Tre punti di partenza diversi che convergono nel tentativo di fusione tra suono e arte contemporanea con roberto Giuliano, produttore di musica elettronica, Ramon Moro trombettista e musicista, Alessandro Sciaraffa, artista contemporaneo, da anni impegnato in lavori sonori.
Ferramenta, il nuovo spazio per la contemporaneità situato nel quadrilatero romano, dopo aver ospitato il teatro con Marta Cuscunà e l’arte contemporanea con Silvia Giambrone, apre alla musica.
Cosa succede quando vengono avvicinate e si cerca di sovrapporre la musica (elettronica, digitale, la cosiddetta musica concreta, la musica astratta e la musica classica) e la produzione artistica in ambito di installazioni e creazioni performative? Un elemento prende il sopravvento sull’altro? Il fruitore dell’opera riesce a cogliere nella sua interezza il lavoro o l’attenzione sarà distolta da uno dei due elementi? Quali le difficoltà o le agevolazioni per l’artista che decide di lavorare con i due linguaggi?
I tre casi che verranno analizzati e dai quali si svilupperà la chiacchierata hanno a che fare con tre musicisti/artisti di Torino. Tre punti di partenza diversi ma che convergono nel tentativo di fusione tra suono e arte contemporanea. Roberto Giuliano è un musicista produttore di musica elettronica. A un certo punto della sua vita professionale, si è imbattuto nel Reactable, lo strumento più tecnologico del momento suonato da un numero esiguo di musicisti ed esposto nei musei della scienza e della tecnica di tutto il mondo.
Ramon Moro, trombettista e musicista raffinato, decide, dopo aver visto l'opera Bwindi Light Masks di Richi Ferrero, di chiedere all'artista di poter intervenire nel processo creativo e realizzare una serie di performance live. Alessandro Sciaraffa, artista contemporaneo, da anni impegnato in lavori sonori ha fatto del suono e delle sue applicazioni la matrice di parte della sua poetica.
Esperienze diverse che verranno raccontate durante una chiacchierata “assemblata” da Generoso Gene Urciuoli.
Musica e arte.
Due espressioni del sentimento umano apparentemente accostabili ma con un rapporto relazionale alquanto difficile.
Questo rapporto, come sostenuto da Enrico Fubini (docente di Estetica della musica dell’Università degli Sudi di Torino), anche se non conflittuale, ha evidenziato sempre dei problemi, sebbene solo da un punto di vista prettamente estetico filosofico e di storia dell'estetica.
L'arte dei suoni e dei silenzi ha un'identità particolare rispetto alle altre arti; identità conferitole dalla complessità sia dei mezzi tecnici che vengono messi in campo nella produzione, sia del linguaggio che viene utilizzato. Questa identità eterea è giustificata dal fatto che, indipendentemente da tutto quanto di soggettivo si possa tentare di esprimere, l'oggetto della musica è sempre inafferrabile. Non ha forma. La tecnologia è riuscita a fornire una sintetica forma d'onda ai suoni, ma il potere espressivo della musica (riprendendo ancora il pensiero di Fubini) è evidente “senza tuttavia saper mai precisare che cosa la musica esprima e in che modo”.
La location: Ferramenta
Situato in uno dei quartieri più dinamici della città, Ferramenta si è configurato come uno spazio culturale vivace e frequentato.
Si alternano mostre, reading, performance artistiche e teatrali accomunate da un unico obiettivo: realizzare proposte culturali di qualità coinvolgendo di volta in volta artisti emergenti di diversa provenienza. Di volta in volta, lo spazio si riempie, si svuota, si modifica per far spazio a interventi site-specific, performance ed eventi di breve o lunga durata. Ferramenta è un spazio underground, uno spazio insolito per appuntamenti insoliti, il luogo del dubbio e della discontinuità nel quale le certezze possono essere messe in discussione.
Immagine: Alessandro Sciaraffa
Martedì 22 febbraio alle 21
Ferramenta@sibir
Via Bellezia 8g, Torino