Sottrarre all'oblio. Il filo conduttore di ogni 'ciclo' di lavori dell'artista e' l'entropia, il caso e l'abbandono: immagini, odori, suoni dimenticati.
Il filo conduttore di ogni “ciclo” di lavori di Alessandra D’Agnolo è l'entropia, il caso e l'abbandono (rilassamento, trascuratezza, rinuncia): cose o corpi lasciati da parte in balia del tempo ... cose e oggetti abbandonati e la loro conseguente trasformazione nel tempo: la trasformazione della forma, del colore, dell'idea alla quale essi vengono associati ... al loro uso.
Ogni cosa o corpo abbandonato -come avviene nel sonno- si trasforma si astrae, si distacca dalla “realtà”: oggetti completamente differenti con funzioni completamente diverse tra loro, in luoghi per nulla simili ... tutto tende ad assomigliarsi, tutto viene reso simile dalla patina del tempo, dall'astrazione dalla incontrollabilità.
Cose spesso abbandonate in scenografici ammassi. Oggetti accatastati, ripetizione associabile alla quotidiana replica di immagini, suoni, odori ai quali siamo talmente assuefatti da non prestarvi alcuna attenzione: immagini, odori, suoni dimenticati.
Gran parte dei suoi lavori sono il frutto di un misto di varie tecniche, le basi sono spesso la litografia e lo sviluppo fotografico proprio perchè durante il processo dello sviluppo fotografico e della preparazione litografica ci si può volutamente abbandonare alle varie fasi di preparazione, trasgredire alla tecnica stessa con risultati inaspettati dovuti al caso, principale fonte d’ispirazione di Alessandra D’Agnolo.
Inaugurazione: sabato 12 febbraio 2011 ore 19
Museo Nuova Era
Strada dei Gesuiti, 13 - Bari
Orari: 17- 20
chiuso domenica e giorni festivi