Isidoro Cottino ha invitato altri due artisti, Maurizio Rivetti e Michelangelo Tallone, in questa mostra che intende condensare la loro poetica entro opere di dimensioni contenute.
A cura di Luigi Castagna e Paolo Nesta
''TRE x 20 x 20'' è molto di più di una mostra collettiva dedicata al piccolo formato, come quelle che di solito vengono proposte dalle gallerie, per lo più in prossimità del periodo natalizio e con scopi prevalentemente mercantili. Come già abbiamo sperimentato l’anno scorso, la formula adottata anche questa volta consiste nell’invitare un artista affermato a coinvolgere, a sua libera scelta, altri due maestri in una ‘performance’ espositiva, i cui tratti essenziali consistono nel condensare entro opere di contenute dimensioni la loro poetica. Quest’anno, appunto, per il nostro nuovo appuntamento, Isidoro Cottino ha scelto Maurizio Rivetti e Michelangelo Tallone. Nel 2010 Carlo Barbero aveva deciso di accompagnare le proprie opere con quelle di Antonietta Onida e Magda Tardon e ne era scaturita una delicata e nello stesso tempo intensa occasione di dialogo, condotta tra riflessioni, offerte da suggestioni derivanti da temi o soggetti, che dir si voglia, meditati tra le pareti dello studio e altrettante visioni, desunte dal confronto con il mondo della natura.
A voler riconsiderare quell’esperienza espositiva, essa ci appare - e forse non poteva essere diversamente – come un pretesto per collezionare sulle pareti della galleria una sequenza, di fatto sufficientemente omogenea di meditazioni su frammenti estratti da differenti modalità di approccio con la realtà, ovvero con la dimensione del ‘visivo’. Ma frammenti, appunto. A scorrere le immagini che questa nuova “TRE x 20 x 20” – o giù di lì – ci propone, non possiamo che cogliere una sorta di continuità, di filo conduttore. Apparentemente implicito nella logica delle piccole dimensioni, ma sostanzialmente dettato dal comune ricorso al principio visivo del ‘frammento’, che poco ha che vedere con le misure effettive di ciascuna opera. Piuttosto con una comune e, si direbbe, diffusa istanza poetica, riposta nel particolare e, congiuntamente, nella volontà del disfacimento delle sue pretese oggettive. Ad iniziare dalle carte su tela di Isidoro Cottino, con quelle sue rarefatte atmosfere, tra rilevati materici e monocromatici, che sospingono la sua ricerca poetica entro gli orizzonti di un ridesto e – per questo - quanto mai felice e prezioso confronto con la più intensa tradizione dell’Informale. La sua complessa manipolazione della carta – nel senso più concreto dell’operazione, che per Isidoro Cottino inizia dalla sua fabbricazione, proprio come dalla lavorazione della terra, che fu l’oggetto della sua prima esperienza artistica – appartiene ad una sfera di avventure poetiche di assoluta peculiarità. Ma, se ci soffermiamo a riflettere sui principi operativi adottati da Michelangelo Tallone, sulle sue ricerche estetiche, sostanziate dalle potenzialità materiche del bucchero, oggi, non possiamo che cogliere un primo livello di segrete analogie, a partire dalle sue sperimentazioni sulla ricchezza della gamma cromatica ottenibile, che va dal nero alle tonalità dell’argento.
Il suo passo successivo e anzi strettamente complementare, dipende dalla volontà di sottoporre quella specifica materia ceramica all’indagine sulle sue potenzialità poetico-espressive, che anche in questo caso sono sospinte, ben oltre i limiti della figurazione tradizionale, entro l’orizzonte di un personalissimo repertorio di significazione materico-segnica. Se l’esperienza della serialità nella stampa serigrafica e l’impiego del supporto cartaceo sono già di per sé tratti comuni nella ricerca di Maurizio Rivetti e di Isidoro Cottino - con le sue carte e le sue sperimentazioni calcografiche - ciò che li associa in profondità tra loro e con Michelangelo Tallone consiste nell’irrinunciabile istanza del superamento della tecnicità riproduttiva, trasformata in comunicazione artistica di personalissimi percorsi negli ambiti della figurazione. E rimaniamo anche con Maurizio Rivetti nella dimensione dello studio ravvicinato del frammento. Anzi, proprio con Rivetti incontriamo un’ istanza programmatica all’interno di una precisa poetica del frammento, che per lui ha un inizio teorico con l’adesione nel 2006 al “Primo Manifesto Estrattista”, imperniato sulla contaminazione tra pittura e fotografia e sulla “volontà di catturare”, mediante la sperimentazione, “l’immagine, per analizzarla attraverso forme geometriche frammentate”, dal momento che “l’Arte Estratta evidenzia la possibilità di andare a fondo di ciò che ci circonda attraverso una operazione di frammentazione dell’oggetto – soggetto rappresentato”. Paolo Nesta
Galleria Arte per Voi
Piazza Conte Rosso, 1 - Avigliana (TO)
Orario: sabato e domenica ore 15-19
Ingresso libero