un poeta che si esprime attraverso i quadri.

Vernissage 9 dicembre 2010 ore 17
Povazska galeria umenia
M. R. Stefanika c.2, Zilina
Orari: Martedì-Venerdì: 9-17 Sabato-Domenica: 10-17
Ingresso: 1€ intero e 0,50 €uro ridotto

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