Luigi Presicce utilizza la pittura per svolgere precise tematiche rivolte all'isolamento, l'auto-emarginazione e tutto ciò che questo produce sulla psicologia umana.
Introverso
A cura di Fabiola Naldi
Luigi Presicce utilizza la pittura per svolgere precise tematiche rivolte
all'isolamento, l'auto-emarginazione e tutto ciò che questo produce sulla
psicologia umana. Gli ultimi gruppi di lavoro realizzati in occasione delle due
mostre personali allo Studio D'Arte Cannaviello di Milano e alla galleria Nicola
Ricci Artecontemporanea di Pietrasanta (LU), facevano parte di un unico progetto
chiamato "Philophobia", termine proveniente dal titolo di un album degli Arab
Strap, gruppo musicale scozzese di matrice post-rock. La principale percezione è
quella di trovarsi di fronte ad un ambiguo, quanto mai celato, rapporto tra
bambini o finti tali, e luoghi privi di coordinate quali boschi e anfratti
vegetali.
Tale relazione, proprio per la vastità delle esperienze umane, non è
soggetta ad un solo tipo di lettura, ma alle più molteplici e varie, lasciando
perciò un quesito aperto, un caso da risolvere. Il tutto è reso ancora più
nebuloso dall'effetto sgranato di una pittura ottenuta per stratificazione di
acque colorate, quasi privo di gesto pittorico proprio perché questo viene
assorbito da un tessuto permeabile non trattato, quindi ricettivo.
Non si vede
materia pittorica, l'immagine prende forma per mezzo di aloni cromatici
abilmente controllati dall'artista che, affidandosi al caso e alla superficie
bagnata (a fresco), cerca di sfuggire ad un iperrealismo freddo e matematico per
approdare ad una "visione della visione", ad un post-reale in cui la realtà ,
filtrata attraverso i mezzi di riproducibilità dell'immagine, diviene finta ma
pur sempre riconducibile al dato di partenza (il reale). In alcune opere
l'immagine è legata alla finzione dall'elemento della maschera, dove grugni di
maiale in plastica e sporchi make up da clown aggiungono al volto un alone
grottesco che amplifica e rende ancora più manifesto l'intimo disagio nel
rapportarsi ad altri in modo trasparente (Philophobia).
In occasione della prima personale bolognese, Luigi Presicce presenterÃ
un'insieme di opere pittoriche e una video installazione (in bilico fra il video
d'artista e il cortometraggio cinematografico) realizzato con l'importante
collaborazione del video maker Cristiano Dal Pozzo.
I dipinti realizzati hanno per protagonista lo stesso personaggio, uno strano e
problematico essere umano dal nome Mario Banana, lo stesso che animerà le
sequenze del video. Lo spettatore viene così catapultato in una doppia realtà ,
statica e irreale per la parte pittorica, dinamica e "verosimile" per la parte
video.
Il soggetto e la sceneggiatura del cortometraggio sono stati scritti
dall'artista, mentre la realizzazione tecnica è stata coordinata e resa
possibile da un professionista quale è Cristiano Dal Pozzo già autore di
numerosi videoclips musicali per Modho, Afterhours e Timoria.
L'insieme delle sequenze, prive di dialoghi, rivela un "normale" contesto
casalingo, dai toni ironici e grotteschi, di cui fanno parte un nano, tatuato e
armato di un grembiule, impegnato ai fornelli e Mario Banana.
I dialoghi del film "Julien Donkey Boy" di Harmony Korine diventano gli unici
suoni del video, con un incalzante "San Martino" in versione inglese, pronto a
sbilanciare ulteriormente la percezione e l'aspettativa del fruitore.
L'artista, gli attori e il regista saranno presenti in galleria il giorno
dell'inaugurazione.
Catalogo con testo di Fabiola Naldi disponibile in galleria.
Orari: da mercoledì al sabato dalle 16 alle 19 - altri giorni su
appuntamento
STUDIO ERCOLANI, Viale Ercolani, 5/2 - 40138 Bologna Tel-Fax 051/398076