Massimo Casagrande, Loris Drago e Alessandro Rinaldi, sono stati invitati a confrontarsi sul tema della creazione artistica nell'ambito dei percorsi comunicativi contemporanei. La mostra si articola in una quindicina di dipinti e grafiche di medie e grandi dimensioni, e di un lavoro video.
a cura di Gaetano Salerno e Giacomo Malatrasi
Segnoperenne inaugura venerdì 28 gennaio 2011, alle ore 19.00, presso lo Spazio Creativo DESIGN NETWORK (Via Battindarno 159/2 – zona Stadio) da poco inaugurato a Bologna, Innocenza del Divenire, collettiva degli artisti Massimo Casagrande, Loris Drago e Alessandro Rinaldi, a cura di Gaetano Salerno e Giacomo Malatrasi.
Il progetto espositivo rinnova la collaborazione sinergica, nata in occasione della precedente edizione di ArteFiera Bologna, tra Segnoperenne, agenzia veneziana di produzione eventi culturali e CapodiLucca di Bologna, con l'intento di promuovere, attraverso la partecipazione al Circuito OFF di Arte Fiera 2011, il lavoro svolto dalle due realtà culturali nelle rispettive aree di produzione e promozione artistica.
Scelti per l’occasione tre pittori di area padovana (Massimo Casagrande, 1970 – Loris Drago, 1987 – Alessandro Rinaldi, 1970), presenti con lavori recenti (alcuni inediti), invitati a confrontarsi sul tema della creazione artistica inserito nella quotidianità del qui e dell’adesso e a strutturare dialoghi, partendo dalle proprie specifiche grammatiche, in virtù di nuovi registri linguistici e di nuove formule espressive condivisibili, come momento di riflessione sul valore odierno del medium figurativo posto a confronto con le incertezze espressive implicite nei percorsi comunicativi contemporanei.
La mostra si articola attraverso l'esposizione di una quindicina di lavori pittorici e grafici di medie e grandi dimensioni (oli, acrilici, tecnica mista su tela, su carta, su alluminio) e di un lavoro video (documentazioni delle fasi della genesi di un’opera pittorica).
Le ricerche dei tre artisti muovono da lontano, da basi figurative che hanno, nel tempo evolutivo dei rispettivi percorsi, spesso affrontato soluzioni astratte autoritarie e predominanti, ignorando, accantonando o superando la certezza accademica dell’immagine per stemperare l’azione visiva in atmosfere sospese e astratte, permeate di essenze cromatiche e spirituali che la materia, iperbolica o assente, ha inevitabilmente reso intellettuali ma ermetiche.
Si avverte ora invece l’esigenza di intraprendere, rievocando lo slancio emotivo del gesto pittorico, infinite digressioni sensoriali auto-formative suggerite dalle unicità delle esperienze, di guardare oltre la quinta scenica della propria tela, come riappropriazione di universi compositivi noti e riconoscibili che l’occhio riscopre in porzioni autentiche di realtà, prive di sofismi, imponendo così una fruizione empatica al prodotto artistico che si identifica nell’immediatezza di un linguaggio indubitabile e narrativo anche quando assume connotati spaventevoli o apocalittici, intuendo nella forma in divenire, proiezione del subconscio dell’artista, ricordi affioranti assopiti o scenari futuri(bili) poco piacevoli.
Il gesto pittorico allora è tanto drammatico quanto catartico, consolatorio, assolutorio ma, cosa ancora più importante, garantisce il pieno controllo sulla realtà presente a discapito della forza dell’illusione foriera di incertezze, riducendo il tutto ad una pura questione di presenza in cui l’immagine è ancora una volta più vivida del pensiero.
Proprio l’immagine – forte del potere che la storia le ha riconosciuto ben prima della scrittura – riaffiora in sequenze narrativa sincroniche, caratterizzando con sempre maggior vigore un sentire artistico odierno dal quale l’attività di Segnoperenne ha tratto più volte spunto per impostare e calibrare la propria politica espositiva e curatoriale.
Sempre di più appare infatti necessario, e con sempre maggiore convinzione, archiviare gli empirismi sperimentativi e provocativi di precedenti esperienze per ri-condurre la pittura ad una ricerca di un sentimentalismo reale (prima che questo sfoci nel lirismo) e verso inalterabilità compositive del soggetto che si riappropria schiettamente dell’oggettività dello sguardo, come attestazione dell’esistenza e della compresenza (dell’artista e del fruitore) in cui l’azione si subordina però al pensiero - attraverso l’introspezione analitica - e al sentimento, divenendone condizionato riflesso con continue ed illuminanti prese di coscienza intese come prove provate della propria esistenza.
Ogni storia visuale diventa perciò metafora creazionistica dell’uno nei confronti della moltitudine (e viceversa), del progredire umano incerto ma perpetuo, evidenziando il passaggio da principi cosmici informi (o informali) ad armonie spaziali che sono, ciascuna, i capitoli di un sapere pregresso divenuto competente; la tela accetta così la coesistenza di più mondi figurativi presenti e tangibili (accantonata definitivamente l’utopia spazialista di contrapposizione di volumi “altri” verso cui tutti e tre i linguaggi hanno a lungo, forse inconsapevolmente, guardato), individuando nella dualità e nella biunivocità dell’artista le potenzialità espressive più dirette e integre che la società di oggi possa esprimere.
Figure ri-emergono solide dalle masse come riflessi di intime esperienze la cui forza affabulatoria è indiscutibile perché frutto del calvario biologico e degli sforzi esplorativi i cui risultati artistici diventano ora forti appigli e ripari dalle incongruenze della storia presente, dai cortocircuiti mediatici, dalle letture errate dei fatti sociali, dall’incapacità endogena di storicizzazione, dall’impossibilità di vedere e percepire l’insieme perché distratti dal particolare.
Come nella visione di Eraclito del “Dio bambino” (ripresa poi, anche in epoche recenti, da diverse scuole filosofiche) che gioca e attraverso il gioco crea il Mondo dei Fenomeni (accertando dunque, nella convinzione aristotelica, l’esistenza di un contrapposto e contrario Mondo delle Idee che invece è puro concetto speculativo) così nella teoria dell’Innocenza del Divenire si richiede al processo creativo l’innocenza della scoperta, la purezza e il disincanto dello sguardo che solo il Dio bambino, - personificazione dell’artista/demiurgo – oggi può avere, beandosi dello sguardo del quale talvolta è autore, talvolta (quando lo sguardo si invera nel colore sulla tela divenendo forma riconoscibile) consapevole e consenziente vittima.
Il risultato evidenzia le difficoltà di innovazione - espresse da un pensiero postmoderno ancora predominante - se non nel solco di una guidata e consapevole attenzione al passato storico e alla metafora creazionista del mondo segnico nel quale l’artista, attraverso immersioni graduali e profonde, penetra, cercando di individuarne e renderne visivamente, l’armonia necessaria alla sua ri-costruzione, ri-crescita e ri-lettura e nel quale l’artista deve ricercare oggi i propri spazi d’azione.
La mostra è patrocinata dalla 35° Edizione di Arte Fiera Bologna e inserita nel catalogo dell’evento nell’ambito del Circuito ARTE FIERA OFF 2011.
Gli artisti saranno presenti venerdì 28 gennaio 2011 in occasione della vernice della mostra e durante la Notte Bianca di sabato 29 gennaio 2011 (apertura serale della galleria) in occasione delle quali i curatori Gaetano Salerno e Giacomo Malatrasi di Segnoperenne presenteranno le opere esposte.
Si ringrazia per il rinfresco di benvenuto la Casa Vinicola Canella di San Donà di Piave (welcome drink Bellini Cocktail – Canella Spa).
info: 348 5443851 / 328 6331120
Segnoperenne
www.segnoperenne.it
info@segnoperenne.it
CapodiLucca
www.capodilucca.it
info@capodilucca.it
Immagine: Alessandro Rinaldi
Inaugurazione venerdì 28 gennaio 2011, ore 19
II presentazione: sabato 29 gennaio 2011, ore 19
Spazio Creativo Design Network
via Battindarno 159/2 – Bologna
apertura: sabato 29 gennaio 2011, 12 – 24; domenica 30 gennaio 2011, 12 - 20
ingresso libero