Immagini del paesaggio urbano contemporaneo. L'obiettivo fotografico ha indagato le sopravvivenze segniche, gli oggetti, piccoli e allo stesso tempo infiniti, che si trovano nelle cabine telefoniche pubbliche.
Questo progetto trova le sue origini nel 2007 ed è stato condotto parallelamente ad altre ricerche, di natura tematica, attinenti il paesaggio urbano ed i mutamenti che lo caratterizzano nel corso del tempo. Si tratta di una ricerca di tipo longitudinale, il cui focus di analisi è riconducibile alla decisione avviata da Telecom e che prevede, a fronte della massiccia diffusione dei cellulari, un piano di dismissione delle cabine telefoniche pubbliche. L’authority (Agcom), con la delibera n. 31 del 4 febbraio 2010, ha decretato, in base ai dati forniti da Telecom e ad un confronto emerso con altre realtà europee, che le postazioni telefoniche pubbliche (PTP) possono essere dismesse a decorrere dalla entrata in vigore della delibera. Telecom avrà quindi la facoltà, previa presentazione di uno specifico programma, di rimuovere fino ad un massimo di 30.000 postazioni telefoniche pubbliche all’anno. Se la decisione di Telecom, sotto il profilo strettamente manageriale (valutazione dei benefici costi/ricavi) e sociale (le oggettive e mutate modalità con cui le persone oggi comunicano fra di loro e con quali mezzi) appare dotata di un legittimo fondamento, è altrettanto vero che le “cabine” Telecom (o più correttamente le diverse postazioni telefoniche pubbliche) sono state, e sono tuttora, parte integrante del nostro paesaggio urbano. Come spesso accade alle infrastrutture dedicate ad un pubblico servizio, tali manufatti sono diventati un luogo ove la cultura “underground”, le persone comuni e, soprattutto il tempo, hanno costruito, talvolta senza immaginarlo, testimonianze, “presenze” ed infinite, piccole storie.. “Impronte” di un passaggio intenzionale o di una comunicazione estemporanea, accresciute dal valore del tempo che tutto logora e che, anche su queste strutture , finisce con lo scavare segni profondi ed indelebili.. Sotto il profilo concettuale, quindi, le “cabine” Telecom sono tòpos ove, grazie alla registrazione fotografica di specifiche tracce umane o di quelle incise dal tempo, è possibile giungere al riconoscimento di una precisa identità socio/culturale. L’approccio a cui si è pensato nel fare questo lavoro, cercando di mantenere per esso una precisa identità formale, cromatica e segnica, è stato quello di “catalogare” l’effimero (nell’accezione più ampia del termine) impiegando una visione che, in qualche modo, fosse riconducibile alle ipotesi definite dalle ricerche di micro-antropologia urbana. Circoscrivere l’oggetto d’indagine ed esplorarlo nelle sue componenti essenziali è stato quindi il primo passo, metodologicamente necessario, per giungere a “Telecom”. L’obiettivo fotografico ha indagato le sopravvivenze segniche, le tracce, le scritte, le immagini appiccicate, gli oggetti, piccoli e allo stesso tempo infiniti, che si trovano nelle caleidoscopiche cabine telefoniche pubbliche. La fotocamera, prolungamento funzionale di un “microscopio-catalogatore” visivo, grazie all’organizzazione gestaltica degli elementi selezionati, ha operato un inventario di quanto appartiene a questa ritrovata “Telecom-Wunderkammer”.
L’osservazione di questi luoghi fotografici e lo stato di semi-abbandono in cui spesso volte essi versano, spingono tuttavia l’analisi aldilà del “denotatum” visivo registrato sul sensore digitale. Sotto il profilo simbolico, infatti, queste immagini vanno collocate entro una dimensione che rappresenta, per molti versi, un efficace spaccato della nostra imbarbarita “società civile” e, ineluttabilmente, di come tutto sia destinato a modificarsi, degradare e morire… Questa ricerca, iniziata come detto nel 2007 e in parallelo ai lavori “In the bar” e al più ampio filone di immagini sulla realtà urbana raccolte nel progetto “Urban pola portraits”, prosegue l’idea che è possibile trovare fotografie interessanti nelle cose di tutti i giorni e che, troppo spesso, metabolizzate senza speranza alla nostra visione, diamo vieppiù per scontate.. L’aver segmentato uno, fra gli infiniti possibili, piani di ricerca della città (esperienza già accaduta con il lavoro “Muri”, inserito quale parallel-event per Manifesta 7) ha contribuito a rendere più intellegibile il valore del mutamento urbano in una molteplicità di significati: il mutamento “fisico” della città che viene progressivamente spogliata di uno dei suoi apparati di servizio pubblico fra i più familiari e noti, un mutamento della funzione legata all’uso di queste infrastrutture (il “modo” e gli “scopi” con cui le postazioni pubbliche sono utilizzate) e un mutamento/trasformazione legato all’intrinseca decadenza dei manufatti con cui, simbolicamente ed esistenzialmente, ciascuno di noi si confronta... Luca Chistè © 2011
NOTE TECNICHE SULLE IMMAGINI E LE STAMPE FOTOGRAFICHE
Questo lavoro è stato eseguito con fotocamere digitali Nikon full-frame ed ottiche a focale fissa; post-prodotto ed interpretato dall’autore che ha provveduto alla stampa immagini in accordo a quanto previsto dal workflow fine-art. Le stampe sono state eseguite su carta formato A2 (59,4x42cm) di tipo Hahnemühle Baryta da 350 gsm 100% α-cellulosa, uso di inchiostri ai pigmenti Ultrachrome K-3 ed una metodologia di stampa che è compatibile con la certificazione Digigraphie ® di Epson. Eventuali richieste di acquisto delle immagini prevedono che l’autore esegua al massimo, nel formato A2 (59,4x42cm) 10 esemplari, esauriti i quali l’autore medesimo si impegna a non produrre nuove stampe. Tutte le stampe sono certificate e firmate dall’autore.
Inaugurazione: Martedi 22 febbraio ore 19
Galleria Foto-Forum
via Weggenstein, 2 - Bolzano
Apertura al pubblico: Mar-ven | 10-12 ; 15-19 Sabato | 10-12.30
Ingresso libero