Il mare che resta. L'autrice brasiliana propone una serie fotografica prodotta durante una residenza d'artista in Italia nel 2010, gia' presentata lo scorso gennaio alla Galleria Carla Sozzani di Milano.
Inaugura a Roma giovedì 19 maggio presso l'Ambasciata del Brasile - Galleria
Cândido Portinari, la mostra Il mare che resta di Beatriz Franco.
L'artista brasiliana propone una serie fotografica prodotta durante una residenza
d’artista in Italia nel 2010, ottenendo inoltre il prestigioso premio Brasil Arte
Contemporânea della Fundação Bienal de São Paulo e del Ministério da Cultura do
Brasil. Il mare che resta compie la seconda tappa a Roma dopo essere stata
presentata alla Galleria Carla Sozzani di Milano lo scorso gennaio.
Un mondo straniante ed incantato dove il sale, ‘l’oro bianco’, domina assoluto: il
paesaggio, la vita dell’uomo, della fauna e della flora. Un microsistema dalle radici
talmente antiche da risalire a miliardi di anni prima che l’uomo popolasse la Terra e così
ricco di storia da stupire come un lembo tanto microscopico abbia attratto popoli, per
noi mitici. I Fenici, i misteriosi Fenici, attraversano il Mediterraneo e fondano la colonia di
Mozia: « Era situata su un'isola che dista sei stadi dalla Sicilia ed era abbellita
artisticamente in sommo grado con numerose belle case, grazie alla prosperità degli
abitanti. » scrive Diodoro Siculo. Dalle saline i Fenici ricavavano ‘l’oro bianco’, che per
secoli è stato davvero merce preziosissima, e pescavano murici – tutti le abbiamo viste
quelle conchiglie che terminano in una lunga coda - dalle quali ricavavano la porpora per
tingere il lino. E poi i Normanni, Federico II di Svevia menziona le saline nelle Costituzioni di
Menfi, rendendole monopolio della corona, non a caso per la ricchezza che producevano.
Il sale si ‘coltiva’ tra vasche, canali, argini e mare. Una scacchiera di specchi d'acqua dai
tenui colori cangianti e dal rosso cupo delle alghe impercettibili.
Bianco, celeste,
arancione, rosa, ocra e acque e sale e lembi di terra creano un paesaggio di forme e
sfumati cromatismi. Sulla superficie dell'acqua, a volte, si rapprende un sottile strato di
cristalli come di neve, è il ‘fiore di sale’. Il profumo è di salmastro e violetta. La musica è
quella del vento e delle onde e del canto degli uccelli. Immaginiamo lo stupore di Beatriz
Franco di fronte ad un mondo così diverso da qualsiasi sua esperienza. E non si è
lasciata incantare dalla visione di tutti quegli elementi che compongono l’ambiente, che è
pure affascinante ed incantato: vecchi mulini a vento, case coloniche, abbaglianti coni di
sale, aironi e fenicotteri. Ha isolato da quel suggestivo contesto l’essenza, il messaggio
ultimo e determinante che non si ritrova nel’osservazione dello scenario nel suo
complesso, ma nei dettagli là dove il mare rilascia il suo prezioso dono, cogliendo ‘il
sapore’ di un luogo che nessuna ripresa descrittiva può comunicare. Immagini astratte
che trascendono il mero dato oggettuale, ma come metafore narrano i moti dell’intimo.
Rappresentano degli archetipi di sensazioni e sensibilità, sfuggevoli alla percezione del reale pur rimanendo agganciate inevitabilmente alla realtà. E tale è la fotografia: ripresa
della realtà. Solo alcuni, Beatriz Franco, sanno filtrare l’universo oggettuale attraverso
un misterioso processo concettuale e costruire immagini che aderiscono alle illusioni. Le
linee, i ritmi, i colori registrano delle onde musicali che vibrano morbide in una sorta di
ricordo ancestrale. ‘Il mare che resta’ dentro di noi.
Quest’opera ha ottenuto il sostegno del programma Brasil Arte Contemporânea della
Fundação Bienal de São Paulo e del MinC – Ministério da Cultura del Brasile.
inaugurazione giovedì 19 maggio 2011 - 18-21
Galleria Candido Portinari
p.zza Navona, 10 (Ambasciata del Brasile) - Roma
Dal martedì al sabato dalle ore 11.00 alle ore 17.00 oppure su appuntamento