Fuori luogo. L'artista barese presenta il suo ultimo ciclo di lavori, realizzati direttamente al computer. Sono 'simulacri di ambienti casalinghi sospesi e senza tempo (dunque quasi senza colore), curiose e precarie apparizioni di mobili e oggetti comuni, presenze intime, riconoscibili, eppure spiazzanti.'
Il "bolina longe bar"; nuovo luogo d'incontro per un'attenta selezione d'arte contemporanea, design, musica, video, fotografia, inaugura la sua attività espositiva con una personale di Patrizia Alemanno.
L' artista barese presenta il suo ultimo ciclo di lavori, realizzati direttamente al computer. Sono "simulacri di ambienti casalinghi sospesi e senza tempo (dunque quasi senza colore), curiose e precarie apparizioni di mobili e oggetti comuni, presenze intime, riconoscibili, eppure spiazzanti. Un senso di inquietudine e di enigmatico mistero aleggia infatti su queste sedute sbilenche, su questi divani e letti sghembi, su questi ripiani instabili, dove slittano o fluttuano isolate tazzine da caffè o impossibili cuscinetti. Giochi d'ombre, velature di grigi interrotte a tratti da singoli dettagli colorati, amorose tendine che addolciscono finestre senza aperture, designano ambienti senza uscita, luoghi mutanti e immateriali, che esistono solo nella mente dell'artista e nella memoria del computer? Queste immagini leggere rappresentano allora spazi in potenza, "fuori luogo" in tutti sensi: dimensioni altre di una quotidianità protetta dallo schermo, che diviene rifugio ma anche frontiera da varcare, limite da cui infrangere le regole, desiderio di esprimere dal Niente la possibilità , forse, di qualcos'altro".
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"Fuori luogo"
L'avevamo lasciata, qualche anno fa, intenta ad indagare dal di dentro i confini di un corpo ormai in frantumi, ancorata ad una sensualità della materia pittorica e della forma plastica, come garanzia minima di un' identità già scissa ma da reinventare, anche in rapporto agli altri. "Stare in mezzo alle cose", accarezzarne gli intervalli e le relazioni spaziali, era per lei il tentativo di comprenderle, di offrire resistenza conoscitiva ad un clima di generale insicurezza. Dopo un periodo di solitaria esplorazione, Patrizia Alemanno ha ora "varcato la soglia". Si è liberata dell'ingombro di una fisicità in transito, ha osato oltrepassare l'opacità pesante del mondo materiale, per nuovi incontri ravvicinati con un una realtà fatta di soli bit. I suoi ultimi lavori, creati completamente ex novo col computer, portano alle estreme conseguenze i segnali di una mutazione culturale e antropologica da tempo in atto: si aprono ad una nuova condizione cognitiva che estende le funzioni del nostro corpo organico e, interfacciandolo con lo strumento tecnologico, cerca di rimettere in discussione le modalità di rapporto tra noi e il mondo esterno.
Un'ambigua familiarità pervade questi rarefatti spazi abitativi che nascono ( e muoiono) dentro il monitor, per lasciare traccia su esili supporti cartacei. Sono simulacri di ambienti casalinghi sospesi e senza tempo (dunque quasi senza colore), curiose e precarie apparizioni di mobili e oggetti comuni, presenze intime, riconoscibili, eppure spiazzanti. Un senso di inquietudine e di enigmatico mistero aleggia infatti su queste sedute sbilenche, su questi divani e letti sghembi, su questi ripiani instabili, dove slittano o fluttuano isolate tazzine da caffè o impossibili cuscinetti orlati. Come nelle "stanze" assurde di De Chirico, si dispiega così una "metafisica del quotidiano" interpretata con un pizzico di morbidezza e rotondità al femminile. Giochi d'ombre, velature di grigi interrotte a tratti da singoli dettagli colorati, amorose tendine che addolciscono finestre senza aperture, designano ambienti senza uscita, luoghi mutanti e immateriali, che esistono solo nella mente dell'artista e nella memoria del computer. Altra faccia della medaglia, il "rovescio della visione", di un mondo troppo pieno ma ugualmente ridotto a "svuotamento" e "smarrimento" ( Baudrillard). Ma al tempo stesso specchio di un sé reificato che li rende quasi degli autoritratti ( nonostante l'apparente mancanza di figure umane), riflessi di un 'interiorità " alienata nelle cose.
Il disagio dunque c'è sempre. Ed è un disagio esistenziale, che incontra i grandi interrogativi dell'essere (e del non essere). Ma è anche un disagio sociale, la coscienza delle crisi di un mondo sempre più minaccioso e violento. Contro le grandi rimozioni, contro le vane fughe e soluzioni consolatorie con cui l' Occidente esorcizza e rimuove le sue paure, Patrizia Alemanno ha scelto la via difficile del confronto con una realtà "trasformata nel grado zero dell'assenza" (Paolo Ferrari), con un silenzio che si fa fragoroso di fronte agli stridori della comunicazione tradotta in spettacolo. Le sue immagini leggere sono allora spazi in potenza, "fuori luogo" in tutti sensi: dimensioni altre di una quotidianità protetta dallo schermo, che diviene rifugio ma anche frontiera da varcare, limite da cui infrangere le regole, desiderio di "esprimere dal Niente la possibilità , forse, di qualcos'altro" .
Antonella Marino
Curatore: Antonella Marino
Organizzazione: Elisabetta Capitaneo
Inaugurazione: venerdì 13 dicembre, ore 19
Durata: 13-12-2002/03-01-2003
Orari: 19-24; info: 080-5760093
Sede espositiva:"bolina longe bar", Piazza Mercantile 33, Bari