Topoi. L'artista sceglie come soggetto per le sue opere i magnifici siti dell'era assiale come Bisanzio, Byblos, Gerico, Kabul, Lahore, Yen, Osaka. Sottili suggestioni storico-filosofiche nutrono la sua ricerca pittorica.
A cura di Barbara Rossi
Raffaello Lucci espone dall’11 giugno al 3 luglio nella sede di Arezzo Città del Vasari il suo ultimo e atteso ciclo, Tòpoi.
L’artista aretino, apprezzato per la forte personalità, l’unicità della sua tecnica e il senso infallibile del colore, anche questa volta sorprenderà il pubblico con le sottili suggestioni storico-filosofiche che nutrono la sua ricerca pittorica. Dopo i cicli importanti di Kyklos e Wandering walls, la sua ricerca si è tradotta in meravigliosi “tòpoi”: per l’artista “luoghi” dell’anima, per la storia i magnifici siti dell’era assiale ovvero Capo Sounion (Grecia), Bisanzio (Turchia), Aleppo (Siria), Byblos (Libano), Gerico (Palestina), Ishtar (Iraq), Pasargade (Iran), Kabul (Afghanistan), Lahore (Pakistan), Bodhgayā (India), Lhasa (Tibet), Yen (Cina), Osaka (Giappone). Il riferimento all’opera fondamentale di Karl Jaspers (“Origine e senso della storia”) è evidente: è l’età dell’oro o l’era assiale, quel periodo compreso tra l’800 e il 200 a.c. che il filosofo tedesco descrive come la rottura epocale in cui si dissolsero le civiltà legate al mito, sostituite dai principi morali e dalle dottrine religiose e spirituali. Fu l’età in cui si concentrarono i fatti più straordinari e in cui vissero Parmenide, Platone, Archimede, Confucio, Budda e Zarathustra. Tutto ciò che tali nomi implicano prese forma quasi contemporaneamente in Cina, in India e nel Mediterraneo, senza che alcuna di quelle regioni sapesse delle altre. Non solo, in tutti e tre i mondi l'uomo prese coscienza di se stesso e dei suoi limiti. Venne a conoscere la terribilità del mondo e la propria impotenza. Si pose domande radicali. Di fronte all'abisso anelò alla liberazione e alla redenzione, proponendosi sempre gli obiettivi più alti.
Età di straripante fecondità che ha alimentato la fantasia di Raffaello
Lucci sino a fargli vedere - e a farci “vedere”
colori lividi di Kabul, quelli caldi e pieni di Pasargade, quelli dell’alba
di Byblos (opera bellissima che fa toccare con mano meravigliose
gradazioni di rosa antico, il colore con cui Lucci evoca una delle città pi
ù vecchie e più belle del Mediterraneo).
Tòpoi però, al di là di questa suggestiva provocazione filosofica, è un
ciclo di grande affabulazione pittorica e ha una peculiarità molto materica
e pastosa, tipica del Lucci: il ciclo esprime una pittura che tocca il cuore
e i sensi anche se non si conosce o non si vuole conoscerne il retroterra
ispirativo.
Le 13 opere-città sono a tecnica mista su base murale, ognuna corredata da
una propria incisione di straordinaria immediatezza, destinata dal Lucci ad
accompagnare indissolubilmente il cammino dell’opera principale.
Inaugurazione: sabato 11 giugno ore 18
Arezzo Città del Vasari
Via Cesalpino 19 ad Arezzo.
Orario: Lun-sab 10-13 e 16-19, la domenica 16-19
Ingresso libero