Teatro di seta e ferro. Dopo tre anni l'artista torna con una sua personale per un percorso sull'eleganza: da una parte i maestri del '500, dall'altra i grandi del '900 come Christian Dior.
Dopo tre anni Pino Vastarella torna con una sua personale per un percorso sull’eleganza. Da una parte i maestri del ‘500 che forgiavano mirabili armature, strumento di difesa ma anche raffinatissime anticipazioni di una moda già esteticamente compiuta. Dall’altra i grandi del ‘900 (ecco Dior) che hanno fatto della sartoria e dello stile un credo rivoluzionario facendo sì che l’eleganza non fosse solo un patrimonio irraggiungibile ma una concreta manifestazione dei tempi. Sul piano inclinato di questo binomio possiamo poi parlare di un dualismo fra struttura e sovrastruttura. Intesa la prima come concetto “utile”: trovo la forma bella nella necessità (mi devo difendere).
La seconda è l’inizio di uno dei proclami del ‘900: l’utilità è caduta, largo all’effimero. Quella moda non potendo più essere necessaria diventa sogno, l’arricchimento formale in un secolo dove si è cercato di andare oltre i tiepidi confini del quotidiano per volare alto nell’assoluta fantasia. Queste storie sono raccontate con lo stile tipico di Vastarella: le sovrapposizioni di materie, l’uso di carte, reti, sabbie per fare emergere quelle rugosità che sembrano venire incontro all’osservatore. Il quadro viene avanti e ti chiama a entrare dentro di sé in un abbraccio che rimanda al senso primario dell’artista: la passione, dove ogni cosa muove stimoli ed emozioni. Positive o anche negative. Mai l’indifferenza.
inaugurazione 25 febbraio ore 18
e' stile gallery
via Chiana, 15 - Roma
Da martedi a sabato ore 9.30-13.30 e 15.30-20.00 lunedi 15.30-20.00