Gott ist Tot. La celebre frase de 'La gaia scienza', che annuncia la 'morte di Dio' e' alla base dell'installazione di Dombis, che occupa tutta la superficie della galleria. Il tema centrale delle opere e' il mondo irrazionale, che ottiene attraverso la ripetizione eccessiva di processi semplici. L'artista riproduce quasi all'infinito un segno geometrico o tipografico, realizzando cosi' strutture destrutturanti e ambienti irrazionali.
a cura di Giancarlo Pagliasso
Lo spunto su cui Pascal Dombis ha lavorato per la sua personale presso la galleria Claudio Bottello Contemporary, che inaugura il 4 Maggio e poi sino al 18 Giugno 2011, è legato alla presenza di Nietzsche nel capoluogo piemontese. “Gott ist Tot”, “Dio è morto” è il titolo della mostra, ed è anche una frase slogan che si presta a numerose e spesso false interpretazioni. Nietzche ha lavorato a questa teoria proprio a Torino, non lontano dalla galleria Bottello, luogo in cui è anche impazzito. La “morte di Dio” è il simbolo della perdita di ogni punto di riferimento e massima rivelazione del nulla universale. Non credendo più in nessun codice morale o teologico, l’uomo è costretto ad assumersi la piena e definitiva responsabilità di ogni decisione, di ogni azione. L’abbandono della fede in Dio apre la strada per sviluppare completamente le abilità creative dell’uomo. Il filo conduttore tra il pensiero del filosofo Nietzsce e l’artista Dombis è proprio la creatività.
La celebre frase de «La gaia scienza», che annuncia la ‘morte di Dio’ è alla base dell’installazione di Dombis, ed occuperà tutta la superficie della galleria. Nella prima sala, trovano posto lavori lenticolari con esplosioni dei segni «pericolo» e «atomico» in aggiunta a quattro pannelli con l’evenienza della scritta ‘Dio è morto’ in italiano, inglese, francese e tedesco.
Nella seconda, un’installazione a muro con compressione/sovrapposizione della medesima frase stampata sinteticamente su pvc migliaia di volte nelle quattro lingue.
Infine, l’ultimo spazio ospiterà due monitors contrapposti sui quali scorrono migliaia di immagini, tratte da Internet, a velocità diversa. Le parole chiave per richiamare le immagini sono il nero, il rosso e il bianco.
Questi tre colori sono la base costitutiva dei sistemi simbolici figurativi occidentale e asiatico. Come due sorgenti dell’immaginario di questi due continenti che si fronteggiano, il loro flusso ininterrotto verrà a costituire un’occasione di confronto/scontro tra prospettive sorprendentemente più vicine di quanto si sospetti.
Il tema centrale delle opere di Pascal Dombis è il mondo irrazionale, che ottiene attraverso la ripetizione eccessiva di processi semplici. L’artista riproduce quasi all’infinito un segno geometrico o tipografico, realizzando così strutture destrutturanti e ambienti irrazionali. Dombis sostiene che questo processo sia molto simile al pensiero umano.
Le forme visive del suo lavoro non sono programmate intenzionalmente, ma nascono dall’esecuzione, portata all’eccesso, di processi semplici e autonomi. Le sensazioni che scaturiscono dalle sue opere sono: senso d’infinito, di vertigini, di pienezza e di allegria.
Pascal Dombis è balzato agli onori della cronaca lo scorso autunno per aver allestito al Palais Royal
di Parigi un tappeto in polimeri di 130 cm di larghezza, lungo i 252 metri de La Galerie de Valois, su cui erano stampati testi di 39 autori che hanno trattato del celebre monumento parigino. Il procedimento adottato era quello della proliferazione estrema di frasi stampate a diversa scala.
Dombis, infatti, lavora sulla stratificazione di immagini e parole, presentate in composizioni di dittici o trittici, risultato di algoritmi frattalici programmati al computer, in cui tutto quanto proviene dal web si compone, grazie alla stampa su supporto lenticolare, in una sorta di ologramma che conferisce senso di inquietudine e vertigine prospettica ai costrutti sintattici o immaginali così trovati nella dimensione atopica del virtuale.
Nel multispazio che lo spettatore incontra muovendosi, aggregazioni di significato impreviste compaiono subitanee e altrettanto celermente si dissolvono, lasciando campo alla casualità sintagmatica che ‘l’impressione’ digitale è in grado di creare.
Pascal Dombis vive e lavora a Parigi.
Ha partecipato a numerose mostre in Europa, negli Stati Uniti e in Asia.
Ufficio Stampa: PAOLA VARALLO PRESS AGENCY
paolavarallo@gmail.com 3470883394
Inaugurazione: mercoledì 4 maggio 2011, ore 18
Claudio Bottello Contemporary
via Bogino 17H, Torino, +39 011 7631050
Orario: lun. - ven. 10,30 - 12,30 / 15,00 - 19,00
ingresso libero