Galleria Artra
Milano
via Burlamacchi, 1
02 5457373 FAX
WEB
Armando Lulaj
dal 20/3/2011 al 13/5/2011
mart-sab 10.30-13 e 15-19

Segnalato da

Artra



approfondimenti

Armando Lulaj
Marco Scotini



 
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20/3/2011

Armando Lulaj

Galleria Artra, Milano

Nessuna Pieta'. La mostra dell'artista albanese non e' tanto una riflessione sulla difficile eredita' del passato socialista, quanto una registrazione del trauma dell'incontro con il presente. Lulaj e' da sempre autore di una messa in scena dell'antagonismo e delle dinamiche della competizione. La visualizzazione lucida del conflitto tra rapporti di forza e relazioni di potere e' al centro della sua pratica artistica.


comunicato stampa

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a cura di Marco Scotini

Con la mostra Nessuna Pietà l’artista albanese Armando Lulaj torna presso la Galleria Artra dopo la sua prima personale del 2006. La mostra, che inaugura lunedì 21 marzo, è un ulteriore appuntamento con la scena artistica est-europea a cui la Galleria Artra ha deciso di dedicare la stagione espositiva in corso. Dopo le personali di Koka Ramishvili, Pavel Braila e Deimantas Narkevicius, quella di Armando Lulaj non è tanto una riflessione sulla difficile eredità del passato socialista quanto una registrazione del trauma dell’incontro con il presente.

Reduce dall’ultima Biennale di Berlino, Armando Lulaj (Tirana, 1980) è da sempre l'autore di una messa in scena dell’antagonismo e delle dinamiche della competizione: del loro “sistema di crudeltà”. La visualizzazione lucida del conflitto tra rapporti di forza e relazioni di potere è al centro della sua pratica artistica. Dietro i suoi simboli plastici dell'autorità, l'enigmaticità delle sue foto e dei suoi video, così come dietro le allegorie violente delle sue azioni performative c'è sempre un gap, uno scarto, qualcosa di indeterminato che va decifrato.

L’antagonismo in Lulaj prende sempre forma all’interno di processi performativi che vivono nella contingenza di atti e azioni, indipendentemente dal fatto che essi vengano registrati dalla videocamera o realizzati in presa diretta di fronte allo spettatore. Il conflitto si dà come disarticolazione di un ordine esistente, come reazione tra due campi opposti e come processo di mutamento, infine. Qualcosa si dissolve e qualcos'altro trionfa. Come non ricordare, da un lato, la stella rossa che brucia nella notte di Living in Memory (2004) e, dall'altro, la mano con le dita listate di nero che fa il simbolo della vittoria nei billboards di Playcracy (2002)? C’è sempre bisogno, cioè, che la realtà possa dispiegarsi come una “prova”: come l’insorgere di circostanze in grado di far precipitare una serie di casi singolari in un evento.

Tipico della strategia artistica di Lulaj è registrare lo scontro diretto tra modelli ideali e fatti sensibili, tra segni e significati, fini e mezzi, ragione e storia, potere e vita. Se nel video Problems with relationships (2005), presentato alla Biennale di Berlino, un cavallo sottomesso con la forza cadeva a terra in un rituale ambiguo e sospeso, ora nell'ampia mostra milanese tutte le opere sono concepite come differenti articolazioni di un'unica macchina di costrizione. Il corpo umano, la vita sono l'oggetto di un immane congegno di cattura che, come recita il titolo della mostra, non lascia più spazio ad alcuna possibilità di partecipazione all’infelicità altrui, a nessuna pietà.

Dispositivi biometrici di controllo quale l'impronta digitale dell'autore riprodotta al neon (Middle finger of my writer hand, 2011). Metodi arcaici di tortura re-inscenati come nella grande foto in bianco e nero che riproduce il corpo di un giovane teso tra quattro cavalli per essere squartato (The other one 2011) e che ricorda il Damiens dell'inizio di “Sorvegliare e Punire”. Foto di operai con pallottole in bocca (Act 2011). Slogan d'interdizione come il lungo neon When you come here What you see here What you hear here When you leave here Leave it here (2009).

La mostra Nessuna Pietà è il logico dispiegamento di tutte queste figure di un vecchio e nuovo teatro dell'assoggettamento che qui trova il proprio compimento nella scritta al neon di cinque metri che campeggia sulla parete centrale della galleria. La frase è la ben nota “Arbeit Macht Frei” e il profilo è quello del cancello di Auschwitz-Birkenau realizzato per mano dei priogionieri stessi nel 1940. Attraverso un minimo espediente la frase risulta rovesciata e il modo in cui possiamo leggerla è esattamente quello dell'internato. Non aveva scritto Agamben che proprio il campo è la matrice nascosta, il nómos dello spazio politico in cui ancora viviamo?

Armando Lulaj, nato a Tirana nel 1980, vive e lavora tra Bologna e Tirana. “Scrittore di teatro, autore di testi e video su territori a rischio e immagini del conflitto, Armando Lulaj è un’analista lucido e irriverente dei dispositivi e meccanismi di potere che si nascondono dietro le forme attuali del diritto internazionale.In Lulaj non c’è nessuna volontà di rivendicare un contesto di appartenenza locale; piuttosto quello di sottolineare su scala globale il confine tra poteri economici differenti e disparità sociali” (Marco Scotini). Nel 2003 fonda a Tirana il Debatikcenter of Contemporary Art quale centro di discussione che vuole analizzare le recenti trasformazioni sociali. Adesso il Debatikcenter è divenuto un centro di produzione cinematografica guidato dall'autore e da sua sorella Anola Lulaj. Armandob Lulaj ha partecipato ad esposizioni quali: Biennale di Praga (2003 e 2007), Biennale di Tirana (2005), Padiglione Albanese alla 52ma Biennale di Venezia (2007), la Gothenburg Biennale 4 (2007), Baltic Biennial of Contemporary Art 8, Szczecin, Poland (2009)e la Sesta Biennale di Berlino (2010). Tra altri programmi di residenza si ricorda IASPIS (2010).

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NO MERCY - Armando Lulaj

With the exhibition Nessuna Pietà (No Mercy) the Albanian artist Armando Lulaj returns to Galleria Artra after his first solo show there in 2006. The exhibition, which opens on Monday 21 March, is a further appointment with the art scene in Eastern Europe to which Galleria Artra is dedicating the current exhibition season. After solo exhibitions by Koka Ramishvili, Pavel Braila and Deimantas Narkevicius, Armando Lulaj's show is not so much a reflection on the difficult legacy of the socialist past as a record of the traumatic encounter with the present.

A participant at the last Berlin Biennale, Armando Lulaj (Tirana, 1980) has consistently portrayed antagonism and the dynamics of competition with their "system of cruelty". A lucid visualisation of the conflict between relationships based on force and power is at the centre of his artistic practice. Behind his three-dimensional symbols of authority and the enigmatic nature of his photos and videos, as well as behind the violent allegories of his performative events, there is always a 'gap', a margin, something indeterminate that we have to decipher.

Antagonism in Lulaj always takes shape in performative processes that exist in the contingency of deeds and actions, regardless of whether these are recorded by video camera or created directly in front of the viewer. The conflict is presented as the disruption of an existing order, as a reaction between two opposing camps, and lastly, as a process of change. Something fades and something else triumphs. How can we forget the red star burning in the night from Living in Memory (2004), or the hand with black-edged fingers, the symbol of victory in the billboards of Playcracy (2002)? In other words, there is always the need for reality to unfold as a "test", like circumstances arising that are able to precipitate a series of singular occurrences in an event.

Typical of Lulaj's artistic strategy is to record the confrontation between ideal models and tangible facts, between signs and meanings, means and ends, reason and history, and power and life. Whereas in the video Problems with Relationships (2005), presented at the Berlin Biennale, a horse subdued by force falls to the ground in an ambiguous, suspended ritual, this time in the extensive Milan exhibition, all the works are conceived as different arrangements of a single machine of constriction. The human body, life, are the object of an immense machine of capture, which, as the title of the exhibition states, no longer leaves room for any possibility of participating in the unhappiness of others: no mercy.

Biometric devices of control, such as the fingerprint of the author reproduced in neon (Middle Finger of My Writer Hand, 2011). Archaic methods of torture re-staged, as in the case of the large black and white photo that shows the body of a young man stretched out between four horses in order to be dismembered (The Other One 2011), which is reminiscent of Damiens at the beginning of "Discipline and Punish". Photos of workers with bullets in their mouths (Act 2011). Slogans of prohibition, such as the long neon sign When you come here What you see here What you hear here When you leave here Leave it here (2009). The exhibition

No Mercy is the logical deployment of all these figures from an old and new theatre of subjection that here finds its completion in the five-metre high neon sign that dominates the gallery's central wall. The phrase is the well-known "Arbeit Macht Frei", and the profile is that of the Auschwitz-Birkenau gateway, built by the hands of the prisoners themselves in 1940. With the minimum expedient the phrase is reversed, and the way we read it is exactly the way the inmates did. Didn't Agamben write that the camp is the hidden matrix, the nómos of political space in which we still live?

Armando Lulaj was born in 1980 in Tirana, Albania. He lives between Bologna and Tirana. “Writer of plays, texts on risk territory and film author, producer of conflict images, Armando Lulaj is a lucid and disrespectful analyst of the dispositive and mechanisms of power hidden backstage of the international claimed forms. He has no desire to rivendicate the context of local belonging; rather, he is orientated toward accentuating the border between economical power, fictional democracy and social disparity in a global context” (Marco Scotini). In 2003 he founded the Debatikcenter of Contemporary Art. Debatikcenter is a debate centre who wants to analyze the recent changes in contemporary society. Recently, Debatikcenter has become more of a centre for film production run by Armando and his sister Anola Lulaj. Armando Lulaj has participated in exhibitions such as: The Prague Biennial (2003, 2007), Tirana Biennial (2005), the Albanian Pavilion in the 52 Venice Biennial (2007), the 4th Gothenburg Biennale (2007), the 8th Baltic Biennial of Contemporary Art, Szczecin, Poland (2009), the 6th Berlin Biennial (2010). Among others residency programs we can mention IASPIS (2010).

Inaugurazione 21 marzo, ore 18.30

Galleria Artra
via Burlamacchi, 1 Milano
orario: mart-sab 10.30-13/15-19
ingresso libero

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