Remo Bianco
Arturo Carmassi
Ennio Finzi
Walter Fusi
Alessandro Gamba
Riccardo Guarneri
Pope
Diego A. Collovini
Collettiva di artisti che hanno sperimentanto con la pittura contemporanea: Remo Bianco, Arturo Carmassi, Ennio Finzi, Walter Fusi, Alessandro Gamba, Riccardo Guarneri, Pope.
La Galleria Liba di Pontedera allestisce una collettiva che vede il coinvolgimento di importanti e
significativi artisti che hanno operato nell'ambito dei linguaggi figurativi e hanno contribuito a dare
identità alla pittura contemporanea. Sono, infatti, presenti: Remo Bianco, Arturo Carmassi, Ennio
Finzi, Walter Fusi, Alessandro Gamba, Riccardo Guarneri e Pope.
Il titolo della mostra, Uno x Uno, propone una duplice interpretazione. Se da un lato si riferisce al
rapporto quantitativo: un artista un'opera, dall'altro invece il titolo si sofferma sulla loro misura: un
metro per un metro. Si tratta di una dimensione in grado di raccogliere ed esprimere significativamente
l'operato di ogni artista. Una grandezza che introduce, nelle collezioni private, il duplice aspetto della
qualità e della rappresentatività dell'operare dell'artista.
In questa esposizione sono messi a confronto significativi pittori che hanno partecipato attivamente
al dibattito sulla pittura, concorrendo a dare identità e personalità alla ricerca artistica degli ultimi
decenni del XX secolo. Essi stessi offrono una riflessione sulla pittura riproponendo anche
riflessioni che hanno antiche radici proprio nella storia dell'arte. Artisti, che proprio per la loro
formazione e retaggio culturale, guardano a due scuole diverse, quella toscana e quella veneziana.
Finzi e Pope si sono formati in quella Venezia dell'immediato secondo dopoguerra. Più tardi, con
l'artista milanese, Bianco, hanno approfondito la loro ricerca nei diversi ambienti culturali lagunari
delle molteplici gallerie che hanno contribuito all'evoluzione del linguaggio pittorico.
Fusi, Gamba, Guarneri e Carmassi – benché quest'ultimo formatosi a Torino e a Milano – hanno
portato avanti e osservato attentamente le caratteristiche della scuola toscana, ampliando però temi e
sperimentazioni più squisitamente estetiche.
Una distinzione però limitata ad alcuni lievi aspetti ma che evidenzia come la ricerca sulla pittura
abbia, in tutti i sette gli artisti, toccato alti livelli di realizzazione e creatività, approfondendo gli
elementi linguistici che concorrono a definire il linguaggio dell'arte astratta.
Possiamo, infatti, raggrupparli secondo l'indirizzo e le finalità della loro ricerca. In alcuni prevale la
plasticità del colore come nelle opere di Arturo Carmassi o in quelle di Pope o di Bianco. Nell'artista
veneto, Pope, la pittura si manifesta attraverso una serie di azioni che seguono quella primigenia
della progettualità, nella quale si va definendo l'ampiezza e l'identità della forma. Ed è attorno a
questa e su questa che le pennellate tratteggiano segni che alternano la vibrazione della materia con
la plasticità del colore. L'artista va ricercando, nell'azione manuale del dipingere, un effetto luce
sempre differente e dove il colore fa da contrappeso. Così le bande gialle, che fungono da registro al
colore stesso, dialogano con le forme e determinano equilibri cromatici. Arturo Carmassi invece
preferisce dare spessore alla materia cromatica, evitando però di lasciare al solo colore l'esclusivo
compito di interpretare la pittura. L'artista fa in modo che sia proprio il colore ad assumere un suo
corpo, una sua forma autonoma e indefinita, affinché colore e materia possano esplicare,
congiuntamente, le proprie potenzialità. La plasticità dei corpi cromatici trasmette così la loro
possibilità espressiva, e solo gradualmente definisce la superficie e l'intensità della luce dagli eleganti
riflessi che solo la pittura può esprimere attraverso il monocromo. La materia di Bianco non si
identifica immediatamente nella pittura, benché quest'ultima sia l'input per l'impaginazione delle sue
foglie d'oro. L'artista viene così ricercando, estraniandole però dal loro storico contesto, le tessere
dei mosaici bizantini che ornano alcune basiliche veneziane. Il suo fare appare come la ricerca della
luce metafisica che origina dalla materia-oro. Una luminosità che vive in contrasto con il rosso del
loro supporto, permettendo però alla superficie di appropriarsi della luce; la scalda e, nello stesso
tempo, la propaga nelle più diverse direzioni.
Più legata al ritmo del colore e al suo variegato rapporto con la luce è l'opera proposta dal veneziano
Finzi. La sua pittura guarda con attenzione all'effetto che il colore viene creando non nella sua
specificità del timbro, ma nel suo impianto complessivo. Egli alterna momenti creativi razionali, con
i quali definisce il campo cromatico come supporto, e altri momenti più romantici, più partecipati e
più immediati che si esplicano nella ritmicità dei segni, come rigorose modularità sintattiche, che
alternativamente dialogano con la monocromia della superficie. Al colore pone la sua attenzione, il
toscano Fusi, il quale fa vibrare ritmicamente un forte e deciso colorismo, frutto di un segno
pittorico determinato quanto riflessivo. La sua pittura va esaltando la relazione tra l’ampiezza del
movimento e l’immediatezza del gesto. Un ritmo che si manifesta in un'alternanza di elementi
settoriali nei quali i colori caldi e quelli freddi dialogano costantemente tra loro, intervallando così
momenti nei quali predomina una luce calda e contrastante con altri di attesa e di sospensione, come
una sorta di percorso cromatico sincopato.
Più attente alla trasparenza della superficie e alla pittura come primario elemento del fare, sono le opere
dei toscani Gamba e Guarneri. La pittura di Gamba è conseguente al percorso di una linea sulla
superficie. Questa dà consistenza a una forma compiuta e poi identità all'opera stessa. Non si tratta
di una forma nota o riconoscibile, ma è una pura espressione di un movimento pittorico più ampio.
Come un passo di danza che traccia delle trasparenze sulla superficie, con un suo tratto fantasioso
sempre in divenire. Compito della pittura è dare consistenza formale e specificità cromatica alla
superficie, sulla quale il colore prende corpo, determinando così il movimento e l'espressività propria
del colore. Scoprire il colore di Guarneri è quasi un atto d’attesa e di sospensione conoscitiva. Un
tenue acquerello in grado di dare entità alla luce, attraverso piccole tracce e leggeri segni colorati,
come componenti minimali che tendono ad alterare la percezione, per suggerire una lettura in
divenire. I colori si presentano come la scansione delle trasparenze cromatiche, seppur sempre lievi,
del segno che si muove all’interno di una musicalità che intende sottolineare le variazione tonali della
luce all'interno di una diversificazione non solo fisica, ma percettiva.
Diego A. Collovini
Inaugurazione 11 dicembre ore 18
Liba Arte Contemporanea
Via G. Bruno, 9 - Pontedera (PI)
Da giovedi a sabato ore 17 - 19.30. Mattina e festivi su appuntamento
Ingresso libero