Castello di Rivoli
Rivoli (TO)
piazza Mafalda di Savoia
011 9565222 FAX 011 9565231
WEB
John McCracken
dal 20/2/2011 al 18/6/2011
mar-ven 10-17, sab-dom 10-19
011 9565280

Segnalato da

Manuela Vasco




 
calendario eventi  :: 




20/2/2011

John McCracken

Castello di Rivoli, Rivoli (TO)

L'artista e' uno tra i maggiori esponenti storici del Minimalismo americano, ma le tendenze anti-illusionistiche di questo movimento in lui si sposano con un atteggiamento visionario e contemplativo. La retrospettiva presenta circa 60 lavori a partire dalle prime tele e sculture bicrome degli anni '60 fino ai dipinti della serie Mandala degli anni '70, insieme a lavori piu' recenti.


comunicato stampa

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a cura di Andrea Bellini

Il Castello di Rivoli organizza e propone la prima retrospettiva in un museo europeo dell’artista americano John McCracken (Berkeley, California, 1934. Vive e lavora a Santa Fe, Nuovo Messico).

Tra i maggiori esponenti storici del Minimalismo americano insieme a Donald Judd, Carl Andre, Dan Flavin e altri, John McCracken vede l’arte come mezzo per una esperienza contemplativa spirituale alta e misteriosa, e i suoi lavori come prototipi di un mondo a venire in cui regna assoluta bellezza. Convinto che l’arte, risvegliando la conoscenza e arricchendo le nostre vite, possa dare forma ai misteri della vita e alle leggi insondabili dell’universo, McCracken, attraverso l’unicità della sua visione artistica, rivela la vera complessità di quello che genericamente chiamiamo Minimalismo.
L’artista è divenuto noto per ciò che egli definisce “blocchi, lastre, colonne, assi. Belle forme basilari, forme neutre.” Il punto di partenza per tali “forme neutre” è l’oggetto minimalista o la struttura primaria come il cubo o la tavola. Eseguite in legno compensato e successivamente ricoperte di fibra di vetro e resina di poliestere, declinate in colori vividi, le forme neutre si trasformano in un oggetto che coniuga le tendenze anti-illusionistiche del Minimalismo con i colori dell’industria automobilistica e con l’idea di uno spazio mentale e immateriale. Noto soprattutto per le proprie sculture, McCracken in seguito evolve il proprio lavoro a partire dai dipinti della serie Mandala degli anni Settanta, opere che hanno portato la critica a confrontarsi in modo inedito con la sua produzione artistica.
L’opera di McCracken può essere oggi analizzata in un’ottica nella quale le categorie dell’arte minimale vengono rivisitate per lasciar spazio a nuovi campi concettuali, ad esempio l’incontro con ciò che l’artista chiama “la presenza” e la speculazione teorica sullo spazio. Il lavoro dell’artista americano negli ultimi anni è apparso in molte rassegne collettive non legate alla corrente del Minimalismo ma dedicate bensì ai temi più svariati: dallo psichedelico alla vita extraterrestre o ai rapporti tra arte e design.

La retrospettiva di McCracken al Castello di Rivoli, realizzata con il contributo della Fondazione CRT, è sviluppata in stretta collaborazione con l’artista e presenta circa sessanta lavori storici a partire dalle prime tele degli anni Sessanta, esposte per la prima volta al pubblico, le sculture bicrome della metà degli anni Sessanta come Theta-Two e Mykonos, fino ai dipinti della serie Mandala degli anni Settanta, insieme a lavori più recenti come Wonder e Fair, entrambi del 2010, due sculture realizzate dall’artista appositamente per questa mostra.
Curata da Andrea Bellini, co-direttore del Castello di Rivoli e allestita nel grande spazio della Manica Lunga, la mostra segna l’inizio di una serie di retrospettive che il museo dedicherà a figure chiave dell’arte contemporanea.

Pubblicato per i tipi di SKIRA, il catalogo della rassegna, curato da Andrea Bellini e Marianna Vecellio, include nuovi saggi di Andrea Bellini, Alex Farquharson, direttore del museo Nottingham Contemporary a Nottingham in Inghilterra e Marc-Olivier Wahler, direttore del Palais de Tokyo a Parigi; una nuova intervista realizzata all’artista da Marianna Vecellio e una conversazione su McCracken tra Daniel Baumann e l’artista John Armleder.
Oltre alle immagini dei più importanti lavori creati da McCracken a partire dagli anni Sessanta, il catalogo presenta una selezione di disegni dai taccuini dell’artista e, per la prima volta, una cronologia dettagliata delle mostre.
La pubblicazione include inoltre un’ampia antologia con testi di Brooks Adams, Roger M. Buergel, Dan Cameron, Frances Colpitt, John Coplans, Donna DeSalvo, Lucy R. Lippard, Jane Livingstone, Kynaston McShine, David Pagel, Peter Plagens, Merle Schipper, Barbara Rose, Harold Rosenberg, Angela Vettese, A. M. Wade, Emily Wassermann, Nicolas Wilder, Eva Wittocx, Adachiara Zevi e dell’artista.

Lunedì 21 febbraio 2011, alle ore 18.00, nel Teatro del museo si terrà la conferenza inaugurale della mostra John McCracken dal titolo Phenomenal: Light as a Primary Medium for Art in Los Angeles, circa 1960-1980.
L’incontro, aperto al pubblico, è a cura di Robin Clark, curatrice al Museum of Contemporary Art di San Diego.

Robin Clark è curatrice al Museum of Contemporary Art di San Diego, dove con il Direttore del MCASD Hugh M. Davies sta organizzando la mostra Phenomenal: California Light and Space.
Phenomenal, sarà presentata nell’autunno del 2011 in tutte le tre sedi del MCASD nell’ambito dell’iniziativa regionale Pacific Standard Time: Art in Los Angeles, 1945-1980 promossa dalla Getty Foundation. In occasione della rassegna, Clark sta curando la prima raccolta critica sul tema che sarà co-pubblicata dal MCASD e dalla University of California Press. Clark ha curato Automatic Cities: The Architectural Imaginary in Contemporary Art (2009), nel cui ambito sono stati esposti nuovi lavori di quattordici artisti internazionali. In occasione della mostra è stato pubblicato un catalogo con saggi di Clark e Giuliana Bruno, Professor of Visual and Environmental Studies alla Harvard University. Clark ha inoltre curato le installazioni site-specific di Ann Lislegaard e Sebastian Hungerer & Rainer Kehres per la Pulitzer Foundation for the Arts di St. Louis (2008) ed ha pubblicato un saggio nel catalogo Danskjävlar realizzato per la mostra inaugurale del Kunsthal Charlottenborg di Copenhagen (2008). Prima di trasferirsi al MCASD, Clark è stata curatrice al Saint Louis Art Museum dove ha organizzato, tra le altre, le personali di Tara Donovan, Ellen Gallagher, Isaac Julien, Julie Mehretu, Roxy Paine, Neo Rauch, e Matthew Ritchie. Clark ha conseguito il Dottorato in Storia dell’Arte presso il CUNY Graduate Center, un Master of Arts presso la Boston University e un Bachelor of Arts presso lo Smith College.

BIOGRAFIA
John McCracken nasce a Berkeley, California, il 9 dicembre 1934. Prima di iscriversi al California College of Arts and Crafts (CCAC) a Oakland, dove studia pittura dal 1957 al 1965, lavora come operatore sonar su una nave dragamine militare.
Nel 1962, l’artista realizza oggetti scultorei creati dall’assemblaggio di rifiuti e detriti e produce al tempo stesso dipinti a olio su tela, come Cathedral, 1962, Look, 1962, e Bandolier, 1962, che combinano l’elemento geometrico astratto con l’immaginario e la narrazione surrealista e che rivelano il suo interesse verso artisti di matrice modernista quali Stuart Davis e Gordon Onslow Ford, quest’ultimo insegnante al College of Arts and Crafts a Oakland.
Nel 1964, partecipa alla sua prima mostra collettiva al Richmond Art Center a Richmond, California, in occasione della quale espone una serie di dipinti e disegni geometrici come Painting 05 del 1963 e Untitled del 1964, che mostrano l’allontanamento dalla narrazione espressionista e anticipano la sintesi formale che affronterà con la riduzione minimalista e la scultura negli anni a venire. Gli elementi grafici dei quadri di questi anni sembrano ridursi e asciugarsi in una serie di segni, frecce, cerchi e croci, accentuati dal contrasto cromatico tra lo sfondo e la traccia in primo piano.
Nel 1964 con l’opera a parete in lacca e legno Slate, avviene il passaggio dalla produzione pittorica a quella scultorea e l’avviarsi, da parte dell’artista, a una vasta produzione di opere in lacca e legno e successivamente in fibra di vetro e compensato, dal forte accento cromatico. Nel giugno del 1965, McCracken tiene la sua prima mostra personale alla Nicholas Wilder Gallery a Los Angeles, dove espone le sculture bicrome in lacca, fibra di vetro e compensato come Le Marquis, 1965, Shogun, 1965 e Theta-One, 1965. Le opere sono blocchi composti da forme basilari e neutre, il colore delle quali diventa materia strutturale.
La mostra alla Wilder Gallery mette in evidenza il lavoro di McCracken e gli vale l’inclusione, l’anno successivo, nella collettiva Five Los Angeles Sculptors, curata da John Coplans presso la Art Gallery University of California, Irvine. In occasione della rassegna l’artista espone Yellow Pyramid e Blue Post and Lintel I, opere del 1965, che esprimono la relazione con il linguaggio e lo spazio architettonico. Il lavoro di McCracken viene letto – nell’ambito della scuola californiana - accanto a quello di artisti come Larry Bell, Kenneth Price, Tony DeLap e David Gray i quali, nonostante non condividano un approccio programmatico comune, si distinguono per una manualità ricercata e la scelta dell’uso di materiali moderni; aspetti che conferiranno loro l’appellativo di Finish Fetish.
La bicromia è territorio di passaggio e l’artista avvia, a partire dal 1966, la realizzazione di opere monocrome che riducono il loro impatto nella forza della loro specificità oggettuale. Il punto di partenza per tali “forme neutre” è l’oggetto minimalista o la struttura primaria come il cubo o il parallelepipedo. Eseguite in legno compensato e successivamente ricoperte di fibra di vetro e resina di poliestere declinati in colori vividi, le forme neutre si trasformano in un oggetto che coniuga le tendenze anti-illusioniste dell’arte minimale con i colori dell’industria automobilistica e con l’idea di uno spazio mentale e immateriale.
Il 1966 è l’anno della consacrazione minimalista di McCracken, con la partecipazione dell’artista a mostre di rilievo come Primary Structures, tenutasi al Jewish Museum di New York. In questa occasione il curatore, Kynaston McShine, pubblica un’analisi dettagliata del lavoro di McCracken nel contesto del Minimalismo e della Land Art. Nello stesso anno, si tiene alla Robert Elkon Gallery la prima mostra personale dell’artista a New York, in occasione della quale vengono esposti i Block (Blocchi) e le Slabs (Lastre), oggetti
geometrici monocromi come l’opera Violet Block in Two Parts e Brown Block in Three Parts, entrambe del 1966.
La riduzione spinge l’artista a sperimentare materiali e forme semplici e a individuare nella Plank (Asse), tavola di compensato o legno appoggiata alla parete, il territorio di coesistenza tra la presenza individuale e definita del corpo scultoreo e lo spazio reale circostante. Nel 1967, McCracken presenta una serie delle sue Planks alla Robert Elkon Gallery a New York e, successivamente, alla Nicholas Wilder Gallery di Los Angeles. In questi anni il lavoro dell’artista è proposto in grandi retrospettive di arte americana: American Sculpture of the Sixties al Los Angeles County Museum; A New Aesthetic alla Washington Gallery of Modern Art e The Art of The Real: USA 1948-1968 al MoMA di New York.
Se fino ad allora l’artista risiede a Venice, in California, a partire dal 1968 si trasferisce a New York dove rimarrà per lunghi periodi fino al 1972, grazie anche all’attività di insegnamento condotta sia presso la School of Visual Art (1968-69) sia presso l’Hunter College (1971-72), entrambe scuole newyorchesi.
Il 1969 si apre con la prima mostra personale dell’artista in un museo, presso la Art Gallery of Ontario, Canada. A questa segue la rassegna personale che gli viene dedicata dalla galleria parigina di Ileana Sonnabend.
In quel periodo McCracken si concentra sulla forma dell’asse e sulle sue variazioni: approfondisce la Plank come oggetto seriale, antropomorfizzato, sorta di autoritratto, finestra o sistema di comunicazione con l’alterità, fino a renderla forma simbolica e passaggio verso i Monoliths (Monoliti) degli anni Ottanta.
Negli anni Settanta l’artista vede affievolirsi il confronto critico internazionale; le mostre si riducono sensibilmente e si apre un periodo di isolamento creativo, di ricerca privata, scandita anche da un ritorno alla pittura. McCracken insegna presso la University of Nevada di Reno (1972-73) e successivamente presso quella di Las Vegas (1973-75) ed espone in quegli anni, pur mantenendo un costante rapporto con la galleria newyorchese di Robert Elkon, prevalentemente negli spazi espositivi dei campus universitari. Nel frattempo la sua ricerca sembra abbandonare la spinta riduzionista per abbracciare l’universo espressivo e meno neutro del linguaggio pittorico. Realizza prima una serie di Mandala, oli su tela raffiguranti cerchi concentrici, e quindi una serie di quadri con motivi astratti quali Abritaine, Ophirin entrambi del 1972. In questi, McCracken esprime la relazione con nuovi oggetti d’indagine come l’infinto e la psichedelia, i linguaggi dei Nativi d’America, l’energia, la spiritualità e la dimensione interiore. L’artista, pur risiedendo in Nevada, spinto da impegni professionali verso la fine degli anni Settanta si reca in California dove avvia, a partire dal 1978, la collaborazione con diverse gallerie anticipando di fatto il proprio rientro definitivo in California negli anni Ottanta.
Anche la produzione scultorea è il prodotto di un’osmosi con la pittura: sebbene l’artista produca una serie di sculture monocrome orizzontali a parete, le Planks si colorano di motivi decorativi che spostano l’attenzione dall’idea dell’opera alla sua superficie.
Il 1986 è l’anno del rilancio dell’artista presente in due importanti mostre: la Biennale di Venezia e la mostra personale Heroic Stance: The Sculpture of John McCracken 1965-1986, progetto itinerante organizzato dal P.S.1 e curato da Edward Leffingwell.
La fine degli anni Ottanta vede l’artista concentrarsi sulla produzione di una nuova serie di opere scultoree in fibra di vetro e compensato e in acciaio inossidabile: i Monoliths.
La nuova serie di opere e le due mostre del 1986 riportano attenzione sull’attività dell’artista a cui vengono dedicate alcune importanti rassegne: nel 1989, McCracken partecipa alla mostra Geometric Abstraction and Minimalism in America al Solomon R. Guggenheim Museum di New York e una selezione di nuove sculture sono installate alla
Galerie Konrad Fischer a Düsseldorf.
Nel 1991, le sue opere vengono incluse nella mostra Finish Fetish: L.A.’s Cool School alla University of Southern California, dove la curatrice Francis Colpitt evidenzia le attività del gruppo di Los Angeles. L’anno successivo, McCracken ha una mostra personale presso la Sonnabend Gallery a New York e, nel 1993, alla L.A. Louver Gallery di Los Angeles. Nel 1994, le nuove sculture dell’artista sono presentate in due mostre personali alla galleria L.A Louver a Venice in California e alla Galerie Art & Public a Ginevra, e l’anno successivo alla Hochschule für Angewandte Kunst a Vienna.
Nel 1995 una selezione di nuove sculture è presentata in Painting Outside Painting: 44th Biennial Exhibition of American Painting alla Corcoran Gallery of Art a Washington, D.C.
Nel 1997, la Lisson Gallery di Londra apre una grande mostra personale di lavori dal 1965 al 1990, e David Zwirner di New York inaugura John McCracken: Sculture, progetto analogo che raccoglie opere storiche dell’artista. Lo stesso anno le opere dell’artista sono esposte nell’ambito di Sunshine e Noir: Art in L.A. 1960-1997, mostra itinerante organizzata dal Louisiana Museum of Modern Art a Humlebaek, Danimarca e presentata anche al Castello di Rivoli nel 1998. McCracken partecipa inoltre a View from Abroad: European Perspectives on American Art; 3 American Realities, curata da Adam D. Weinberg e Nicholas Serota al Whitney Museum of American Art.
Nel 1998, la galleria Studio La Città di Verona presenta al pubblico italiano opere recenti di McCracken nell’ambito della sua prima ampia personale nel nostro Paese, seguita dalla rassegna presso la galleria A Arte Studio Invernizzi a Milano, dove l’artista espone opere degli anni Novanta.
Nel 1999, i primi lavori realizzati da McCracken sono inclusi in diverse mostre collettive come The Museum: Highlights from the Collection; an Archive of the Pasadena Art Museum; Radical Part: Contemporary Art & Music in Pasadena, 1960-1974, al Norton Simon Museum of Art, Pasadena, e in The American Century: Art and Culture Part II: 1950-2000 al Whitney Museum of American Art. Si tengono inoltre mostre personali alla James Kelly Contemporary, Santa Fe e alla galleria Hauser & Wirth di Zurigo.
Negli anni seguenti vengono realizzate mostre che includono sia la produzione storica dell’artista sia i nuovi lavori: Made in California: Art, Image, and Identity, 1900-2000, Los Angeles County Museum of Art nel 2000, Les anneées 70: l’art en cause, CAPC Musée d’art contemporain de Bordeaux nel 2002, Primary Matters: The Minimalist Sensibility, 1959 to Present, San Francisco Museum of Modern Art, nel 2003.
A partire dal 2004 il lavoro di McCracken è presentato in una serie di mostre internazionali come Singular Forms (Sometimes Repeated): Art From 1951 to the Present, Solomon R. Guggenheim Museum, New York e A Minimal Future? Art as Object 1958-1968, Museum of Contemporary Art, Los Angeles and in Beyond Geometry. Experiments in Form, 1940s-1970s, Los Angeles County Museum of Art Los Angeles; in una mostra personale allo S.M.A.K. di Gand e in Los Angeles, 1955-1985. Naissance d’une capitale artistique, presso il Centre Georges Pompidou a Parigi.
Nel 2007 una selezione di opere è inclusa in documenta 12, Kassel curata da Roger Buergel e Ruth Noack. L’anno seguente, il lavoro dell’artista viene esposto nella mostra John McCracken, alla Inverleith House, Royal Botanic Garden a Edimburgo.
Nel 2010 David Zwirner gli dedica una mostra personale incentrata sui lavori in bronzo e acciaio.

LA MOSTRA
La rassegna, appositamente concepita per i grandi spazi della Manica Lunga del Castello di Rivoli, copre l’intero arco della produzione artistica di John McCracken, leggendario esponente del minimalismo West Coast.
La mostra segue tendenzialmente un percorso cronologico attraverso un allestimento ideato personalmente dall’artista e dal curatore. Attraverso il percorso allestito nel singolare ambiente castellamontiano del museo, vengono scanditi i passaggi e le diverse fasi della ricerca dell’artista, sottolineandone in tal modo le differenze, come anche la straordinaria coerenza.
La mostra si apre con una prima sezione dedicata ai lavori pittorici, mentre una seconda parte è dedicata alle opere bidimensionali derivate dai lavori precedenti, ossia le prime sculture e i primi oggetti dell’artista, alcuni dei quali richiamano elementi architettonici arcaici o egizi. Seguono un’ importante serie delle celebri Planks e un’intera sezione dedicata ai Mandala. La rassegna si conclude quindi con le opere degli ultimi anni che includono, tra le altre, sculture a parete e alcuni monoliti.
Il percorso espositivo si apre e si chiude virtualmente con due imponenti ed emblematiche opere inedite in acciaio specchiante, Wonder e Fair entrambe del 2010, realizzate appositamente per la retrospettiva al Castello di Rivoli.

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curated by Andrea Bellini

The Castello di Rivoli Museum of Contemporary Art is proud to present the largest retrospective to date of the American artist John McCracken (b. 1934, Berkeley, California. Lives and works in Santa Fe, New Mexico).

Among the leading historic exponents of the American Minimalism, together with Donald Judd, Carl Andre, Dan Flavin, and other, John McCracken views art as a means of aesthetic and spiritual emancipation and his works are as prototypes for a world to come, one dominated by pure thought and an absolute form of beauty. Convinced that art can give form to a hidden dimension of matter and the universe, reawakening consciousness and enriching our live, McCracken, through the uniqueness of his artistic vision, reveals the true complexity of what we generically call “Minimalism”.
John McCracken became famous for what he refers to as “blocks, slabs, columns, planks. Basic beautiful forms, neutral forms.” The starting point for his “neutral form” is a minimalist object or primary structure, such as a cube or a board. Built out of plywood, and subsequently covered with fiberglass and polyester resin imbued with a vivid color, the neutral form transforms into an object that brilliantly combines the anti-illusionism of Minimalism, the colorful effects of car culture, and the idea of an immaterial mental space. Known primarily for these sculptures, McCracken has only recently received attention for his 1970s Mandala paintings, which has led to a new valorization of his oeuvre.
Long esteemed among the work of West Coast Minimalists, McCracken’s achievement is today understood as exemplifying an approach that defies established categories in order to open new fields of thought, such as the encounter with “presence” (McCracken’s term) and speculations about outer space.

The John McCracken retrospective at the Castello di Rivoli, which has been made possible thanks to the support of Fondazione CRT, has been developed in close collaboration with the artist. It presents approximately sixty historical works including early paintings from the 1960s never shown before, early bichrome sculptural works such as Theta-Two and Mykonos, 1965; his first Plank, Red Plank, 1966; rarely exhibited Mandala paintings from the 1970s; till his most recent works such as Wonder and Fair, two stainless steel columns from 2010, created by the artist specifically for this exhibition.

Curated by Andrea Bellini, co-director of the Castello di Rivoli, this exhibition will take place in the Manica Lunga of the museum and it marks the beginning of a series of retrospectives dedicated to key figures in contemporary art.

Published by SKIRA on the occasion of the large retrospective at Castello di Rivoli, the catalogue edited by Andrea Bellini and Marianna Vecellio includes new essays by Andrea Bellini, Alex Farquharson, Linda Norden, and Marc-Olivier Wahler; a new interview made to the artist by Marianna Vecellio and a conversation on McCracken between Daniel Baumann and the artist John Armleder.
In addition to images of the most important works created by McCracken, beginning in the 1960s, the catalogue presents a selection of his sketchbooks and, for the first time, a detailed chronology of the artist’s exhibitions and his artistic development. This book also features an extensive anthology with texts by Brooks Adams, Roger M. Buergel, Dan Cameron, Frances Colpitt, John Coplans, Donna DeSalvo, Lucy R. Lippard, Jane Livingstone, Kynaston McShine, David Pagel, Peter Plagens, Merle Schipper, Barbara Rose, Harold Rosenberg, Angela Vettese, A. M. Wade, Emily Wassermann, Nicolas Wilder, Eva Wittocx, Adachiara Zevi and by the artist.

BIOGRAPHY
John McCracken was born in Berkeley, California, on December 9, 1934. Prior to enrolling at the California College of Arts and Crafts (CCAC) in Oakland, where he studied painting from 1957 to 1965, he worked as a sonar operator on a military minesweeper.
In 1962 McCracken created sculptural objects from an assemblage of trash and detritus; at the same time he was producing oil paintings on canvas, such as Cathedral, 1962, Look, 1962, and Bandolier, 1962, which combine the abstract, geometric element with Surrealist imagination and narration, and which reveal his interest in modernist artists such as Stuart Davis and Gordon Onslow Ford, the latter of whom taught at the California College of Arts and Crafts in Oakland.
In 1964 he participated in his first group show, at the Richmond Art Center in Richmond, California, where he exhibited a series of geometric paintings and drawings, including Painting 05, 1963, and Untitled, 1964, which demonstrate how far he had moved from expressionist narration, and anticipate the formal synthesis he would tackle with minimalist reduction and sculpture in the years to come. The graphic elements in the paintings from these years seem to be reduced and distilled to a series of signs, arrows, circles and crosses, accentuated by the chromatic contrast between the background and the mark in the foreground.
In 1964, Slate, a wall piece in lacquer and wood, marked his transition from pictorial to sculptural production and the beginning of a vast production of works, first in lacquer and wood and then in fibreglass and plywood, characterised by vivid colours. The geometric elements in his earlier pictorial production seem to have become accentuated in a contrast that emerges in the juxtaposition and combination of separate sculptural elements.
In June 1965 he had his first solo exhibition at the Nicholas Wilder Gallery in Los Angeles, where he exhibited two-tone sculptures in lacquer, fiberglass and plywood, such as Le Marquis, 1965, Shogun, 1965, and Theta-One, 1965. These works are blocks made up of basic and neutral forms whose colour becomes a structural material. This exhibition brought attention to McCracken’s work and led to his inclusion in a group show curated by John Coplans the following year, Five Los Angeles Sculptors, at the Art Gallery of the University of California, Irvine. On this occasion McCracken exhibited Yellow Pyramid and Blue Post and Lintel I, works from 1965 that express a relationship with language and the architectural space. McCracken’s output came to be interpreted within the context of the California school, along with artists such as Larry Bell, Kenneth Price, Tony DeLap and David Gray, who did not share a programmatic approach but who emphasised refined manual skill and the use of modern materials, earning their work the label Finish Fetish.
McCracken’s two-toned period was transitional and in 1966 he began creating monochrome works that reduce their impact to the force of their specificity as objects. The point of departure for these “neutral forms” is the minimalist object or the primary structure, such as the cube or parallelepiped. Executed in plywood and then covered in fibreglass and polyester resin in vivid colours, the neutral forms are transformed into an object that combines the anti-illusionistic tendencies of Minimal Art with colours typical of the automobile industry and with the idea of a mental and immaterial space.
1966 was the year when McCracken received official recognition as a Minimalist, with his inclusion in significant exhibitions such as Primary Structures at the Jewish Museum in New York. On this occasion the curator Kynaston McShine published a detailed analysis of the artist’s work within the context of Minimalism and Land Art.
That same year McCracken had his first solo show in New York, at the Robert Elkon Gallery, where he exhibited his Blocks and Slabs, monochrome geometric objects that included works such as Violet Block in Two Parts and Brown Block in Three Parts, both dated 1966.
This reductive approach pushed the artist to experiment with simple materials and forms and to identify the Plank, a plywood or wood board rested against the wall, as a territory of coexistence for the individual and defined presence of the sculptural body and the real surrounding space, encouraging the viewer to reflect on the concise dialogue between these two opposites.
In 1967 McCracken showed a series of his Planks at the Robert Elkon Gallery in New York, and later at the Nicholas Wilder Gallery in Los Angeles, and his work was included in large-scale retrospectives of American art: American Sculpture of the Sixties at the Los Angeles County Museum; A New Aesthetic at the Washington Gallery of Modern Art; and The Art of The Real: USA 1948-1969 at MoMA in New York.
Until this time the artist had been living in Venice, California, but in 1968 McCracken moved to New York, where he would remain for long periods of time until 1972, teaching at both the School of Visual Arts (1968-69) and Hunter College (1971-72).
1969 began with his first solo exhibition at a museum, the Art Gallery of Ontario, Canada, followed by a solo show at Ileana Sonnabend’s gallery in Paris, marking the beginning of his professional collaboration with the latter.
During this period McCracken seemed to concentrate on the form of the Plank and its variations; he examined the Plank as a serial object, as an anthropomorphized object, a sort of self-portrait, a window or a system of communication with otherness; finally it became a symbolic form and a passage toward the monolithic body, seen in his works from the 1980s.
During the 1970s the artist’s work attracted less international critical interest; there were considerably fewer exhibitions and he embarked on a period of creative isolation and private research, also marked by a return to painting. McCracken taught at the University of Nevada in Reno (1972-73) and Las Vegas (1973-75) and throughout this period showed his work predominantly in exhibition spaces connected to university campuses, although he continued to maintain a relationship with the Robert Elkon Gallery in New York. In the meantime his research seemed to abandon its reductionist thrust, with an embrace of the expressive and less neutral universe of pictorial language. He first created a series of Mandalas, oil paintings on canvas depicting concentric circles, then a series of paintings illustrating abstract motifs, such as Abritaine and Ophirin, both 1972, which express the relationship with various investigative motifs such as infinity and psychedelia, the languages of Native Americans and the energy and spirituality that characterise the artistic creation of an inner dimension. Toward the late 1970s, professional commitments led the artist, who still resided in Nevada, to go to California, where in 1978 he began collaborating with galleries in Los Angeles, anticipating his definitive return there in the 1980s.
McCracken’s sculptural production is also the result of an osmosis with painting. Although he produced a series of monochrome, horizontal wall sculptures, the Planks are painted with decorative motifs that shift attention from the idea of the work to its surface.
In 1986 the revival of the artist’s career featured his participation in two important exhibitions: the Venice Biennale and a solo exhibition, McCracken Heroic Stance: The Sculpture of John McCracken 1965-1986, a travelling show organised by P.S.1 and curated by Edward Leffingwell.
In the late 1980s the artist concentrated on the production of a new series of sculptural works in fiberglass, plywood and stainless steel, entitled Monoliths. This new series and two exhibitions in 1986 brought renewed attention to McCracken’s activity, and numerous shows followed. In 1989 he participated in the exhibition Geometric Abstraction and Minimalism in America at the Solomon R. Guggenheim Museum in New York, and he installed a selection of new sculptures at the Galerie Konrad Fischer in Dusseldorf.
In 1991 his works were included in the exhibition Finish Fetish: L.A.’s Cool School at the University of Southern California, where curator Francis Colpitt focused on a Los Angeles group of artists. The following year McCracken had a solo exhibition at the Sonnabend Gallery in New York and, in 1993, at the L.A. Louver Gallery in Los Angeles. In 1994 he had two solo shows of his new sculptures, at L.A. Louver in Venice, California, and at the Galerie Art & Public in Geneva, as well as a show the following year at the Hochschule für Angewandte Kunst in Vienna.
In 1995 a selection of new sculptures were included in Painting Outside Painting: 44th Biennial Exhibition of American Painting at the Corcoran Gallery of Art in Washington, D.C. In 1997 the Lisson Gallery in London held a large solo exhibition of works from 1965 to 1990, and David Zwirner in New York presented John McCracken: Sculpture, a similar selection that included the artist’s historical works.
That same year McCracken was included in Sunshine & Noir: Art in L.A. 1960-1997, a travelling exhibition organised by the Louisiana Museum of Modern Art in Humlebaek, Denmark; travelling at Castello di Rivoli in 1998. McCracken also participated in View from Abroad: European Perspectives on American Art; 3 American Realities, curated by Adam D. Weinberg and Nicholas Serota at the Whitney Museum of American Art in New York.
In 1998 the gallery Studio La Città in Verona showed recent works by McCracken, in his first large solo show in Italy, followed by A Arte Studio Invernizzi in Milan, which included works from the 1990s.
In 1999 McCracken’s early work was included in various group exhibitions, such as The Museum: Highlights from the Collection; an Archive of the Pasadena Art Museum; Radical Part: Contemporary Art & Music in Pasadena, 1960-1974, at the Norton Simon Museum of Art, Pasadena, and The American Century: Art and Culture Part II: 1950-2000, at the Whitney Museum of American Art. He had solo exhibitions at James Kelly Contemporary, Santa Fe, and at Hauser & Wirth, Zurich.
The following years brought numerous exhibitions that included both the artist’s historical production and new works: Made in California: Art, Image, and Identity, 1900-2000, Los Angeles County Museum of Art, 2000; Les anneés 70: l’art en cause, CAPC Musée d’art contemporain de Bordeaux, 2001; Primary Matters: The Minimalist Sensibility, 1959 to Present, San Francisco Museum of Modern Art, 2003.
Since 2004 his work has been shown in a series of international exhibitions, including Singular Forms (Sometimes Repeated): Art From 1951 to the Present, Solomon R. Guggenheim Museum, New York; A Minimal Future? Art as Object 1958-1969, Museum of Contemporary Art, Los Angeles; and Beyond Geometry. Experiments in Form, 1940s-1970s, Los Angeles County Museum of Art, Los Angeles. He also had a solo exhibition at S.M.A.K. in Ghent and participated in Los Angeles, 1955-1985. Naissance d’une capitale artistique at the Centre Georges Pompidou in Paris.
In 2007 a selection of his works was included in documenta 12, Kassel, curated by Roger Buergel and Ruth Noack. The following year his work was featured in the exhibition John McCracken, at Inverleith House, Royal Botanic Garden, Edinburgh.
In 2010 David Zwirner held a solo exhibition that concentrated on McCracken’s works in bronze and steel.

Immagine: John McCracken, Untitled (Senza titolo), 1971. Acrilico su tela /acrylic on canvas, 61 x 61 cm / 24 x 24 in. Courtesy Elkon Gallery, Inc., New York

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Anteprima per la stampa: lunedì 21 febbraio 2011 ore 11.30

Incontro 'Phenomenal: Light as a Primary Medium for Art in Los Angeles, circa 1960-1980': lunedì 21 febbraio 2011, alle ore 18.00, nel Teatro del museo, a cura di Robin Clark

Inaugurazione: lunedì 21 febbraio 2011 ore 19.00

Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea
Piazza Mafalda di Savoia - Rivoli (TO)
Orario: da martedì a venerdì ore 10.00 – 17.00
sabato e domenica ore 10.00 – 19.00
Ingresso: € 6.50 intero, € 4.50 ridotto

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Rachel Rose
dal 5/11/2015 al 9/1/2016

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