Chiostri di San Pietro
Reggio Emilia
via Emilia a San Pietro, 44/c

Diverse Mostre
dal 5/5/2011 al 11/6/2011
7 e 8 maggio: 10-23; dal 10 maggio al 12 giugno: mar-ven 21-23, sab dom e festivi 10-23
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5/5/2011

Diverse Mostre

Chiostri di San Pietro, Reggio Emilia

Il fulcro della VI edizione di Fotografia Europea, ruota intorno ai Chiostri di San Pietro con sei progetti di mostre personali e collettive: 'bianco papa' documenta, attraverso 100 fotografie, il mutare dell'iconografia papale. Il racconto di Francois Halard e' una ricerca intima e personale sull'identita' collettiva e culturale dell'Italia. 'Girls In Uniform' della coreana Hyun-Jin Kwak parte dall'incontro tra le origini estremo orientali della fotografa coreana con il mondo occidentale. Inoltre, due delle personali, curate da Elio Grazioli, dedicate alla fotografia italiana: Paolo Roversi e Davide Mosconi, e tra i progetti speciali 'La Giovine Italia...' e 'Cruor. Elegia della carne' di Nino Migliori.


comunicato stampa

bianco papa
a cura di Alberto Melloni, Federico Ruozzi e Fabio Nardelli

All’interno della sesta edizione di Fotografia Europea, la  rassegna internazionale promossa dal Comune di Reggio Emilia, dedicata quest’anno a “Verde, bianco, rosso. Una fotografia dell’Italia”, dal 6 maggio al 12 giugno 2011, i Chiostri di San Pietro a Reggio Emilia ospitano la mostra bianco papa che documenta il mutare dell’iconografia papale dalla presa di Porta Pia fino ai nostri giorni.
L’iniziativa, che si tiene nell’ambito dell’evento Cristiani d’Italia, 1861-2011 (direzione scientifica di Alberto Melloni), sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, è curata da Alberto Melloni, Federico Ruozzi e Fabio Nardelli, ed è realizzata dalla Fondazione per le scienze religiose di Bologna e dall’Istituto della Enciclopedia Italiana.
L’esposizione prende avvio con la sezione Bianco Padre, che proporrà, nel cortile interno dei Chiostri, cento foto del repertorio Treccani sui pontefici, in una sorta di cronologia che accompagnerà il visitatore nei momenti più significativi che hanno segnato la storia del papato.

Le sale affrescate dello storico chiostro reggiano faranno da scenografia alla sezione Papa Giovanni e Hank Walker. Contrappunto per foto di Life e manoscritti Roncalli dove s’incontreranno gli scatti di Hank Walker (1921-1996), uno dei fotografi più importanti di «Life magazine» che, nel 1962, nei giorni dell’apertura del concilio Vaticano II, è in Italia e immortala papa Giovanni XXIII. Assieme agli ingrandimenti dei manoscritti del “papa buono” viene qui esposta l’intera sequenza dal sapore cinematografico che rappresenta una straordinaria interpretazione della figura di Roncalli.
Completano bianco papa alcune proiezioni di spezzoni audiovisivi conservati negli archivi delle Teche Rai e dell’Istituto Luce relativi al pontefice e, in collaborazione con Raitre, vengono riproposti cinque documentari realizzati da La Grande storia in prima serata su Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II, fornendo così la cornice storica al percorso visivo proposto.

Particolarmente suggestiva è l’installazione, allestita nelle giornate inaugurali (6-8 maggio) al Teatro Cavallerizza (viale Allegri 8) e in seguito (dal 10 maggio al 12 giugno) all’Università degli studi di Modena e Reggio (viale Allegri 9), tredicimaggiottantuno: una Fiat Campagnola bianca - simile alla Papamobile su cui viaggiava Giovanni Paolo II, il giorno dell’attentato - fungerà da schermo alle immagini dell’atto terroristico a papa Wojtyla, associate alle radiocronache tratte dai telegiornali e dai radiogiornali dell’epoca. La proiezione si conclude con i fotogrammi dell’attentato al vicepresidente CSM e dell’assassinio di Vittorio Bachelet, ricordato proprio da papa Wojtyla al risveglio dall’anestesia.

Gli anni del pontificato di Giovanni Paolo II hanno mostrato quanto la chiesa fosse ormai entrata nell’agenda dei media e con quale forza lo stesso pontefice ne avesse di fatto beneficiato, tanto da poter parlare di una vera e propria “rivoluzione comunicativa”.

Tuttavia è dalla prima metà dell’Ottocento che i pontefici cominciano a essere sotto lo sguardo sempre più indiscreto degli obiettivi, raggiungendo il culmine con la televisione che darà fin dalle sue origini spazio e risalto in modo preminente proprio alla figura del papa. Come scrive uno dei curatori, Federico Ruozzi: “Se è Pio VII ad essere stato il primo papa impresso su una lastra di vetro, Leone XIII è invece il primo a sperimentare le potenzialità insite nelle immagini in movimento, ripreso nei giardini vaticani, nell’atto di benedire nel 1896. Il linguaggio audiovisivo caricava il gesto della benedizione di una polisemia segnica: la benedizione dell’apparecchio si trasformava nella benedizione di quegli spettatori che in un altro luogo e in un altro tempo avrebbero ri-guardato quella sequenza. Si fondava un archetipo di un immaginario cinematografico religioso, aprendo anche la strada a una precisa e nuova costruzione dell’immagine del pontefice, che diventava una vera e propria icona”.

Nei secoli scorsi l’unica possibilità per i fedeli di vedere il papa passava attraverso l’iconografia ufficiale. Pochi potevano permettersi di affrontare un viaggio lungo e costoso a Roma. Con le fotografie che, nella seconda metà dell’Ottocento, cominciavano a circolare, con le immagini devozionali e poi, successivamente, con il cinematografo e la televisione entrano quindi in scena nuovi veicoli di propagazione della fede, con cui tutti i pontefici dovranno confrontarsi e che, in modi diversi, utilizzeranno.
In questa mostra la documentazione visiva diventa una fonte imprescindibile per osservare piccoli, ma significativi, mutamenti negli aspetti più evidenti che però spesso anticipano o, altre volte, seguono un aggiornamento della Chiesa nel suo magistero. È cambiata la corporeità del pontefice e l’aura di sacralità degli uomini di potere e le immagini sono in questo molto eloquenti. Le sequenze fotografiche e televisive di papa Giovanni XXIII segnano con efficacia, per esempio, “la decadenza dell’immagine di onnipotenza del papa” a cui si era abituati in precedenza e rimettono in discussione sia la sua funzione pubblica, sia, in un senso più ampio, quello della chiesa stessa nel mondo.

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François Halard
a cura di Togo Visual Action
La mostra è organizzata in collaborazione con BCLA-Délégation Culturelle/Alliance Française di Bologna

GRAND TOUR. LA CONTINUITÉ D'UN REGARD
Il racconto fotografico di François Halard, realizzato in Italia in diversi viaggi e più anni, è ricerca intima e personale e insieme reminiscenza di un codice dello spazio carico di senso di appartenenza e di memoria sociale, che per secoli ha custodito nel nostro Paese i tratti di un’identità collettiva e di un’unità culturale prima che politica. Linguaggio condiviso di costruzione e interpretazione del paesaggio come geografia volontaria che il Novecento ha progressivamente tradito. In un dialogo ininterrotto con questa contemporaneità, Grand Tour, idealmente ispirato alle pagine di Goethe e alle cronache dei lunghi soggiorni nel Bel Paese di intellettuali del passato, sceglie le antichità classiche accatastate, in un equilibrio precario tra realtà e finzione, nei depositi di Cinecittà. Entra nelle ville romane e siciliane, Medici e Palagonia, e in quelle palladiane, e crea una narrazione per immagini di luoghi antichi e familiari, in senso collettivo, che assume i contorni onirici di una visione.

Come in un rituale, costruito sulla ripetitività dei gesti e sulla selezione accurata del luogo e degli oggetti necessari per celebrarlo, l’obiettivo di Halard conferisce sacralità agli spazi su cui si posa nel corso del viaggio. La ripetitività non è immediata, perché è continuità di uno sguardo, punto di equilibrio tra l’interiorità e ciò che sta all’esterno. È un modo di relazionarsi con il mondo, in cui la bellezza è necessità e valore, che trova massima espressione nella ricerca, quasi antropologica, sull’abitare e nei momenti in cui Grand Tour visita le case e gli studi di artisti che nel segno e nel rispetto di quel codice dello spazio hanno continuato ad operare. A Casa Malaparte, a Capri, già scelta da Godard per Il disprezzo, Halard coglie la sintonia perfetta tra architettura, mare e vento in una veduta che, altrove, nel corso del viaggio, è reinterpretata alla luce della consapevolezza che l’armonia tra natura e cultura del paesaggio italiano oggi si lascia solo intravedere. Le immagini dell'appartamento di Carlo Mollino, a Torino, come in un ritratto d’artista, fotografano corporeità e atmosfere di una poetica. Lo studio di Cy Twombly, a Gaeta, è dimostrazione di ciò che la fotografia può fare, radiografia di un universo in cui le relazioni tra gli oggetti sono una sintesi perfetta tra sofisticata bellezza e quotidianità. Roncocesi, con lo studio di Luigi Ghirri, chiude simbolicamente e cronologicamente il viaggio di Halard, per diventare il luogo, forse più di ogni altro, in cui la fotografia italiana ritrova le fila di quel codice dello spazio di cui Grand Tour, in una sperimentazione continua, è pura e personale reminiscenza.
www.togostudio.it

Nato ad Arles, nel 1961, ha studiato all’Ecole des Arts Decoratifs di Parigi. Successivamente si è trasferito a New York, dove si è dedicato a progetti continuativi per Vogue America, Vanity Fair, GQ e House & Garden. Il suo lavoro per queste testate lo ha reso uno dei più contesi e rinomati fotografi di architetture del nostro tempo, creando le basi per collaborazioni di lungo periodo con Fabien Baron e Alex Lieberman. Lo stile raffinato e la squisita tecnica hanno attratto clienti advertising come Giorgio Armani, Burberry, Ralph Lauren, Yves Saint-Laurent.
Caratteristica personale di François è l’essere affascinato dal mondo creativo degli artisti; ha realizzato fotografie degli studi di Jean-Charles Blais, Cy Twombly, Robert Rauschenberg, Carlo Mollino, Julian Schnabel, Miquel Barcello, Cezanne. La sua attività è stata caratterizzata anche da diverse esibizioni pubbliche, ad Arles, Parigi e New York. Vive tra New York e la Francia.

Sabato 7 maggio
Ore 11.00 - Sala degli Specchi del Teatro Valli
Claudio Marra e François Halard
Grand Tour. La continuité d’un regard

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Hyun-Jin Kwak

Girls In Uniform si sviluppa come un work in progress a lungo termine. Il punto di partenza è l’incontro tra le origini estremo orientali della fotografa coreana con il mondo occidentale. L’uniforme da cui il progetto prende il titolo, tanto repressiva quanto protettiva, è una “seconda pelle” metafora della transizione dall’infanzia all’età adulta. Metafora che si amplia e si ricompone in un’analisi del passato, come comprensione del presente.
La scelta delle location per gli scatti gioca un ruolo fondamentale: gli shoot si svolgono tutti in luoghi remoti e solitari o all’interno di costruzioni abbandonate, eterotopie che rappresentano mondi paralleli.
A Reggio Emilia gli scatti sono avvenuti all’interno dei Musei Civici, dell’ex ospedale psichiatrico OPG, del Teatro Valli, dei Chiostri della Ghiara, del Mercato Coperto prima del suo disallestimento ed anche in luoghi isolati nelle campagne circostanti la città.

Hyun-Jin Kwak nasce nel 1974 in Sud Corea. Dal 1994 al 1998 frequenta la Hong-Ik University di Seoul; nel 2005 si laurea alla University of Art, Crafts and Design di Stoccolma. Tra il 2005 ed il 2006 segue il programma post-laurea all’ University of Art and Design di Helsinki. Attualmente vive e lavora a Stoccolma.
Segnalata al premio internazionale The Core of Industry all’interno di Fotografia Europea 2008, ha riscelto Reggio Emilia per ambientarvi alcuni scatti che sono andati ad arricchire il suo ultimo progetto “Girls In Uniform”, in prossima esposizione a Fotografia Europea 2011. Tra le sue ultime personali: Peter Lav Photo Gallery, 2008, Copenhagen; Trunk Gallery, 2009, Seoul; Kulturhuset, 2009, Stoccolma; Verkstad -un luogo per l’arte “Girls In Uniform”, 2010, Norrkoping; Peter Lav Gallery “ An Act of Deceiving”, 2010, Copenhagen.

Domenica 8 maggio
Ore 20.30 - Circolo Arci Tunnel
Le Domeniche sul Divano, Behind the Shot
Incontro con la fotografa Hyun-Jin Kwak,
In Collaborazione con Circolo Arci Tunnel

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Sguardo italiano
a cura di Elio Grazioli

Mario Dondero, Paolo Roversi, Davide Mosconi, Paola Di Bello sono i quattro autori scelti da Elio Grazioli come rappresentanti della fotografia italiana, che coprono i diversi ambiti in cui eccelle: reportage, moda, arte, sperimentazione.

I Chiostri di San Pietro ospitano due delle personali, curate da Elio Grazioli, rispettivamente dedicate ad altrettanti maestri della fotografia italiana contemporanea: Paolo Roversi e Davide Mosconi.
Paolo Roversi (Ravenna, 1947) è uno dei più significativi fotografi di moda contemporanei. Nei suoi scatti appare evidente che la moda non è solo spettacolo, passerella, vetrina, glamour, consumo, ma una questione estetica e il segno dei tempi. Famose sono le sue opere realizzate negli anni ’80 per le campagne di Romeo Gigli, Comme des Garçons e Yohji Yamamoto, in cui appare evidente uno stile estremamente personale che ha influenzato molti fotografi di moda attuali. Il tipo di femminilità prediletto, la particolare luce – definita dai commentatori come propriamente “italiana” – e lo sfocato hanno reso famose le immagini di Roversi che sublimano il corpo verso l’evanescenza e la spiritualità, tanto che le sue modelle sono state chiamate “angeli del desiderio”. Caratteristica delle sue foto è la particolare bellezza delle sue modelle e la dolcezza del fotografo nei confronti del femminile, un esemplare rispetto per la bellezza come riscatto dalla piattezza del mondo.

Sabato 7 maggio
Ore 12.00 - Piazza San Prospero
Paolo Roversi e Elio Grazioli
Italianità della fotografia: la moda, il desiderio

Davide Mosconi (Milano, 1941-2002), artista, fotografo e compositore italiano tra i più enigmatici e poetici. Lavorando sui concetti di ‘contemporaneità’ e ‘casualità’, ha realizzato numerose serie di trittici che uniscono foto trovate a foto originali, nonché foto di materiali e luoghi sfuggenti alla presa della fotografia, come la polvere, il cielo stellato, l’aria stessa. Così la serie Disegnare l’aria è composta di immagini di oggetti lanciati in aria e fotografati mentre disegnano strane composizioni sullo sfondo del cielo. Prima di morire ha realizzato una serie di autoritratti con il volto bucato, in realtà il foglio stesso rifotografato. La sua sperimentazione è tipica dell’uso della fotografia in ambito artistico dagli anni Settanta alla fine del secolo scorso, con in più quel tocco poetico di sorpresa per la nascita delle forme sotto il segno della casualità.

Davide Mosconi
COINCIDENZE

Nella fotografia di Davide Mosconi entra uno dei più grandi e importanti temi dell’arte e della cultura del Novecento: il caso, che le avanguardie hanno reso non puro opposto negativo della necessità e della regola, ma componente attiva della creazione e della realtà. Mosconi prima lo cerca e ne fa il soggetto del proprio intervento, poi lo usa direttamente come strumento compositivo.
Per primi dunque costruisce dei trittici, di vario soggetto, costituiti da due immagini trovate, una proveniente dall’arte, l’altra da altri ambiti, scientifico, pubblicitario, informativo, in cui ha trovato un’analogia imprevista, che evidenzia aggiungendo uno scatto realizzato ex novo. Non sfuggirà infatti che Mosconi ri-fotografa le prime due fotografie, e lo fa con questo metodo particolare che è la Polaroid, che rende appunto evidente la rifotografazione, grazie alla mancanza del passaggio per il negativo. I soggetti sono diversi: all’inizio stanno i trittici che costituiscono l’insieme intitolato In morte del padre, titolo allusivo anche all’uccisione del passato, della storia, per poter creare il nuovo; poi vengono trittici su cieli notturni e diurni, quindi su parti del corpo, cibi, fuochi, ombre e altro ancora. Il cielo ha particolarmente interessato Mosconi, che l’ha visto come una sorta di quadro, di sfondo, di supporto, come un foglio. Così il passo ulteriore è stato quello di “disegnare” con gli oggetti e le materie – la più evanescente e instabile, e insieme corpuscolare e stellare: la polvere – nel cielo e il cielo stesso, l’aria. Qui il caso la fa da padrone, ancora una volta doppiamente, perché è lui a creare le configurazioni ed è lui a registrare. Ma non è l’essenza stessa, o il fondo, della fotografia? Anche quello che chiamiamo ordine non è un istante particolare del caso? Ma così ciò che viene evidenziato del reale è l’imprevedibilità, l’impermanenza, l’impalpabilità interne, connaturate all’immagine e alla creazione.
Incredibile “coindicenza”, l’ultima serie che Mosconi realizza prima di morire è quella degli Autoritratti bucati, in cui – anche questo l’aveva fatto qualche anno prima con il cielo – buca dei propri autoritratti, e li rifotografa, con un misto di drammaticità e ironia che dice tutto il senso apotropaico del gesto di bucare, strappare, sfregiare, sfondare e aprire al tempo stesso, come aveva insegnato Fontana, composizione e sfigurazione simultanee. Il caso è questo, e la fotografia anche.

I progetti

Secondo la formula della rassegna, l’offerta espositiva di Fotografia Europea 2011 è arricchita da una serie di progetti speciali di ricerca fotografica che affrontano il tema guida dell’edizione 2011 con modalità e approcci diversi.

Nei Chiostri di San Pietro è in programma, per la cura di Sandro Parmiggiani, la personale Cruor. Elegia della carne di Nino Migliori, uno dei maggiori fotografi italiani del secondo dopoguerra, fortemente impegnato, a partire dalla fine degli anni Quaranta, sul terreno della sperimentazione linguistica e del trattamento delle immagini. I suoi inizi sono segnati, da un lato, dalla tradizione del fotogiornalismo ‘impegnato’, dall'altro, dalla cultura d'immagine dell'informale con tangenze precise con il Bauhaus e, soprattutto, con Dada. Su queste linee Migliori prosegue le ricerche fino alla fine degli anni Sessanta, quando il suo lavoro assume valenze concettuali che caratterizzeranno la direzione degli anni successivi, unita a un impegno sempre crescente come organizzatore e animatore culturale.

Nino Migliori
CRUOR. ELEGIA DELLA CARNE
a cura di Sandro Parmiggiani

Le immagini sono l’esito di ricognizioni che Nino Migliori (Bologna, 1926) ha compiuto in due diversi macelli: nel 2008, in un piccolo macello di paese, a Caccamo (Palermo), e nel 2010 nel grande, moderno macello Inalca di Castelvetro (Modena). In coerenza con il suo ininterrotto lavoro di ricerca e di sperimentazione che, partendo dal mezzo fotografico, si è inoltrato nei territori dell’indagine sui materiali e della scrittura con la luce, sempre intrattenendo un dialogo costante con le esperienze della pittura e di altre forme artistiche, Migliori ha scattato delle polaroid, sulle quali è intervenuto nei 7-10 minuti successivi, mentre l’immagine s’andava formando, per tracciare segni neri e modificare il cromatismo, così da trasformare ed esaltare la visione originaria. Successivamente, le immagini sono state scansionate e ristampate nel formato che ora viene presentato in mostra. Ecco davanti a noi queste visioni scure, pervase di un rosso intenso e cupo, entro cui danzano segni neri, e s’intravedono, accanto alla carne e ai coaguli del sangue, frammenti di colonna vertebrale e di costato.
In questa lettura visionaria di quel che resta di un animale, traspare lo stato d’animo di chi si confronta con l’approdo ultimo della vita, con la fragilità del corpo, con un sacrificio che si compie in un silenzio assoluto, il silenzio di chi è consapevole di non potere sfuggire al proprio destino. Se già nelle sperimentazioni degli anni Cinquanta era evidente la contiguità di Nino Migliori con alcune esperienze dell’informale europeo (Wols, Tàpies, Burri), ora le immagini di Cruor ci consegnano altri tramandi, da La bottega del macellaio (1585) di Annibale Carracci al Bue squartato (1655) di Rembrandt, dal Bue scorticato (1924) di Chaïm Soutine a Painting (1946) di Francis Bacon, fino a In nomine Patris (2004-2005) di Damien Hirst.

Domenica 8 maggio
Ore 11.00 - Sala degli Specchi del Teatro Valli
Nino Migliori con Sandro Parmiggiani
Cruor. Elegia della carne

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I Chiostri di San Pietro e il Centro Internazionale ‘Loris Malaguzzi’, ospitano una significativa mostra-atelier dal titolo Trilogia cromatica, a cura di Scuole e Nidi d’Infanzia – Istituzione del Comune di Reggio Emilia e Reggio Children, in collaborazione con Officina Educativa. L’esposizione presenta le opere degli alunni delle scuole reggiane, dalla scuola dell'infanzia alla scuola secondaria di primo grado, che hanno lavorato sul tema dell’Unità d’Italia e dei tre colori della bandiera nazionale; uno sguardo altro con il quale rivedere le cose e grazie al quale soffermarsi su una dimensione al contempo conoscitiva e misteriosa quale è quella dell’infanzia.

All’insegna dell’obiettivo primario della rassegna, da sempre attenta alle nuove tendenze della scena fotografica internazionale e italiana, la proposta espositiva di Fotografia Europea 2001 comprende diversi progetti collettivi, che delineano percorsi articolati ed originali.
Un giorno nella vita dell’Italia 2011, curato e prodotto da Chiara Mariani e Alessandro Franco in esclusiva per SETTE, Corriere della Sera, diretto da Giuseppe Di Piazza, presenta nei Chiostri di San Pietro più di ottanta fotografi che hanno realizzato il ritratto fotografico dell’Italia di un giorno, il 14 gennaio, per il magazine del Corriere della Sera .
Nella loro diversità di stile e formazione, tutti rispettano l’impegno giornalistico di circostanziare con una didascalia e l’ora dello scatto il contenuto dell’immagine e l’imperativo di distanziarsi da un rituale di banalità per permettere di conoscere situazioni altrimenti sconosciute o solo fantasticate. Ora il lavoro quotidiano di infermieri, maestri, restauratori, poliziotti, testimoni di giustizia, attori, persino astronauti diventa mostra, rassegna di immagini d’autore che delineano il catalogo delle virtù dell’Italia, e colgono momenti particolari o suscitano interesse verso soggetti dimenticati.

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La ''Giovine Italia'' ...
a cura di Gigliola Foschi

LA ''GIOVINE ITALIA'' ...
Per Giuseppe Mazzini la Giovine Italia era la fratellanza degli italiani credenti in una legge di Progresso per una nuova Italia chiamata a essere libera e unita; un’associazione, seguita soprattutto da giovani, destinata a percorrere strade diverse da quelle battute fino allora. Oggi, a centocinquant’anni dalla problematica unità del nostro Paese, proprio in molti giovani artisti persiste il desiderio di “percorrere strade diverse” per osservare l’Italia. In loro si avverte il bisogno di resistere, di opporsi alla volgarità e alla violenza che ci circondano, per raccontare un’Italia intima, lontana da rappresentazioni retoriche e scontate. All’estrema visibilità dei mass media contrappongono opere dove si cela un qualcosa di invisibile e misterioso; al rumore assordante preferiscono il silenzio, gli intervalli di tempo aperti a libere associazioni. Con leggero tocco poetico, questi giovani autori interrogano un’Italia ormai non più “giovine”, cercando aperture interstiziali, spazi impensati, piccole storie che nessuno sembra voler ascoltare. Il loro obbiettivo non è denunciare le storture e gli orrori del Paese, ma creare opere simili a piccoli, ma tenaci bagliori nell’oscurità.

La mostra sarà composta da fotografie, video, installazioni e disegni di:
Emma Ciceri
Alessandro Cimmino
Donatella Di Cicco
Alice Guareschi
Paolo Inverni
Valentina Loi
Marcello Mariana
Margherita Morgantin
Claudia Pozzoli
Antonio Rovaldi
Mirko Smerdel

Sabato 7 maggio
Ore 16.30 – Chiostri di San Pietro
Margherita Morgantin e Donatella Di Cicco con Gigliola Foschi e Elio Grazioli
“La Giovine Italia”… Re-immaginare, ri-vedere, naturalmente l’Italia

Tutto il programma dettagliato delle mostre e degli incontri su www.fotografiaeuropea.it
Informazioni: tel. 0522 456249 - 451152

Ufficio stampa
CLP Relazioni Pubbliche
tel. 02.433403 – 02.36571438 - fax 02.4813841
press@clponline.it; www.clponline.it

Ufficio stampa - Comune di Reggio Emilia
Patrizia Paterlini con Alberto Ansaloni
Tel. 0522.456532 - cell. 348.8080539
ufficiostampa@fotografiaeuropea.it
patrizia.paterlini@municipio.re.it
alberto.ansaloni@municipio.re.it

Immagine: Hyun-Jin Kwak, Ostracion Concatenatus, 2009, Laserchrome print on silicon mount, cm 100 X 126 ©

Inaugurazione venerdì 6 maggio dalle 19.00 alle 24.00

Chiostri di San Pietro
via Emilia San Pietro 44/C - Reggio Emilia
Orari
Sabato 7 e domenica 8 maggio dalle 10.00 alle 23.00
Dal 10 maggio al 12 giugno aperto da martedì a venerdì dalle 21.00 alle 23.00
Sabato, domenica e festivi dalle 10.00 alle 23.00
Chiuso il lunedì

IN ARCHIVIO [7]
Abel Herrero
dal 3/10/2013 al 2/11/2013

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