Stefano Abbiati
Giuseppe Bombaci
Virginia Lopez
Piero 1⁄2 Botta
Piero Roccasalvo
Andrea Lacarpia
Nella collettiva "Ritrattare", gli artisti mostrano la volonta' di sfaldare e rimaneggiare l'immagine tipica del ritratto, nell'intenzione di rappresentare altro dalla somiglianza con un soggetto reale, accentuando il senso gia' insito nella tecnica espressiva utilizzata da ciascuno: la pittura comunica gia' nelle sue stesse proprieta' di materia, luce e colore.
A cura di Andrea Lacarpia
Artisti: Stefano Abbiati, Giuseppe Bombaci, Virginia López, Piero 1⁄2Botta, Piero
Roccasalvo
”Ritrattare – ritratti dell’invisibile”:
Il ritratto tradizionale è un’opera artistica o meccanica rappresentante un soggetto nelle
sue fattezze reali, la quale risulta più efficace se la somiglianza tra l’originale e la
riproduzione è tale da poter indiscutibilmente riferire l’immagine alla persona ritratta.
Spesso nella storia dell’arte il ritratto propriamente detto è stato solo pretesto per
l’espressione di altro dalla verosimiglianza con la realtà visiva. Esempio eloquente di
ritrattazione del ritratto nella storia dell’arte è la vasta serie di rielaborazioni dell’effigie
della Marchesa Casati, eccentrica donna aristocratica vissuta tra l’800 e il ‘900,
rappresentata dalla maggior parte dei migliori artisti della sua epoca in modi anche
diametralmente opposti, ad accentuare le diverse possibilità espressive che possono
emergere da un genere che a prima vista può sembrare limitato.
Altro esempio, forse il più popolare, di come può essere ampia la gamma di possibilità del
genere ritrattistico, può essere la Gioconda di Leonardo Da Vinci: opera celebre per
essere al tempo stesso ritratto di una persona reale e summa di tutto un impianto filosofico
che la rende simbolo della natura nella sua interezza, un’effigie reale e irreale al tempo
stesso, espressione dei processi vitali visibili e invisibili.
Ed è proprio la riproduzione
dell’invisibile ad accompagnare l’arte di ogni epoca, come un filo conduttore che collega i
periodi e le individualità della storia dell’arte nonostante le differenze formali. Si può
individuare una sorta di classicità dell’immaginazione che pur nella libertà espressiva fa
proprie le lezioni dell’arte del passato, quelle regole interne al fare artistico e in particolare
alla tecnica pittorica che fanno sì che un’opera funzioni o no, mantenendo un equilibrio tra
il pieno controllo del mezzo espressivo e la libertà del processo immaginativo. La
particolarità del mondo invisibile, rispetto al visibile, è la sua estensione praticamente
infinita, dentro la quale ogni artista può scegliere di sviluppare uno o l’altro aspetto, in base
alla propria particolare attitudine.
Nelle opere esposte della collettiva Ritrattare ciò che emerge maggiormente è la volontà
degli artisti di sfaldare e rimaneggiare l’immagine tipica del ritratto, nell’intenzione di
rappresentare altro dalla somiglianza con un soggetto reale, differenziandosi nettamente
dallo stile illustrativo dell’arte fumettistica di matrice pop e accentuando invece il senso già
insito nella tecnica espressiva utilizzata da ciascuno: la pittura comunica già nelle sue
stesse proprietà di materia, luce e colore.
Virginia López presenta una serie di lavori nei quali la sedimentazione di strati di materia
va a rappresentare il corpo sia nella sua materialità che nella sua essenza interiore.
L’artista ha intensificato la sensazione di vitalità e calore carnale delle opere grazie a una
finitura di cera, versata sulla superficie dei lavori in uno spesso strato ambrato. Tale strato
di cera allontana l’immagine sfocandone i contorni e i particolari, come uno schermo che
nello stesso tempo protegge e seduce.
Anche nelle opere di Giuseppe Bombaci compaiono degli schermi trasparenti, ma dalla
consistenza e finalità diverse: l’artista presenta la nuova serie di opere a olio su fogli di
acetato trasparente, nelle quali delle enigmatiche figure emergono dall’inconsueto
supporto trasparente come immagini prelevate da una notte interiore, evanescente e
visionaria, dai tratti marcatamente malinconici. I fogli di acetato risultano come schermi
attraverso i quali le immagini appaiono incorporee, come impressioni fotografiche del
mondo subconscio.
Altrettanto incorporee sono le opere recenti di Stefano Abbiati, che espone delle carte
dove predomina il monocromo della grafite nera su fondo bianco, con inserti di lampi di
colore puro e tratti a penna che, come scosse elettriche, interrompono la regolarità delle
luci e delle ombre, intense e profonde. I soggetti di Abbiati, provenienti dalle origini più
disparate, sono rappresentati nella loro essenzialità e trasfigurati fino a esser trasportati in
una condizione atemporale, nella quale l’estremizzazione del contrasto tra luci e ombre,
poi sfumate e rese evanescenti, diventa riflessione sullo scontro e possibile dialogo e
fusione tra visibile e invisibile, il bene e il male che forma il dramma dell’esistenza umana.
L’essenzialità dell’immagine è prerogativa anche di Piero Roccasalvo, il quale esprime
l’invisibile come sensazione interiore, con un linguaggio visivo scarno e aggressivo che
punta direttamente al sistema nervoso dello spettatore, facendo propria la lezione
baconiana di una pittura viscerale e dall’impatto diretto. Nella serie esposta in mostra, dal
titolo “Colui che parla davanti”, Roccasalvo induce ad una riflessione sulla figura autoritaria
del profeta, ponendo davanti allo spettatore una carrellata di personaggi recanti su di sé
vari simboli e atteggiamenti tipici del potere, dove i differenti ambiti politici e religiosi sono
messi sullo stesso piano.
Piero 1/2Botta presenta un’opera su tela di grandi dimensioni, in rapporto dialettico con
un’opera invece di dimensioni molto ridotte. L’autore dipinge con energica gestualità delle
epifanie di luminoso colore a olio su tele dal fondo bianco, nelle quali le ampie zone
bianche su bianco sono differenziate solo da diversi spessori di materia che dialogano con
le zone dipinte con colori accesi, prevalentemente rossi. Il riferimento figurativo nelle opere
di 1/2Botta si disfa in sciabolate di pittura densa e sensuale, piacevoli all’occhio
nonostante l’aspetto grottesco delle figure risultanti da tale processo di creazione-
dissoluzione. Nonostante l’apparente caos di larghe pennellate che vanno a comporre la
pittura di 1/2Botta, le opere dell’artista sono ben equilibrate nei pesi delle masse visive,
rapportate armonicamente tra loro.
Inaugurazione: mercoledì 25 maggio 2011 ore 18.30
OBRAZ GALLERY
Via Lazzaro Palazzi, 8 Milano
Orari: mart-sab 16 – 19.30
Ingresso libero