Gutai tra passato e presente. L'esposizione propone opere sia storiche sia inedite di due dei principali action-painters fondatori del Gutai, Yasuo Sumi e Yozo Ukita, affiancati da Loco, giovane discepola di Shozo Shimamoto.
In occasione della Biennale 2011, lo Spazio Arte dei Mori di Venezia presenta Gutai.
Vibrazioni in bianco e nero un progetto espositivo originale sulla più importante avanguardia artistica del Giappone contemporaneo, il Gutai.
L’esposizione propone opere sia storiche sia inedite di due dei principali action-painters fondatori del Gutai, Yasuo Sumi (n. 1925) e Yozo Ukita (n. 1923), performer innovativi e grandi sperimentatori formali tuttora animati da una straordinaria vitalità pittorica, alle quali affianca alcuni lavori della più creativa fra i giovani eredi del movimento, LOCO (n. 1976), discepola prediletta e stretta collaboratrice artistica del massimo maestro Gutai, Shozo Shimamoto.
Il percorso dell’esposizione intende mettere l’accento su un aspetto particolare del linguaggio Gutai, l’uso del bianco e nero. L’esplosione del colore-luce nello spazio è certamente l’elemento
caratteristico che meglio identifica la tradizione Gutai agli occhi del grande pubblico. Tuttavia, le opere in bianco e nero appartengono ai codici espressivi dell’informale giapponese fin dalle origini
e anzi, come mettono bene in evidenza le tele esposte in questa nuova mostra, l’uso di una bicromia essenziale, scandita sol dai diversi toni del grigio, la ricerca di figure a macchie e l’espandersi di vibranti matasse di materia scura sono tutti elementi espressivi che rispondono a un’esigenza profonda del Gutai. Così come nelle pitture colorate l’espressività della materia prendeva voce attraverso un lacerarsi quasi organicistico delle sostanze pittoriche, parallelamente nelle pitture in bianco e nero, con la loro candida vacuità quasi monocroma, è l’universo oscuro e freddo dei corpi e dei materiali inorganici che acquista realtà e voce. Tramite il bianco e nero l’energia visiva e spirituale del quadro si esprime in un accumularsi e disintegrarsi continuo di detriti, di proiezioni, di lesioni, di raggi e di fasci di particelle oscure, che nel loro statico incanto oscuro sono una testimonianza implicita e drammatica, al pari delle opere più intensamente cromatiche, delle catastrofi che sconvolsero – e ancora oggi tragicamente sconvolgono – il Giappone: gli intrecci e i noduli del bianco e nero esprimono il naufragio dell’umano sceso agli inferi della propria corporeità, nei territori più intangibili dove restano solo le vibrazioni del buio e
del nero.
Il Movimento Gutai, la più importante avanguardia giapponese del dopoguerra, ben presto celebrata in tutto il mondo, venne fondato nel 1954 ad Osaka da Yoshihara Jiro, che sosteneva di dover “ fare una pittura che non si sia mai vista”. “dobbiamo dare alla materia un'occasione per vivere”. e scriveva “in altre parole, tutto ciò che avviene nell'animo umano è concretamente esprimibile attraverso la materia”
Un'arte che diventava dunque atto di scoperta dell'unità originale dell'Io, in cui lo spirito dell'uomo, le sue aspirazioni intime e la materia si fondevano insieme. Una modalità espressiva in
cui la materia, che per gli artefici del gruppo non era solo pittura o calligrafia ma anche azioni eseguite con materiali vari, oggetti, acqua e fango, viene sublimata dallo spirito che le infonde vita.
Nella loro opera difatti, spazio, materia e corpo giungevano ad affermare liberamente la propria identità e la propria esistenza. Lo stesso Michel Tapiè, critico d'arte francese propugnatore dell'Informale, fu così interessato alle loro modalità artistiche da voler tenere sott'occhio quel gruppo innovativo, che si muoveva tra movimento gestuale sperimentale concreto, action painting, performance, happening pionieristico ed espressionismo astratto, dove la pittura e l'azione stessa erano concepiti quasi come una creazione pubblica.
Nelle opere di immediatezza performativa selvaggia di Yasuo Sumi, che vanno dagli anni '50 fino ad oggi, si vedono gli elementi tipici del movimento Gutai, il flusso energetico del tempo, della presenza e della fisicità oltre ad una notevole forza espressiva e drammaticità. Le esplosioni di colore sulle tele, le carte o le stoffe, diventano gorghi improvvisi ma mai improvvisati, sunto di performance dell'Artista tra calligrafismo e violenza gestuale.
Nelle opere recenti di Yozo Ukita si ritrovano gli elementi tipici tradizionali del suo periodo Gutai. I materiali e la tecnica utilizzata dall’artista per realizzarle sono tela, chiodi, legno, lastre metalliche ecc.
Le opere esposte consistono in tele spesse e robuste fissate su pannello e telaio. Sulle tele (pitturate ad olio monocromatico) e` attaccata al centro una lamiera verniciata e curvata regolarmente come un semicilindro ed il risultato è rappresentato da sculture composite costruite in modo artigianale, perché l’artista fa tutto da solo, anche il telaio.
Nei suoi lavori la giovane artista LOCO testimonia una fantasiosa poliedricità, utilizando tela, carta, e stoffa e passando da raffigurazioni pop, che ricalcano lo stile manga giapponesi, a opere
tridimensionali. In altre opere in cui utilizza l’azione della pioggia LOCO si riallaccia direttamente ai maestri Gutai creando interessanti connessioni stilistiche che ritornano agli elementi naturali della loro tradizione.
Jonathan Sisco, Andrea Mardegan
Come arrivare allo Spazio Arte dei Mori:
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Lo Spazio Arte dei Mori è nel Campo dei Mori, vicino alla Casa del Tintoretto e della chiesa di Madonna dell’Orto. Nel Campo vi sono le antiche statue dei Mori scolpite sulle pareti degli edifici ed è centro folkloristico del Sestiere Cannaregio.
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Tutti i giorni 16-20
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