L'illusione dell'innocenza. 37 figure professionali estranee al mondo dell'arte sono state invitate dall'artista a produrre con lei un'opera a quattro mani. A cura di Valerio Deho'.
a cura di Valerio Dehò con intervista di Michele Robecchi
Il titolo “L’illusione dell’innocenza” scelto dall’artista per questa mostra prende spunto dal fatto che nei plotoni di esecuzione una delle armi venisse caricata a salve; questo comportava che nessun soldato avesse la certezza che proprio il suo colpo sarebbe stato mortale, vi era un margine di dubbio che scaricava la coscienza e alleviava la colpa. L’arte è questo colpo a salve perché non fa compromettere interamente l’artista con la società e con le responsabilità nei suoi confronti.
Il percorso artistico di Antonella Mazzoni è caratterizzato da un continuo confronto tra la sua idea di pittura ed il mondo circostante, sin dalla fine degli anni 80 ha sempre cercato un rapporto con il linguaggio, con la storia dell’arte, con la poesia ed anche con la cultura ricchissima della propria città, Parma, compreso quel genio alchimistico del Parmigianino.
In questa sorprendente personale sono stati chiamati a collaborare diverse tipologie di professionisti, parmigiani e non, invitati dall’artista a realizzare un’opera a quattro mani; si tratta di trentasette figure professionali estranee al mondo dell’arte ed ogni risultato stupisce perché ognuno di loro è diventato una piccola storia. Questi professionisti spaziano dal salumiere al liutaio, dall’avvocato al vigile del fuoco, dall’ingegnere all’agopuntore, dalla parrucchiera all’orafa, dall’architetto al cuoco, dall’esplosivista alla geologa, dalla biologa genetista al carabiniere, dallo psichiatra al sabbiatore, dal dentista al militare, dal punciatore al medico legale, dal poliziotto al neuroscienziato, dal fisico al video maker, dal pneumologo al chimico, dal chirurgo estetico all’assicuratore, dal farmacista al veterinario, dall’addetto alla cremazione alla ricercatrice di nanotecnologie. Il progetto è stato realizzato in cinque anni e il risultato è un caleidoscopio delle più svariate realtà lavorative e della disponibilità all’apertura verso un linguaggio, quello dell’arte, spesso estraneo ai più; ogni opera ha richiesto settimane di confronti e ragionamenti con i professionisti e lavoratori, oltre che lunghi tempi di realizzazione. Ad esempio nell’opera “Fato e militare” l’intervento del tenente dell’esercito italiano è di aver effettuato degli spari con una pistola calibro 32 ad una distanza ravvicinata dalla tela già dipinta dall’artista, lasciando a testimonianza dei fori e i corrispondenti aloni; nell’opera “Bilancia bianca e avvocato” la professionista è intervenuta sull’opera come se fosse una pratica legale applicando marche da bollo e timbri compilando e siglando l’intervento; nell’opera “Ponte e autopsia” il medico è intervenuto realizzando una autopsia sul dipinto tagliandolo e ricucendolo successivamente con filo per sutura.
Nel catalogo realizzato in occasione dell’esposizione alla Galleria Centro Steccata, il critico Valerio Dehò analizza il percorso dell’artista partendo dalla sua prima personale nel 1988 per arrivare all’ultimo ciclo creativo presentato nella mostra.
“La Mazzoni, ha tentato con la sua consueta caparbietà, di “dare immagine” alle arti e mestieri, mettendo insieme da un lato una concettualità enciclopedica davvero fuori dal comune e dall’altro costruendo l’iperbole della sua poetica di continua apertura e scambio con la realtà. Non ci sono artisti che abbiano tentato qualcosa del genere in quanto il suo proposito sembra quasi provenire da un “programma” rinascimentale, da un procedere ampio del lavoro pittorico che non si ferma alle occasioni ma diventa specchio e compendio nello stesso tempo di un ambiziosa visione dell’arte. Sa recuperare una manualità e una forza della tradizione impeccabile, ma apre all’intellettualità come gioco del pensiero e della scoperta, l’idea rimane il discrimine del vedere e del dimenticare.
La parola sottesa all’immagine crea una zona d’ombra in cui si inseriscono nuovi significati, nuove potenziali declinazioni del senso. L’artista conosce bene il linguaggio scritto, legge abitualmente saggi e romanzi e conosce anche i limiti della parola scritta per cui la cultura della Mazzoni oltre che artistica è anche profondamente letteraria. La parola è fondamentale come elemento di comunicazione basale, corporea tra le persone e anche come possibilità di accrescere le possibilità del mondo nell’intrecciarsi, sovrapporsi, nell’infinito rapporto con le immagini.
Nei lavori dell’artista è costante il rapporto tra l’opera e la vita e nelle sue opere riesce a creare quei cortocircuiti che tendono alla creazione non di una superlingua tra immagine e verbo, come fu l’utopia degli anni Sessanta/Settanta, ma di un intercodice che lasci allo spettatore lo spazio e il tempo per una sua partecipazione.
Antonella Mazzoni ripensa il significato dell’arte in modo visivo, rileggendo l’elaborazione dell’estetica del Novecento ed i titoli, che l’artista distribuisce con grande piacere e talvolta con qualche esuberanza, diventano non solo giustamente parte integrante dell’opera, ma anche chiave di comprensione una volta che si è letto-guardato il lavoro.
L’obbiettivo per l’artista resta non solo riflettere sull’arte, ma fare il gioco dell’arte concettuale attraverso la pittura. In questa serie, composta da oltre settanta opere, l’artista è riuscita ad ampliare gli spazi a volte angusti del proprio studio, ma soprattutto è riuscita ad esaltare l’aspetto creativo implicito nel quotidiano delle diverse professioni, questo a significare che l’arte esiste negli occhi di chi la guarda.
La Mazzoni avrebbe potuto scrivere un diario di questa esperienza che magari avrebbe potuto essere utile per comprendere come proprio nell’epoca di Internet e del digitale ci sono delle possibilità di pazienza infinita. Un diario che fosse anche un racconto di un’ esperienza di lavoro unica, ma il suo diario in effetti è quello che è rappresentato esattamente dalle sue opere, da quello che ha fatto in anni di lavoro intensi, di ricerche di dialoghi, di capacità artistica a mettere insieme non solo le idee con le immagini. Un lavoro perfetto e di sintesi, dominio assoluto non solo di una concettualità che la grande pittura ha sempre avuto, ma anche di un controllo tecnico assoluto. Le capacità pittoriche di Antonella Mazzoni pur nell’uso delle tecniche fondamentali del pennello e dell’aerografo, o anche talvolta dell’assemblage, sono sempre altissime. La sua pittura concettuale è veramente il punto di equlibrio tra Novecento e l’Era digitale.
Questa Enciclopedia delle arti e mestieri, alla fine è l’immagine dell’artista che l’ha inventata, della sua personalità. Dal punto di vista delle soluzioni tecnico-espressive è in pratica un’antologia mazzoniana, non solo lo specchio del suo modo d’intendere l’arte, ma anche la sua capacità di creare, risolvendo sempre nuovi problemi linguistici. Antonella Mazzoni ha realizzato un unicum come da tempo non si vedeva, in pratica è stata una sorta di verifica della sua storia artistica e della sua idea di pittura, ma anche una dimostrazione della vitalità di quest’ultima, del suo essere sempre al centro dei linguaggi, anche di quelli più contemporanei. L’ironia, la ludicità, il motto di spirito che anima sempre la poetica dell’artista parmigiana sono poi la cifra di un’ intelligenza che da un lato vuole comprendere e dall’altro restituire in “bella” forma un’opera d’arte al pubblico. Il segreto dell’arte è che non si tratta di saper andare oltre la sfera della comunicazione e il messaggio: l’artista non è solo colui che pensa, ma anche colui che fa, che aggiunge la sua qualità che mette il suo tempo in relazione alla bellezza del mondo.”
La mostra è stata realizzata con il patrocinio del Comune di Parma – Assessorato al Welfare e con il sostegno d’immagine dell’Associazione Culturale La Ville Lumiere.
Programma dell’inaugurazione di domenica 17 aprile:
ore 10.30 Apertura della mostra con performance di Antonella Mazzoni
ore 11.30 Performance con Danilo Coppe
ore 12.00 Incontro con Valerio Deho’, curatore del catalogo
ore 13.00 Aperitivo
La mostra è interamente visibile sul sito della galleria
Inaugurazione: domenica 17 aprile 2011 alle ore 10.30
Galleria Centro Steccata
Via Garibaldi, 23 (interno) - 43121 Parma
Orari: dal lunedi’ al sabato 10,30 – 13 / 15,30 - 19,30
Ingresso libero