Terzo appuntamento della rassegna 'conosciutisconosciuti', la mostra presenta l'opera di Martelli, precursore delle indagini sui tatuaggi, che si focalizza sul 'rigenerare' pittoricamente fotografie provenienti da archivi giudiziari.
Dopo le personali di Giorgio Ciam e Bruno Locci, la vetrina di Franz Paludetto prosegue con Plinio Martelli (Torino 1945) conosciutisconosciuti, la rassegna di artisti che negli anni Settanta hanno dedicato parte significativa della propria produzione alla fotografia.
Plinio Martelli, vero e proprio precursore delle indagini sui tatuaggi, non ha rivolto la sua attenzione al tatuaggio contemporaneo, ma a quello derivante da situazioni coercitive e di disagio, che esprime più intensamente la fuga nella fantasia, nella memoria, nel sogno.
L’iniziale attrazione per la sfumatura esotica e illecita è sfociata nella valutazione del tatuaggio come opera d’arte per eccellenza, unica forma figurativa che si muove al di fuori delle regole: “Il pittore sceglie un supporto idoneo e congeniale alla sua opera, mentre chi si tatua usa come base operativa il suo stesso corpo, veicolo perenne dei suoi fantasmi rappresentati e stigmatizzati con l’incisione della pelle, che diventa pittura indelebile legata totalmente alla sua esistenza”.
Le foto provengono da archivi giudiziari: sono immagini di outsider con pelli istoriate di stereotipi e figure mitiche, scene violente o religiose, simboli esoterici ed erotici. L’artista le rigenera e interpreta con colori a base di albumine che vengono totalmente assorbite dall’emulsione fotografica, rendendo impercettibile l’intervento. ? un soffio vitale decorativo che fa di queste gigantografie in bianco e nero travagliati ex-voto dalla stratificata valenza semantica.
La pelle è così un equivalente della tela dipinta: Martelli riscopre e utilizza il rituale del tatuaggio come espediente per una rappresentazione ostentata sul corpo, che diventa scena di una commedia - o dramma – vivente.
Un microscopio che dilata forme e significati, denuda ed estremizza, potenzia questa pratica iniziatica che è al contempo esibizione e difesa. Dunque una Body Art che non rinuncia alla mediazione, un’Arte Comportamentale che si fa ricerca antropologica e psicologica oltre che estetica. Per giungere infine alla rivisitazione neo-barocca dei Tatuaggi recentemente maturata dall’artista.
Il risultato è sempre una sorta di transfert, come racconta lo stesso Martelli nel libro Il tatuaggio come arte, che pubblicò nel 1980 (Mastrogiacomo Editore, Padova):
“Colui che opera su di sé con un tatuaggio esegue un’operazione estetica diretta, inoltre opera sempre spinto da esperienza che lasciano un segno a livello emozionale, per cui il tatuaggio diventa (per sintesi) la rappresentazione visibile e indelebile di stati emotivi accaduti o desiderabili, con i quali il soggetto vuole essere sempre a contatto. Questa operazione viene fatta dall’uomo sull’uomo, considerando il proprio corpo come un supporto che entra in simbiosi totale e permanente con le immagini sopra tatuate, anzi avviene in più un’identificazione reciproca. Ora, analizzando queste immagini, io vengo a mia volta stimolato, non già dalle medesime sensazioni che hanno mosso il personaggio a tatuarsi, ma dalla risultante di esse. Mentre l’opposizione primaria era: situazione reale – stimolo – tatuaggio, per me avviene: analisi del tatuaggio – stimolo situazione immaginativa. Per cui viene a crearsi un legame mentale di riporto tra me e il personaggio attraverso il suo tatuaggio. Il mio intervento manuale, colorando i tatuaggi, avviene in rapporto allo stimolo che ricevo da essi e secondo la situazione immaginativa nella quale vengo proiettato”
I Tatuaggi degli anni Settanta sono stati esposti in numerose gallerie italiane e internazionali, dopo la prima esposizione alla Galleria Forma (Genova) nel 1975: Studio Marconi (Milano); Il Sole (Bolzano); Galleria Duemila, Galleria LP 220 e Galleria Stufidre (Torino); Galleria Pellegrino (Bologna); Galerie Gugu Ernesto (Colonia); Galerie Lindig in Paludetto (Norimberga); Castello di Rivara – Centro d’Arte Contemporanea.
Hanno scritto testi critici e articoli sui Tatuaggi: Luigi Carluccio, Maria Teresa Roberto, Viana Conti, Guido Curto, Renato Barilli, Giorgio Brizio e Angelo Dragone.
Inaugurazione mercoledi' 9 marzo ore 19
Franz Paludetto
via degli Ausoni, 18 - Roma
Orari: martedi - venerdi, 17 - 20 e su prenotazione