Non vi sono due artisti, apparentemente, piu' diversi di Lucia Nazzaro e Petar Barisic: differenti sono i materiali che i due artisti utilizzano; differenti sono i colori, le forme, le dimensioni e le rappresentazioni che essi realizzano; differenti sembrano essere i problemi che essi si pongono e le forme della loro rappresentazione.
Forme dell’umano e dello spazio
di Roberto Mastroianni
Riflessioni a margine dell’esposizione delle opere di Lucia Nazzaro e Petar Barišić.
Non vi sono due artisti, apparentemente, più diversi di Lucia Nazzaro e Petar Barišić : differenti sono i materiali che i due artisti utilizzano; differenti sono i colori, le forme, le dimensioni e le rappresentazioni che essi realizzano; differenti sembrano essere i problemi che essi si pongono e le forme della loro rappresentazione.
La differenza tra le opere dei due artisti ha a che fare con l’apparenza: con quella particolare forma di apparenza che si chiama rappresentazione. Ma che cosa sarebbe l’arte se non fosse lavoro sulla rappresentazione e le sue forme, in relazione al mondo e all’umano, che la rappresentazione stessa trasforma in immagini, sensazioni e idee? Niente. L’arte non sarebbe niente senza la rappresentazione, perché l’arte è rappresentazione, è messa in forma, messa in immagine del mondo e dell’umano che il mondo abita, percorre, vive e pensa. L’arte è rappresentazione, anche quando la rappresentazione è in crisi e l’arte e gli artisti non possono prescindere dalle mille forme del rappresentare.
Sembrerebbe allora che le opere dei due artisti siano radicalmente e strutturalmente diverse, e che la loro arte sia inconciliabile, perché differenti sono le forme dell’apparenza e della rappresentazione cui essi danno vita. Questo è solo apparentemente vero, nel senso che le forme della rappresentazione allontanano i due artisti, ma c’è qualcosa che li unisce e quel qualcosa è ciò che li rende dei veri artisti ovvero la riflessione sulla condizione umana: il bisogno di rappresentare gli spazi di esistenza dell’umano e le forme che questa esistenza prende.
Come buona parte della filosofia novecentesca (Sartre, Heidegger, Husserl, Levinas, Arendt …) ha dimostrato, la condizione umana è determinata dalla collocazione di un essere determinato nello spazio, in relazione al tempo e alle sue rappresentazioni in un’apertura ontologica fondamentale che coincide con il linguaggio.
Da questo punto di vista, la scelta di esporre e accostare le opere dei due artisti risulta appropriata e in qualche modo complementare, in quanto Lucia Nazzaro e Petar Barišić affrontano, in modo diverso, i due elementi centrali della condizione umana l’esistenza individuale e la spazialità in cui essa è collocata e l’affrontano all’insegna della categoria del perturbante.
Le loro opere sono perturbanti perché interrogandosi sulle forme dell’umano e dello spazio che l’umano si trova ad attraversare problematizzano quel fenomeno tutto novecentesco che è la crisi della rappresentazione e dell’umano e a questa crisi danno delle risposte, in parte differenti e in parte convergenti.
Da una parte, Petar Barišić, infatti, ci pone davanti a una rappresentazione dello spazio fatta di luce, forme geometriche che utilizzano la prospettiva come forma simbolica come elemento estraniante per lo spettatore che è chiamato ad, attraversarle, guardarle da lontano, da vicino, collocandovisi al centro: è il caso di opere come le Torri o il Labirinto.
Le installazioni di Barišić sono, infatti, come dei recinti che perimetrano lo spazio, che definiscono lo spazio antropico e, circoscrivendolo, lo sfidano costringendo lo spettatore a collocarsi dentro di esse a sfidare le altezze, le strutture.
In quest’ottica, la prospettiva è un linguaggio, “una lingua di segmenti e di linee, di proporzioni, di incastri e di forme geo-metriche, cioè quasi ma non del tutto matematiche e ispirate invece a una metrica terrestre, a una metrica dell’ambiente in cui ci troviamo a vivere, guardare, abitare, respirare ”.
Il linguaggio prospettiva, il linguaggio geometria, diventa quindi quella forma particolare di linguaggio ( come bene ha mostrato Leonida Kovac in questo catalogo), che l’autore utilizza per delimitare/rappresentare uno spazio umano, cosciente che lo spazio dell’abitare coincide con lo spazio del pensare e del rappresentarsi da parte del’uomo. Parafrasando l’Heidegger del “poeticamente abita l’uomo”, potremmo dire, nel caso di Barišić, “artisticamente abita l’uomo”, nel senso che il linguaggio artistico geometrico e prospettico dell’autore delimita gli spazi dell’umano e il modo in cui l’uomo può essere detto, pensato e rappresentato. Dall’altra parte, Lucia Nazzaro ci pone davanti a un percorso che rappresenta l’umano e che rintraccia in un “filo rosso tra il resto e i resti” (questo è il titolo di un quadro del 2010 di Lucia Nazzaro e la cifra di tutto il suo percorso artistico e teorico). Un “filo rosso” che unisce i suoi primi lavori (geometrici, astratti, razionali come i lavori dell’artista croato), che partono dall’esigenza di comprendere cosa resti della pittura dopo il taglio di Fontana, e che arriva alla riflessione sui resti dell’umanità, sulla marginalità dell’umano sofferente, abietto, marginale (le opere del ciclo dei topi), passando per il lavoro di cucitura delle tele squarciate da “Il taglio di Fontana “e dalla crisi della rappresentazione che ad esso si accompagna. Una ri-cucitura che tenta di rimettere assieme le rappresentazioni e la forza espressiva della pittura.
Entrambi gli autori si interrogando quindi sulle forme del rappresentare dopo la crisi della rappresentazione, ma lo fanno in modo diverso: il primo dando forma allo spazio, la seconda cercando di trovare una forma per l’umano informe.
Le convergenze tra i due artisti possono essere quindi rintracciate nel “concetto di persona”: la persona assente di cui Barišić perimetra lo spazio abitabile, percorribile e pensabile; la persona informe, annichilita dalle sofferenze di Lucia Nazzaro.
L’umano è dato per sottinteso nelle opere dell’artista croato, mentre nelle opere dell’artista italiana è enunciato, anche se metaforicamente, attraverso le immagini del topo, della maternità (il grande topo madre, la strage degli innocenti…), delle mani… L’umanità informe è quindi il tema centrale della produzione delle Lucia Nazzaro, un’umanità che deve prendere forma per diventare persona (come bene ha illustrato Marisa Vescovo in questo catalogo, rintracciando nella persona il tema principale del lavoro artistico di Lucia).
Il percorso artistico dell’artista torinese è lungo, coerente e perturbante: parte dall’astrazione (Il resto) per arrivare ai topi (I resti) e in questo momento ci offre una lezione sulla potenza della rappresentazione e della pittura materica in tempi di crisi della rappresentazione.
In questo momento, il Lavoro di Lucia Nazzaro è a uno snodo iniziato con l’opera il filo rosso tra il resto e i resti), uno snodo che porta le opere dell’artista a affrontare il tema della rappresentazione del mondo e della persona non più in modo metaforico anche se ancora parziale, per esempio nell’opera Il furto (nel paesaggio) o in tutto Il ciclo delle mani. È interessante notare che le ultime opere di Lucia (quelle sulle mani che tessono, cuciono, aprono i tagli sulla tela) vedono una metamorfosi anatomica dei topi in uomini ( per l’esattezza di alcune parti dei topi, le zampe, in parti di uomini, le mani). Una metamorfosi che preannuncia un lungo lavoro di passaggio dall’umano informe alla persona. Un lavoro appena iniziato e che sarà realizzato dalle mani dell’artista.
Torino, febbraio 2011
(1) M. Corgnati, Scultura al modo transitivo, in Petar Barišić. Site specific installation 2008-20009, Centro culturale Teresa Orsola Bussa de Rossi, Residences des Artistes, Tunis, 2009
(2) Ivi, p. 11
(3) R. Mastroianni, La strage degli innocenti. Che cosa resta? Resta quel che resta, in Lucia Nazzaro, Centro culturale Teresa Orsola Bussa de Rossi, Residences des Artistes, Tunis, 2010
Paola Varallo
Press Agency
3470883394
paolavarallo@gmail.com
Immagine: Lucia Nazzaro
Opening 25 marzo 2011
The Crysler Building
Manhattan - intersection of 42nd Street and Lexington Avenue, New York