In the still of the city. La pittura di Cestari ha per oggetto paesaggi urbani indagati con l'occhio critico dell'architetto e, in alcuni casi, con il supporto materiale dell'obiettivo fotografico.
Capita di camminare, fermarsi, lasciare un posto e sentirlo comunque proprio, segnato dalla nostra presenza. Qualcosa di noi preme, macchia, stratifica, diveniamo pennello e grafite della città, ci muoviamo in tracce lasciate da altri, a cui sommiamo le nostre. La città è il racconto di quella macchia umana lasciata nel mondo.
(Sara Fabbri)
Daniele Cestari è un architetto che dipinge; appartiene cioè a quell’insieme di persone che esercitano un’arte che diventa un ibrido tra le valenze formali proprie dell’architettura e quelle delle arti visive. Un architetto che dipinge immagini di architettura non è propriamente un pittore: non lo sono stati in passato Raffaello e Giulio Romano (almeno quando ritrassero edifici) e neppure, venendo a tempi più vicini a noi, personaggi del calibro di Le Corbusier (così attento alla plasticità dei suoi dipinti). Il nostro tempo ha visto anche il dilagare del fenomeno della fotografia di architettura ed anche in questo caso alcuni dei risultati più interessanti sono opera di architetti prestati all’arte: si pensi, uno per tutti, a Berengo Gardin.
L’architetto ha di per sé una forma mentis particolare, un modo di pensare allo spazio ed alle forme che lo abitano. Lo sguardo è proteso verso la descrizione analitica e senza censure dello stato di fatto, e questa analisi è per sua stessa natura protesa verso una forma di progettualità. Questo non significa per forza di cose il desiderio di trasformazione dell’esistente, ma, nel senso etimologico del termine (progetto deriva infatti dal latino pro ietto, cioè gettarsi in avanti), un lancio verso il futuro. La condizione presente, descritta dall’occhio critico dell’architetto, diventa alla fine una situazione carica di potenzialità e di presentimento del domani.
Queste considerazioni sembrano essere alla base della pittura di Daniele Cestari che ha per oggetto paesaggi urbani indagati con l’occhio critico dell’architetto e, in alcuni casi, con il supporto materiale dell’obiettivo fotografico. Cestari, da architetto, dipinge visioni di architetture che assumono una consistenza fisica e quasi tattile di grande verosimiglianza. Non siamo davanti a riflessioni sulla veridicità o meno dell’immagine dipinta (come nella Pipa di Magritte per intendersi), l’immagine vuole comunicare la realtà della città attraverso la sua rappresentazione.
L’occhio critico che indaga i paesaggi urbani lascia filtrare l’oggettività e la concretezza degli oggetti e dei manufatti architettonici che diventano lo spazio della possibilità dell’esistenza umana, il prerequisito della vita che si svolge al loro interno e che, anche se non compare in modo esplicito nelle opere di Cestari, viene di continuo evocata anche grazie alla testimonianza silenziosa di alcune automobili in movimento.
Ad essere ritratte sono le viste sugli spazi più remoti e meno riconoscibili delle città. Non vi sono presenze monumentali o dettagli significativi che rendono subito decifrabile il nome delle città indagate dall’artista. Si ha l’impressione di una sostanziale omogeneità e questa assenza di caratterizzazione non diventa un aspetto negativo di critica dell’esistente, ma sembra piuttosto comunicare la presenza di spazi che, anche se profondamente usati dall’uomo, hanno mantenuto qualcosa della loro originaria verginità: spazi della possibilità in attesa di un riscatto, terreni fertili per le azioni dell’uomo che sono, in ultima analisi, l’anima stessa delle città.
In questo presentimento di futuro, di cambiamento, di azione dell’uomo entra poi in gioco anche il passato che sembra essere proprio delle architetture silenziose ed immobili di questi dipinti. La memoria entra dentro le pennellate, le vivifica e le plasma dando vita a quella indeterminatezza delle immagini che assumono l’aspetto dei ricordi fissati nella pittura. Vengono al proposito alla mente alcuni lavori di Severini in cui figure di ballerine vengono scomposte e messe in relazione con lo spazio circostante per dare vita ad immagini di grande suggestione poetica.
L’arte di Cestari non è quindi mera rappresentazione del dato concreto, ma lo sguardo dell’architetto finisce per dare vita ad immagini fortemente poetiche che partono dal visibile per andare oltre e mostrare un’essenza del reale in tutta la sua profonda drammaticità esistenziale fatta di memoria del passato e di proiezione verso il futuro. Del resto, “l’essenziale è invisibile agli occhi” per dirla con Saint Exupéry e per vedere l’anima delle città abbiamo bisogno dei dipinti di Cestari.
(Giulio Girondi)
Immagini: milan morning, 130x110cm, tm e olio su tela
Inaugurazione giovedì 31 marzo alle ore 18
Barbara Frigerio Contemporary Art
Via Fatebenefratelli 13 - Milano
orario da martedì a sabato 10-13 16-19.30
domenica 11-19