Exil. L'artista sofferma il suo sguardo fotografico sulle superfici dei muri, sulle pareti scrostate delle shikumen, le tradizionali case di Shanghai, ormai destinate alla distruzione - cosi' come i loro abitanti sfrattati sono stati costretti all'esilio.
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A cura di Gigliola Foschi
Accompagnerà la mostra il catalogo con i testi critici di Gigliola Foschi e Isabelle de le Court.
Prestare attenzione alle vita fragile delle cose, anche le più umili e abbandonate, perché vi è racchiusa la storia di chi le ha vissute, perché anch’esse hanno occhi e voce. Immettere il sogno nella vita, trasformare la propria ricerca artistica in un gesto poetico, in un saper offrire nato dall’ ascolto. Farla nascere da una tensione utopica capace di recuperare le voci del passato grazie a un atteggiamento di ascolto ed empatia.
Nata a Zara, ma residente tra Milano e Shanghai, Dubravka Vidović, con la ricerca EXIL, sofferma il suo sguardo fotografico sulle superfici dei muri, sulle pareti scrostate delle shikumen, le tradizionali case di Shanghai, ormai destinate alla distruzione – così come i loro abitanti sfrattati sono stati costretti all’ esilio. L’autrice non si limita a fotografare tali pareti corrose, per preservare almeno il ricordo di un mondo che oggi non esiste più. Soffermandosi con insistenza proprio su queste mura, oggi abbattute e scomparse, sembra voler sollecitare in noi la memoria di un altro muro, quello di Berlino. Solo che qui la barriera fra Est e Ovest venne distrutta in un moto collettivo di liberazione – mentre le pareti delle shikumen di Shanghai sono state polverizzate con un intervento di prevaricazione che ha cancellato una parte della storia umana e urbana della città.
Ma Dubravka Vidović ha voluto anche interagire poeticamente con questi umili luoghi disabitati. Sorretta da uno sguardo ravvicinato e compartecipe, ogni opera è divenuta anche la testimonianza di un suo gesto, da lei compiuto come un dono, proteso a far riemergere labili tracce di memoria e a far riudire l’eco evanescente degli esiliati che qui un tempo abitavano. Prima di fotografare tali muri grigiastri, infatti l’artista ha inserito tra gli interstizi vecchi libri, ha collocato inaspettati frammenti di stoffe: piccole, delicate aggiunte che, con la loro presenza colorata e vitale, rianimano queste antiche abitazioni oggi in rovina. Mossi dal desiderio di ridare un calore vitale a luoghi e storie altrimenti votati a un definitivo oblio, i lavori di questa artista ci rendono quindi compartecipi di una perdita, ci costringono a riflettere sulla condizione collettiva di tutti coloro che hanno dovuto recidere le proprie radici, prendendo la via dell’esilio.
Accanto alle sue recenti opere fotografiche – The Shikumen’s walls series (2010 - 2011) – l’autrice espone in mostra anche il video Waterhouses (2011) dove, disegnate con un pennello intinto nell’acqua, appaiono per poi evaporare, i tratti di vecchie e nuove case di Shanghai. Rievocazione, e omaggio, dell’antica pittura cinese realizzata ad inchiostro con un unico tratto decisivo, ma anche poetica riflessione sulla fragilità della memoria e, al contempo, sulla precarietà delle nostre opere e del nostro stesso esistere.
Inaugurazione 18 marzo ore 19
Podbielski Contemporary
Koppenplatz 5 - Berlin
Mart-sab 12-18
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Guest Curator: Gigliola Foschi
The exhibition is accompanied by a catalogue with essays by Gigliola Foschi and Isabelle de le Court.
Dubravka Vidović observes the fragile life of things, even the most humble, the most abandoned of things, because, for her, they encapsulate the history of those who have lived with them, because they too have eyes and a voice. The artist draws dreams into life, transforms artistic quests into poetic gesture and a gift. Vidović's art springs from a utopian tension that is able to evoke the voices of the past through her ability to listen and empathise.
Born in Zadar and currently living between Milan and Shanghai, in her project Exil, Dubravka Vidović' glance rests on the surfaces of the encrusted walls of the shikumen, the traditional houses of Shanghai that were about to be demolished, just as their evicted occupants had had to vanish into painful exile.
The artist's eye goes beyond these corroded walls; her photography seeks to preserve the memory of a world that has ceased to exist. By focusing on these walls, many of which have now disappeared, she seems to want to remind us of our memories of another wall, the Berlin wall. The difference being that the barrier between East and West was destroyed by a collective desire for freedom, whilst the walls of the shikumen in Shanghai were pulverised by the single will of the developer, which has cancelled a chapter of the human and urban history of the city.
Dubravka Vidović has sought to interact poetically with these humble abandoned spaces. With her penetrating eye, each of her works strives to reevoke the memory of all those who have had to abandon their homes and make their voices heard once more. Before she photographed the gray and crumbling walls, the artist squeezed old books into their cracks and scattered the cracks with unexpected fragments of fabric: their colorful and vital presence being a small and fragile reminder of the vitality of these ancient homes, now in ruins. Inspired by the desire to reinject human warmth into places and life stories otherwise destined for oblivion, the work of this artist engages us in a sense of loss and compels us to reflect on the collective fate of all those who have had to abandon their roots and go into exile.
Alongside her recent work, The Shikumen's Walls Series (2010-2011), we can also see Vidović's video, Waterhouses (2011), in which the outlines of old and new houses in Shanghai appear and than vanish, traced in felt tip dipped in water. These are a tribute to ancient Chinese ink drawings in which the pen strokes are decisive and are also a poetic reflection on the fragility of memory and the ephemeral nature of our artistic endeavour and of our very existence.
Opening: 18 March 2011, 7pm
Podbielski Contemporary
Koppenplatz 5 - Berlin
Tues-Sat 12-6pm and by appointment
Admission free