Galantini presenta quattro dipinti, senza titolo, 2011, di due formati differenti, la cui tecnica consiste in gettate di inchiostro su pvc, sulle quali si stratificano interventi a penna e raschiature che, paradossalmente, finiscono per stabilizzare i diversi passaggi mantenuti visibili pur nelle sedimentazioni progressive.
a cura di Marco Tagliafierro
Annunciando la mostra personale che Enza Galantini inaugurerà il prossimo 5 giugno alle ore 12.30 presso la galleria upp, vale la pena di introdurre la sua ricerca partendo dalla biografia dell’artista.
Enza Galantini nasce a Borgosesia in provincia di Vercelli l’8 Gennaio 1969. Ha studiato a Milano presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, frequentando i corsi tenuti da Alberto Garutti. La ricerca artistica intrapresa da Enza Galantini ha dimostrato, fin dagli esordi, un chiaro interesse per l’indagine multimediale. Galantini ha affrontato la pittura attivando una sensibilità plastica e ha preso in considerazione la scultura ribadendo un’attitudine pittorica che già aveva dimostrato nella fotografia, ponderata dall’artista valsesiana secondo la categoria del “pittoresco”.
Questo, ovviamente, non per un mero divertissement ma per investigare le complesse implicazioni esistenti tra i vari media e le molteplici possibilità di utilizzo o di fruizione dei medesimi mezzi espressivi.
Si tratta di una pittura che non ambisce a dare un contributo al dibattito
riguardante la specificità di questo medium, considerandolo nella sua accezione storica, bensì di un’azione che trova un riscontro formale solo a tratti identificabile con la pittura tradizionalmente intesa.
Enza Galantini, dopo un lungo periodo, durante il quale ha prediletto l’attività da atelier a quella espositiva, nel 2009, corrispondendo ad una
necessità resa manifesta dallo stesso lavoro che, a quel punto, si era dimostrato maturo per essere esposto pubblicamente, ha organizzato la sua produzione artistica in un progetto espositivo diviso in tre tappe, per presentarlo tra le mura di “Lucie Fontaine”, uno spazio progetto che si è caratterizzato, a partire dallo statement inaugurale, per la ricerca di nuove tipologie propositive del lavoro degli artisti invitati ad esporre
nell’ambito del suo programma.
Quell’esperienza ha portato, come conseguenza diretta, un vitale ed autentico interesse da parte della giovane critica italiana nei confronti del
suo lavoro e quindi l’occasione di partecipare a progetti di mostre collettive, ospitate in gallerie private ed istituzioni pubbliche. Per questo appuntamento veneziano, Enza Galantini presenta quattro dipinti, senza titolo, 2011, di due formati differenti, la cui tecnica consiste in gettate di inchiostro su pvc, sulle quali si stratificano interventi a penna e raschiature che, paradossalmente, finiscono per stabilizzare i diversi passaggi mantenuti visibili pur nelle sedimentazioni progressive.
Sovrapposizioni di fogli, schegge, scaglie di sapone su uno scheletro di saponette che costituiscono l’identità formale di tre sculture presentate su tre plinti bianchi, senza titolo, 2011.
A riequilibrare l’abbondanza segnica di queste presenze sono coinvolti nell’esposizione anche tre disegni a grafite su carta, senza titolo, 2009. Per questa occasione espositiva, Galantini ha prodotto nuove opere, solo i disegni sono stati realizzati nel 2009, ed in questo modo ha dimostrato di aver risposto con entusiasmo all’appassionato invito di Caterina De Cesero, direttrice della galleria upp.
La galleria in questione nasce a Venezia nel 2009, con l'intento di lavorare principalmente con artisti giovani, cercando di esplorare quella che è la varietà e la complessità della produzione artistica contemporanea, contemplando percorsi di ricerca molto diversi tra loro.
Infatti, in questa galleria, si sono alternati artisti che utilizzano i media più diversi, dalla performance alla pittura, dall'installazione alla fotografia. Passando da una dimensione che potrei definire etico sociale, ad un’altra più intima, isolata e personale.
Utilizzando linguaggi schiettamente concettuali, ma anche prescindendo da questi.
Afferma Caterina De Cesero: “Il Lavoro di Enza mi ha colpita fin dal nostro primo appuntamento in galleria, ho visto nella sua ricerca, soprattutto quella più recente, qualcosa di straniante e simbolico al tempo stesso, che mi ha attratta immediatamente. In bilico tra astrazione e suggestione dell'immagine. Fatta di materiali traslucidi e movimenti evanescenti.
La sua pittura e la sua scultura sembrano quasi un metaforico memento della
fugacità, per il quale la materia viene trattata quasi come fosse un elemento alchemico.
E' come se ci permettesse di infilare il nostro sguardo nella profondità delle cose e della materia svelandoci qualcosa di ancestrale e universale al tempo stesso. Il tutto è mediato da un'incerta ironia che forse potrebbe sdrammatizzare il tutto, ma non si sa!”
Marco Tagliafierro
Inaugurazione 5 giugno ore 17.30
Galleria upp
Giudecca 282 - Venezia
da martedi a sabato 15-19
Ingresso libero