Genesi: in principio. La mostra propone in galleria una selezione di opere dell'artista: oltre venti dipinti su tela di grandi dimensioni, e circa dieci opere su carta.
Al “Museo d’Arte e Cultura Sacra” di Romano di Lombardia, la seconda
tappa di una mostra ambiziosa, colta sul piano intellettuale, profonda sul
versante spirituale, cromaticamente bella.
Proseguono le occasioni per approfondire l’universo e la visione poetica
dell’artista milanese Mario Paschetta, pittore dal gusto plastico per la materia,
percepita come sostanza primigenia e magmatica, sottesa a tutto ciò che
esiste: da sabato 11 dicembre fino a domenica 9 gennaio 2011 sarà possibile
ammirare - nelle belle sale del Museo d’Arte e Cultura Sacra di Romano di
Lombardia (MACS) - una sua ricca selezione di opere nella seconda tappa della
mostra intitolata “Genesi: in principio”.
Accompagnata da un catalogo di grande qualità, frutto di un lavoro
corale, in distribuzione gratuita al pubblico dei visitatori, e allestita per la prima
volta nello scorso mese di ottobre presso il Centro Culturale San Bartolomeo in
Bergamo, la rassegna - che offre un’appassionata rilettura del libro della Genesi
- sarà l’appuntamento artistico che traghetterà nel 2011 il Museo d’Arte e
Cultura Sacra, presieduto dal prevosto monsignor Tarcisio Tironi. «Questa
esposizione è un’iniziativa congiunta della Fondazione Credito Bergamasco e
del MACS: presentata dapprima al Centro Culturale San Bartolomeo - ha
specificato mons. Tironi - essa ha avuto in poche settimane un successo
strepitoso in termini di risposta del pubblico (circa 5.000 visitatori)».
«La mostra propone oltre venti opere su tela di grandi dimensioni,
particolarmente “potenti” sul piano materico e coloristico, e circa dieci opere su
carta» spiega Angelo Piazzoli, Segretario Generale della Fondazione Credito
Bergamasco e curatore della prestigiosa rassegna «e si concentra su un
aspetto molto particolare, quello del rapporto fra l’autore e il tema del sacro».
Continua Piazzoli: «Noi siamo abituati a considerare Mario Paschetta come un
pittore di grande comunicativa, esuberante, immediato: nel contatto con lui, il
rischio è di fermarsi lì, alla mera gradevolezza relazionale senza andar oltre
nell’approfondirne il pensiero. Lo stesso rischio lo corre la sua arte; l’intenso
cromatismo e l’equilibrio plastico possono far sì che l’osservatore percepisca
delle opere il solo aspetto estetico. In realtà questo autore si caratterizza per
una profondità di pensiero ed una sensibilità non comuni ed è come se nelle
sue realizzazioni confluissero entrambe le sue due anime: quella di uomo
poliedrico, che si esprime tramite un cromatismo intenso e rilevante, e quella
più profonda dell’artista che possiede un senso della materia talmente
primigenio e concreto da rimandare d’acchito agli elementi della Genesi e della
Creazione stessa».
E lo dimostrano tutti i dipinti esposti nella mostra: suggestivi paesaggi
traboccanti di luce in cui risuona a gran voce il timbro solenne
dell’organizzazione del Creato, il senso intrinseco dell’origine della Vita tutta e
dell’Uomo.
Specifica ulteriormente Angelo Piazzoli «La mostra “Genesi: in principio”
è il risultato di una “provocazione” della Fondazione Creberg e del MACS ad un
grande artista, precedentemente non dedito alla tematica sacra ma con uno
spiccato gusto plastico della materia, chiamato a produrre ex novo dipinti
ispirati al primo capitolo della Genesi (in particolare sulla “Creazione”),
sviluppando un percorso di approfondimento, biblico e teologico, dell’argomento
che costituisse poi la base teoretica sulla quale costruire un itinerario espositivo
di grande forza evocativa. Questa iniziativa, che evidenzia ulteriormente il
talento eclettico dell’artista e la sua potenza espressiva, rappresenta
un’importante operazione culturale perché vede collaborare, grazie ad un
progetto condiviso, diverse realtà del territorio impegnate nella promozione
dell’arte e nella valorizzazione di autori che contribuiscono alla definizione del
panorama artistico contemporaneo».
«Naturalmente - continua Piazzoli - nell’iter di approfondimento e di
riflessione sull’argomento, l’artista si è confrontato con alcuni interlocutori nuovi
rispetto al suo passato, che gli hanno consentito di misurarsi in modo organico
con il non facile tema, di aver risposta ai quesiti teologici che gli insorgevano
man mano l’opera procedeva e di rispondere alle questioni (anche esistenziali)
che la riflessione gli faceva insorgere. Mi riferisco in particolar modo a don
Giuliano Zanchi, Direttore del Museo Bernareggi di Bergamo e a mons. Tarcisio
Tironi, Presidente del Museo d’Arte e Cultura Sacra di Romano di Lombardia,
che mi hanno dato un considerevole aiuto in una curatela particolarmente
impegnativa sul piano intellettuale».
«Non succede quasi più che un artista accetti di lavorare obbedendo alla
suggestione di un contenuto biblico» sottolinea a questo proposito don Giuliano
Zanchi. «Ma in questo caso la cosa è avvenuta con la naturalezza di sintonie
semplicemente constatate, consonanze già attive nei fatti, più che prodotte
dalla decisione. Il mondo simbolico di Paschetta è già di per sé una meditazione
formale sulla poetica del paesaggio, l’andare lietamente a spasso fra le
multiformi fragranze cromatiche della natura, l’appassionata registrazione
immaginifica, non senza lampeggianti ritocchi psichedelici, della cartolina
terrestre: l’immagine del mondo così come sarebbe bello che fosse. Il settenario
biblico della creazione conferisce così un ordine, una sequenza, una storia, a
predilezioni estetiche già ben definite. Nell’opera di Paschetta la creazione era
già lì: bastava solo darle quel nome».
«Mario Paschetta - aggiunge mons. Tironi - ha accettato l’ardita e
intelligente proposta di Angelo Piazzoli, vero e lodevole rappresentante della
magnanimità e della lungimiranza culturale del Credito Bergamasco e della sua
Fondazione, rileggendo da “artista” le prime pagine di Genesi, ciò che fu in
principio e ha dato “immagini” alle sei giornate bibliche, quasi rifacendosi alla
natura, secondo l’antica proposizione aristotelica che intende l’agire allo stesso
modo con cui agisce la natura. Sono opere dalla calma apparente, segnate
dalla turbolenza e dalla violenza degli elementi, quasi come delle ferite
cicatrizzate ma leggibili. Il percorso artistico si conclude come lo splendido
Salmo 8. In questo inno di lode alla grandezza e onnipotenza del Creatore,
infatti, il salmista, dopo aver contemplato in una notte serena “i tuoi (di Dio) cieli,
opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissato” si pone la domanda più
rilevante: “che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo perché
te ne curi?”».
Inaugurazione 11 Dicembre 2010
Museo d'Arte e Cultura Sacra
piazza Fiume 5, Romano di Lombardia (BG)
orario: sabato, domenica e festivi dalle ore 09.30 alle 12.30 e dalle ore 15.00 alle 19.30
Ingresso libero