Colpi di scena, Flash Behind, Easy Picture/Pittura facile.
Domenica 6 febbraio 2000, alle ore 11.00, negli spazi dell’Associazione Juliet di Casier, s’inaugurano tre mostre: due personali e una collettiva. E per chi decide di fare una gita fuori porta (se il tempo sarà favorevole) ci sarà l’occasione di una passeggiata sulle sponde e tra le alzaie del Sile oltre alla possibilità di una gustosissima pizza doc alla Pizzeria da Gerry. Per gli amanti delle due ruote ci sarà la possibilità di praticare un percorso su pista ciclabile davvero incantevole e del tutto particolare fatto di stradine battute e pontili di legno. A far da corona alla scampagnata i barconi affondati vicino le rive, i cigni reali, le anatre e gli aironi cinerini del parco naturale Sile.
La prima mostra s’intitola "Colpi di scena", è curata da Adriano Perini con il concorso dell’organizzazione Photo Imago, e presenta il lavoro del fotografo Stefano Tubaro. Tubaro (uno dei più interessanti giovani fotografi del panorama italiano, vincitore tra l’altro a "Savignano Immagine" di una selezione da parte di Franco Vaccari e del premio "Friuli-Venezia Giulia Fotografia 1999" a Spilimbergo) indirizza la sua ricerca più recente all’analisi del rapporto esistente tra l’ambiente urbano –ormai completamente degradato- e l’uomo attraverso l’uso pennellato di sorgenti luminose colorate, sì da creare un ideale, fantasmagorico palcoscenico rock delle pulsioni del contemporaneo. La presenza di fantasmatiche figure, intercettate dai lunghissimi tempi d’esposizione, tracce lasciate dal suo operare su questi palcoscenici del passato, sembra reagire al dilagare dell’immagine virtuale del nostro presente, quasi per esprimere la volontà di imporre la propria presenza nell’opera d’arte, quale tangibile testimonianza della propria esistenza. Stefano Tubaro, quasi fosse una stella della fotografia che si contrappone idealmente a una stare della musica, interpreta sé stesso cercando di stupire l’osservatore, ben conscio che la cultura contemporanea esige reazioni dirette e immediate, spesso assai provocatorie, per esprimere la propria dissonanza con tutto ciò che è o che sembra prevedibile e scontato.
In parallelo, nell’altra sala, la personale di Guglielmo Di Mauro curata da Boris Brollo. Il titolo di questa mostra è "Flash Behind", e con queste parole si vuole creare l’illusione che la vista può stare anche alle nostre spalle e non solo nei nostri occhi. Di Mauro lavora per espansione visiva, nel senso che rimanda a riferimenti generali più o meno certi, sia per l’osservatore sia per il pittore stesso. Egli crea situazioni di incertezza o, se si preferisce, d’imbarazzante attesa: certo, il designare non è necessario, ma il dubbio che ci rode ha bisogno della chiarezza razionale, altrimenti non v’è tranquillità . Ecco, allora, l’ansia che scaturisce da un piano in caduta rapida o da un dettaglio non comprensibile di primo acchito. Che si tratti di pittura neo-metafisica è molto probabile, è cosa che è lecito pensare se si accettano i presupposti concettuali di quella corrente pittorica, senza per questo accarezzarne gli stilemi espressivi. Come dire: là dove c’era l’ombra inquietante adesso c’è uno sfumato o un piano di appoggio che non paiono del tutto congrui. D’altronde si può concludere: "A chi importerà mai la congruità ?"
Infine, nel terzo spazio, e sempre a cura di Boris Brollo, "Easy Picture/Pittura facile", con la presenza di: Carlo Caldara, Laura Cristin, Ferruccio D’Angelo, Alessandra Ghirardelli, Serena Nono, Ferdy Poloni, Christian Segatto. L’idea di fondo di Easy Picture non è ammettere o constatare che in Italia esiste la pittura: ciò sarebbe tesi troppo facile e comoda. Che la pittura esista è faccenda che sta sotto gli occhi di tutti. Quello che si vuole affermare con il gioco in parallelo di questi autori è che al di là di una "cattiva pittura" imperante o di una "pittura neurotica" fin troppo alla moda, semmai ci può essere anche una pittura che nella facilità del fare trova anche la sua semplicità espressiva. La facilità è termine che si attacca all’atto come al contenuto: se non ci può essere pittura della complessità non ci può essere nemmeno pittura della tragedia. Perciò, la risposta che viene fuori da questi autori risponde a una mentalità che oscilla fra le figure del Figaro e del Rigoletto. Questo il taglio obbligato: allegria e tristezza appartengono –oggi– a tutte quelle specificità che si vogliono disimpegnate ma non arrese, semmai etiche ma non morali.
Allargando gli orizzonti a tutta la storia figurativa di questo secolo, gli artisti qui raccolti indugiano tra un mondo d’invenzione e una brillante consapevolezza coloristica, intervenendo sul postulato di una politica fagocitatrice che del ponte culturale tra sé e gli altri fa un pretesto più che un’eleganza stilistica.
Qui la pittura è schizzata con frizzante rapidità , è segnata da sardoniche linguette rosse e blu, è ornata da puntinature ossessive, è ricamata da inserimenti o citazioni fotografiche. Nella ridondanza dell’opera, nella sua stratificazione multistilistica, si manifesta la condizione di una tensione forte, carica di energia positiva, in cui ogni inclinazione dionisiaca viene a coincidere nell’evento fattuale della composizione pittorica, in modo che segno e campo s’incontrano per rivivere il tempo privilegiato dell’età dell’oro.
Con questi tre appuntamenti la rivista Juliet oltre a voler espandere la sua attività e rafforzare la propria immagine, conta di aprirsi a un inventario sulle forze giovani che operano sul territorio, in modo da farsi tramite tra il lavoro fin qui fatto e un futuro ancora da definire. Il senso è quello di ritornare alla configurazione di nuove aperture, di nuove esperienze i cui esiti sarà possibile giudicare solo in un momento successivo.
Le tre mostre proseguiranno fino al 19 marzo del 2000, con orario di apertura domenicale, dalle 15,30 alle 18, oppure su appuntamento telefonando al n. 0422-670343.
Juliet · piazza San Pio X n. 76 · 31030 Casier (TV)
coordinamento artistico di Roberto Vidali
tel.0422-670343