FreeExpression. In mostra opere la cui forza espressiva e' data dal colore e dalla composizione, che mediano una deformazione pensata e razionalmente soppesata della realta'. A cura di Gian Luigi Zucchini.
Nel suo lungo e consistente lavoro pittorico, Bruno Fustini ha, per così dire, perlustrato con acume ed attenzione critica tutto il Novecento che conta, cosicchè nella sua opera si è sviluppato un percorso che evoca citazioni, tra altri, di Picasso, Braque, Schiele, Matisse, con qualche intrusione nelle rovine in disfacimento di Soutine e perfino negli ingenui richiami infantili di Rousseau il Doganiere. Poi, più recentemente, appaiono decisi segni che incidono profili, quasi incastri di vetri antichi costretti entro segmenti di piombo, come in certe vetrate medioevali, o in lavori di scavo ligneo dell’arte africana, o in totem arcaici, larve remote di archetipiche memorie. E tuttavia, non c’è insistenza su questi ripetuti assaggi: piuttosto echi, tramandi, l’occhio che sorvola una molteplicità di tracce, di elaborazioni, di invenzioni, per fonderle e trasformarle in un prodotto ‘altro’, che ricostruisce e riconverte le forme in figure composite, estreme o intensamente tormentate dal segno e dal colore, estranee alla realtà nella loro pur evidente concretezza.
Potrebbero, ad un generico approccio, apparire lavori che si muovono entro un pur vago e generico espressionismo; eppure la collocazione sembra quasi impropria, dal momento che la forza espressiva è data, in questo caso, più dal colore e dalla composizione che dal contesto. Non espressionismo di denuncia, non aggressività di allusioni, ma deformazione pensata e razionalmente soppesata della realtà, e tradotta poi con un colore intenso, questo sì frequentemente aggressivo, fauve talvolta nell’accensione intensa delle tinte, peraltro subito spente da acuminati contrasti cromatici. Una trasformazione che simbolicamente sembra alludere all’incertezza assillante e inquietante del tempo: le contraddizioni estreme di stagioni che sembrano muoversi sfrenatamente senza apparenti o sicuri significati, la molestia insofferente verso l’intelligenza, l’affronto alla creatività svenduta come illimitato dissipamento.
La pittura di Fustini sembra essere una reazione lungamente pensata ad una difficile situazione esistenziale: una rivolta che nasce e si evolve non contro, ma dentro la forma, le cose, gli oggetti reali, mediante un colore che ne sottolinea i caratteri, più o meno intensi, più o meno evidenti, così come l’artista li coglie, sottolineandoli con l’enfasi di segni più rafforzati e talvolta duramente espressivi. Una pittura che, inserendosi nel filone delle molteplici ricerche del Novecento, ne esce con una soggettiva, personale identità: quella di un artista che lavora con il colore e il pennello pensando razionalmente a come guidarlo, a come collocarne i segni entro un percorso che, partendo da urgenze interiori, si manifesta poi nella sua cruda e solitaria verità.
- Gian Luigi Zucchini
Inaugurazione sabato 19 marzo ore 18
Tedofra ArtGallery
Via delle Belle Arti, 50 - Bologna
Orari apertura: dal lunedi al Sabato ore 10./12.30 - 15/20 - Domenica 16/20
Ingresso libero