Un confronto tra artisti e curatore in cui la parola natura e' evocata attraverso immagini, testi e autori. In particolare, e' la lettura del Manifesto del Terzo Paesaggio di Gilles Clement a dar forma all'idea. In mostra fotografie scattate nei boschi da Guerri e disegni a china e serigrafie di Baracetti.
a cura di Saul Marcadent
Nel XVII secolo Francis Bacon scrive: «La natura è spesso nascosta, qualche volta sopraffatta, molto raramente estinta». Filosofo empirista o scienziato visionario, Bacon avverte la natura come minacciosa e anticipa un cambiamento radicale: la natura non domina più, è dominata.
Molto raramente estinta nasce da questa suggestione e, isolate dal resto della frase, le tre parole si trasformano in entità misteriose. L'arte contemporanea guarda sempre più spesso a tematiche ambientali ed ecologiche e, pur non formulando soluzioni pragmatiche, orienta l'attenzione e solleva nuove questioni.
Il progetto espositivo prende avvio da un confronto diretto tra artisti e curatore su una traccia in cui la parola natura non compare ma è evocata attraverso immagini, testi e autori. In particolare, è la lettura del Manifesto del Terzo Paesaggio (2004) di Gilles Clément a dar forma all'idea. Il paesaggista francese si sofferma sui luoghi nascosti e abbandonati: parchi, riserve naturali, aree industriali dismesse. L'insieme di questi spazi, vitali per la tutela della biodiversità ma ignorati dall'uomo, è chiamato Terzo Paesaggio, concetto che rinvia a Terzo Stato, nell'accezione di Emmanuel J. Seyès (Qu'est-ce que le Tiers Etat?, 1789).
L'ariosità del pensiero di Clément lo rende applicabile ad aree ed ambiti anche molto lontani. Se si abbandona la sfera ambientale, il Terzo Paesaggio diviene una modalità dello sguardo che esclude l'interezza e si ferma sul particolare. Un certo modo di osservare l'intorno, di trattenerlo attraverso l'obiettivo fotografico o riprodurlo tramite il disegno.
Ne sono esempio perfetto le fotografie scattate nei boschi da Cristiano Guerri (La Spezia, 1965), in cui la natura genera forme misteriose, rivela la bellezza di oggetti ordinari e assiste, zitta, ad un abbraccio. Immagini narrative e quasi monocromatiche, in un cui il paesaggio coabita con chi lo attraversa.
Percorsi di ironia, a tratti amara, sono i disegni a china e le serigrafie di Stefano Baracetti (Pordenone, 1978): un inventario di animali singolari, esito di una trasformazione genetica o di un gioco ottico. Chiude il progetto espositivo una sua installazione sonora: dalle cavità di un tronco reciso esce il rumore di un albero che cade.
Inaugurazione sabato 19 marzo 2011
Spazio Bevacqua Panigai
Vicolo S. Pancrazio 3, Treviso
Orari dal mercoledì al venerdì dalle 15 alle 19
sabato dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19
lunedì e martedì su appuntamento
ingresso libero