Mario Cresci
Luigi Ficacci
Maria Francesca Bonetti
Maria Antonella Fusco
Marta Ragozzino
Forse fotografia. Attraverso la Traccia. Il nucleo di opere site-specific e' ispirato dal motivo linguistico della traccia, affrontato e indagato nei suoi legami con la pratica del disegno, dell'incisione e della stampa.
a cura di Luigi Ficacci, Maria Francesca, Bonetti, Maria Antonella Fusco e Marta Ragozzino
Nata da un'idea di Luigi Ficacci e per iniziativa della Soprintendenza di Bologna, la
mostra di Mario Cresci costituisce il secondo episodio di un progetto articolato in
tre edizioni successive, la prima delle quali già realizzata a Bologna, presso la
Pinacoteca Nazionale, e la prossima a Matera, al Museo Nazionale d'Arte Medievale
e Moderna della Basilicata.
Curata, in collaborazione con l'artista, da Luigi Ficacci, con Maria Francesca
Bonetti, Maria Antonella Fusco e Marta Ragozzino, la mostra è prodotta dal
Ministero per i Beni e le Attività Culturali, con il contributo di altri enti locali pubblici
e privati, e realizzata, nelle tre sedi, rispettivamente dalla Soprintendenza per i Beni
Artistici Storici ed Etnoantropologici di Bologna, dall'Istituto Nazionale per la
Grafica e dalla Soprintendenza per i Beni Artistici Storici ed Etnoantropologici della
Basilicata.
Ogni singola mostra è caratterizzata da una propria peculiarità presentando,
accanto ad una parte retrospettiva comune, un nucleo di lavori inediti realizzati
dall’Artista specificamente per ogni sede espositiva.
A Roma, oggetto di elaborazione dell'Artista e luogo della specifica realizzazione di
opere, è la Calcografia, con la sua storica raccolta di matrici che hanno ispirato e
sollecitato Cresci a confrontarsi con un suo antico e segreto interesse per
l'incisione, sempre inseguito nel tempo - attraverso il disegno, la grafica, i segni
della scrittura, il rapporto con il bianco e nero - fin dai primi anni della formazione
artistica a Venezia, e fin dalle prime sperimentazioni sulla percezione e tutto ciò che
implicava una nuova idea di fotografia, intesa come forma di scrittura e linguaggio
alternativi ai canoni storici della rappresentazione del reale.
Mario Cresci è uno dei protagonisti della ricerca fotografica in Italia degli ultimi quattro decenni del
XX secolo e contemporaneamente una figura di punta dell'attualità. Nel suo lavoro più recente,
infatti, unisce al rigore e alla leggerezza ludica e dissacratoria, che sono tipici dell'avanguardia
italiana di fine anni Sessanta e Settanta, una inesauribile curiosità sperimentale, particolarmente
mossa dalle innovazioni della tecnica e dall'attrazione verso il confronto con l'inventiva di altri
artisti. Nell'attuale panorama italiano, queste componenti e la costante aspirazione di Cresci a
“superare la divisione tra il mondo delle idee e il mondo delle cose”, assumono una individuale e
pungente originalità.
La mostra, in particolare nella sua parte antologica, intende esporre l'eccezionale rilevanza
complessiva della sua opera. Cresci è infatti, al momento, noto soprattutto per il lavoro realizzato
negli anni Settanta sulla figura umana, nell'ambito di campagne di ricerca socio-culturale nel
Meridione e in particolare in Lucania. Nel contesto della fotografia contemporanea, risulta invece
soprattutto attuale la sua curiosità nei confronti della varietà dei linguaggi artistici operativi con
tecniche fotografiche, delle innovazioni tecnologiche, della messa in discussione delle definizioni
acquisite. Tuttavia, la sua poetica è più complessa. All'inizio e fino alla metà degli anni Sessanta, in
conseguenza della sua formazione di grafico designer, il suo lavoro si svolge prevalentemente
nell'ambito della ricerca formale sui modi della visione. Attraverso questa disposizione mentale
Cresci attinge all'emotività e alla politica di tematiche dell'umano sociale. Infine, Cresci affronta la
tradizione dell'Arte, indagata attraverso gli strumenti della sua didattica e l'esperienza
dell'Accademia di Belle Arti, quale luogo dello studio e della riflessione filosofica sul Bello artistico.
La parte retrospettiva dell'esposizione intende presentare l'opera di Cresci nella simultaneità di
questi tre aspetti, mentre, nella parte innovativa ed inedita, queste disposizioni mentali sono
applicate specificamente ad ogni sede (a Bologna, l'estetico; a Matera, l'umano; a Roma, lo
sperimentalismo della forma), quale materia d'ispirazione di lavori originali, prevalentemente
provocati dalla storia e dall'esperienza dei luoghi espositivi e dall'appropriazione artistica dei loro
caratteri e delle loro problematiche.
Per la mostra romana, il nucleo di opere site-specific è ispirato dal motivo linguistico della traccia,
affrontato e indagato nei suoi legami con la pratica del disegno, dell'incisione e della stampa e
coerentemente con l'attività di studio e le ricerche sul segno e sull'immagine derivata da matrice
(incisa o fotografica), propri dell'Istituto Nazionale per la Grafica.
L'edizione romana della mostra sarà inoltre l'occasione per la presentazione di alcune opere che si
legano alle specifiche esperienze di Cresci nell'ambito delle sperimentazioni artistiche degli anni
Sessanta a Roma, dai nastri di pellicola autopositiva realizzati durante le manifestazioni del
Sessantotto, alla serie di fogli, recentemente acquisiti dall'istituto Nazionale per la Grafica, con la
sequenza dei contatti realizzata da Cresci nel 1968 durante la preparazione e l'allestimento della
mostra-azione Il percorso, ideata da Michelangelo Pistoletto e realizzata a Roma, allo Studio Arco
d'Alibert di Mara Coccia, con il gruppo torinese dell'Arte Povera allora emergente.
Mario Cresci. Cenni biografici
Mario Cresci nasce a Chiavari (Genova) nel 1942. Dalla fine degli anni Sessanta ha
sviluppato un complesso corpo di lavoro che varia dal disegno, alla fotografia,
all’installazione. Il suo lavoro si è sempre rivolto a una continua investigazione sulla natura
del linguaggio visivo usando il mezzo fotografico come pretesto opposto al concetto di
veridicità del reale. Autore, tra i primi in Italia della sua generazione, di un’opera eclettica
all’interno della ricerca fotografica in cui le analisi della percezione visiva e della forma del
pensiero artistico e fenomenico acquisite al Corso Superiore di Industrial Design di
Venezia, si confrontano negli anni Settanta con l’esperienza diretta del lavoro sul campo in
ambito etnico e antropologico delle regioni del Mezzogiorno. Dalla fine degli anni Settanta
si dedica anche all’insegnamento come attività di esperienza creativa condivisa con gli altri
e intesa come parte integrante del suo lavoro d’autore, nella convinzione che l’opera d’arte
può consistere in un dispositivo formale che genera relazioni tra le persone o nascere da
un processo sociale.
Nel 1969 realizza la prima installazione fotografica in Europa alla Galleria Il Diaframma di
Milano esponendo, nel rapporto tra produzione e consumo, un migliaio di cilindri
trasparenti contenenti altrettante fotografie anch’esse trasparenti intese come frammenti
del consumismo di allora nel dualismo tra immagini della ricchezza e della povertà. Nel
1968 e nel 1969 tra Roma e Parigi collabora con la Galleria l’Attico ed entra in contatto
con Pascali, Mattiacci, Patella e Kounellis, realizzando una serie di performance urbane
con due nastri fotografici di contenuto sociale e aderenti all’idea del teatro di strada.
Nel 1974 alcune sue fotografie sono acquisite dal Moma di New York. Nel 1975 ha
pubblicato la ricerca “Matera, immagini e documenti” e nel 1979 il libro: “Misurazioni”, a
conclusione di due anni di lavoro in un laboratorio-scuola da lui ideato per la Regione
Basilicata. Dagli anni Novanta a oggi, dopo aver diretto dal 1991 al 2000 l’Accademia
Carrara di Belle Arti di Bergamo e aver organizzato numerosi eventi culturali dedicati ai
giovani artisti, come Arte e Impresa, Clorofilla e Accademie in Europa, in collaborazione
tra gli altri, con Vittorio Fagone e la Gamec di Bergamo, riprende il suo lavoro d’autore.
Varie le tematiche e le sperimentazioni: slittamenti di senso, variazioni, coincidenze e
luoghi dell’arte intesi come site specific interni alle città. Dal 1999 al 2001 partecipa al
progetto “A regola d’arte”, monumenti futuri a cura di Enzo Biffi Gentili, in mostra a
Venezia, prima al Salone dei Beni Culturali e successivamente nel 2000 alla Triennale di
Milano, ancora a Venezia alla Biennale di Architettura nel 2000 e infine nel 2001 a
Barcellona.
Nel 2004 si tiene alla Galleria d’arte Moderna e Contemporanea di Torino la sua prima
mostra antologica, Le case della Fotografia, 1966-2003 a cura di Piergiovanni Castagnoli.
Ha esposto in alcune edizioni della Biennale di Venezia, tra cui, nel 1993, nella mostra
Muri di carta, fotografia e paesaggio dopo le avanguardie, a cura di Arturo Carlo
Quintavalle.
È docente di Fotografia all’Accademia di Brera di Milano. Nel 2009 ha curato per il Sole 24
Ore Cultura, il volume “Future Images” un’ampia ricerca sui giovani artisti che a livello
internazionale operano con la fotografia.
Le altre edizioni della mostra
ATTRAVERSO L’ARTE
Bologna, Pinacoteca Nazionale
20 novembre 2010 – 31 gennaio 2011
ATTRAVERSO L’UMANO
Matera, Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna
18 giugno – 18 settembre 2011
Al termine del ciclo espositivo, accompagnato in ogni sede da una breve guida alla
mostra, è prevista la pubblicazione di un volume monografico dedicato all'intero progetto.
Ufficio stampa
Marcella Ghio (Istituto Nazionale per la Grafica)
+39 06 69980238 / +39 334 6842173 / marcella.ghio@beniculturali.it
Relazioni esterne
Rita Parma (Istituto Nazionale per la Grafica)
rita.parma@beniculturali.it
'Le Italie possibili della fotografia', incontro con Mario Cresci: giovedì 24 marzo 2011, ore 16,00-18,00. Intervengono Francesco Faeta, Marco Vallora, Roberta Valtorta. Coordina Giovanni Fiorentino
Inaugurazione: giovedì 24 marzo 2011, ore 18.00
Istituto Nazionale per la Grafica (Palazzo Poli)
via della Stamperia, 6 - Roma
Orario: martedì-domenica, ore 10.00-19.00
chiusura settimanale: lunedì
Ingresso gratuito