Side A-Side B. Visioni diverse di uno stesso mondo. Il titolo si riferisce alle vecchie musicassette e sottolinea la natura di due possibili letture di una stessa realta'. In mostra opere pittoriche e fotografie.
a cura di Viviana Siviero
Lo Spazio Anna Breda presenta la mostra Side A-Side B a cura di Viviana Siviero; una doppia personale che vede l’incontro scontro fra Constantin Migliorini e Sonia Ceccotti e il cui titolo si riferisce alle vecchie musicassette, per sottolineare la natura delle due possibili letture della stessa realtà, differenti eppure complementari e dove il doppio gioca un ruolo chiave. Due pensieri che si completano nella pittura così come nel quotidiano; Constantin Migliorini e Sonia Ceccotti sono una coppia nella vita, ma non un collettivo artistico. Questo li porta ad osservare e praticare esperienze comuni, che poi traducono in opere dallo stile personale ed inconfondibile.
Constantin Migliorini vive il corpo come una sorta di involucro limitante, di cui accentua la fisicità attraverso una pittura spessa, ricca di stratificazioni di materiali: olio ed acrilico con interventi di penna e pennarello su acetato che trasformano il “lato b” del corpo, il suo prediletto, in una sorta di grande pista da ballo per un turbinio di segni. Proprio ciò che l’artista considera limite dell’uomo, diviene sua caratteristica irrinunciabile e la pelle si trasforma in una specie di diario, le cui pagine necessitano di una nudità su cui sia possibile “scrivere” una storia dove i disegni sostituiscano le parole. Corpi magnificamente dipinti nei toni lividi del sogno notturno.
Sonia Ceccotti focalizza l’attenzione dello spettatore sull’espressività delle pose, iconicamente fotografiche e colte nel loro “lato a”. Non solo le immagini dell’artista non hanno bisogno della pelle nuda per il proprio racconto, ma addirittura necessitano di abiti e “pose comuni”, per sottolineare il bisogno di mascherare le proprie fragilità. In questo caso è proprio l’abito a fare il monaco e a dichiarare le insicurezze che altrimenti resterebbero nascoste dietro ad un abbigliamento e ad un’espressione che ostentano sicurezza.
Tutti i lavori in mostra, che disegnano un vero e proprio percorso intellettuale, teso fra essere ed apparire, per svelare ciò che di solito lotta per restare nascosto, che non si può dire e non sta bene raccontare. Contrariamente a ciò che la materia pittorica lascerebbe supporre, le figure della Ceccotti si rivolgono ad una realtà più fisica ed apparente mentre quelle di Constantin si indirizzano maggiormente ad una dimensione psichica ed inconscia. In entrambi i casi soffitte polverose e vecchi mobili in cui vengono dimenticate porzioni di passato, hanno avuto un ruolo fondamentale. Constantin ha dato vita al proprio realismo personale, dopo aver trovato in un cassetto un plico di vecchi disegni da lui realizzati tempo prima: dopo essere state ricalcate su carta trasparente, quelle figurette metamorfiche, mosse quasi da volontà propria, pare abbiano cominciato ad “aggredire” i corpi fluidi dipinti dall’artista, scrivendo sulle carni storie di tempo senza tempo, in una mescola selvaggia ed intuitiva come una danza tribale. Sonia ha trovato ispirazione nei materiali abbandonati nella sua soffitta polverosa: cartoni ondulati e altri imballi lasciati riposare in attesa di essere riciclati si sono tramutati in supporti perfetti, ricchi delle stesse imperfezioni che l’uomo cerca di nascondere. Figure sorte sulle increspature del cartoncino, fra acrilico e carboncino e in cui il non finito - quella parte di pittura che non esiste per colpa di una graffetta resistente o di un adesivo preesistente - costringe lo spettatore a ricostruire le parti mancanti, trasformandolo così in parte inconscia dell’opera stessa.
Due nuclei di lavoro differenti, che si misurano con un medium antico, la pittura, che non è facile prendere in giro; una magnifica esplorazione dell’uomo a partire dal corpo, che in pochi hanno il coraggio di affrontare per la paura di non scadere nel banale. Sonia Ceccotti e Constantin sfidano tutti questi aspetti, riuscendo a far si che lo spettatore alla fine del percorso, si riappropri della dignità del proprio essere fisico (limiti e meraviglie compresi) contribuendo in modo sottile ma sferzante a sabotare quell’immagine di corpo per sempre giovane e bello, uno standard di perfezione che dimostra proprio la fragilità dell’uomo e tutto il suo abisso di paure.
Inaugurazione giovedi 20 gennaio 2011 ore 18.30
Spazio Anna Breda Arte Contemporanea
San Francesco, 35 - Padova
Mart-sab dalle 10 alle 14:30 e dalle 16 alle 19:30
Ingresso libero