Quadro di Famiglia. L'opera in esposizione e' composta da 20 copie commerciali del grande capolavoro di Velazquez nella sua misura originale. Ogni copia e' suddivisa in 16 parti, per un totale di 400 frammenti. La fascinazione utopica risiede nel tentativo stesso di riprodurle in maniera meccanicamente identica.
Presso gli spazi della Federico Luger, Gabriele Di Matteo ci mostra un ulteriore confronto e sviluppo con il celebre quadro “ Las Maninas” di Diego Velázquez, realizzato nel 1656 e successivamente nominato con il titolo di “Quadro di Famiglia”, nell’inventario del Palazzo Reale di Madrid.
L’artista si affida alla CPCN: Cooperativa di Pittori Commerciali Napoletani, con a capo Salvatore Russo. L’operazione pensata da Gabriele Di Matteo e sviluppata dai pittori napoletani, e quella di fare 25 Copie Commerciali della famosissima “Las Meninas”. Per comprendere l’operazione bisogna fermarsi e fare una distinzione tra la Copia, intesa come Copia d’autore e la Copia Commerciale. La prima non possiede un proprio stile ma si rifà nella maniera più identica possibile al quadro originale che si va a copiare. Gli artigiani che si occupano di Copia classica non sono legati ad un contesto specifico ne a una tradizione geografica. Nella pittura commerciale invece, l’artigiano si presta sempre a copiare ma ha delle caratteristiche intrinseche date per esempio dalla tipicità del materiale, dal luogo di realizzazione (la zona di Napoli) che storicamente ha dato origine a questa “Corrente Commerciale” se così si può chiamare, e non meno importante il tempo di esecuzione molto veloce che di conseguenza caratterizza la tecnica pittorica.
“Quadro di famiglia” è composto da 20 copie commerciali del grande capolavoro di Velázquez nella sua misura originale (318 x 276 cm). Ogni copia è suddivisa in 16 parti, per un totale di 400 frammenti. La fascinazione utopica risiede nel tentativo stesso di riprodurle in maniera meccanicamente identica. Chi ri-dipinge queste tele non può che affidarsi alla capacità umana e di conseguenza all’impossibilità di una riproduzione identica. Ogni multiplo è quindi originale e singolo di se stesso ma molteplice riguardo al concetto della pittura stessa. La scelta di suddividere le copie in 16 parti proviene da un’antica pratica utilizzata da sempre nella storia della pittura, di tagliare la tela dipinta in frammenti per permettere l’acquisto della parte preferita o per avere più possibilità commerciali. Gabriele Di Matteo ri-prende in considerazione in questo progetto usanze in disuso senza dimenticare che il suo lavoro da anni verte sul significato di copia e di multiplo e sul problema dell’autorialità. Quella dell’artista è una riflessione sul potere e l’autonomia dell’originalità e la forza persuasiva dell’arte, ancora legata al mito romantico. In un gioco di specchi dove la fanno da padroni i 400 frammenti e dove al ritratto si affianca l’autoritratto, al quadro dipinto la tela che viene dipinta, ai personaggi che recitano la loro piccola storia le molte figure che si rivolgono allo spettatore.
Lo specchio di Velázquez, anticipa in un certo senso il lavoro di Gabriele Di Matteo e il concetto stesso di raffigurazione.
Inaugurazione 15 marzo ore 18
Federico Luger (via Ventura)
via Ventura, 5 - Milano
Ingresso libero