Una collezione privata di maioliche torinesi entra nelle sale espositive e fornisce l'occasione per presentare al pubblico un numero considerevole di oggetti in maiolica prodotti a Torino in un periodo che dalla fine del XVI secolo arriva alla seconda meta' del Settecento.
Nuove importanti acquisizioni al Museo Accorsi – Ometto: un’eccezionale collezione privata di maioliche torinesi entra nelle sale espositive e fornisce l’occasione per presentare al pubblico un numero considerevole di oggetti in maiolica prodotti a Torino in un periodo che dalla fine del XVI secolo arriva alla seconda metà del Settecento. L’evento è di quelli imperdibili, sia per il numero che per la qualità degli oggetti esposti, secondo solo alla grande mostra sul Barocco piemontese che si tenne nell’ormai lontano 1963.
L’oggetto più antico è un rarissimo piatto realizzato a Torino alla fine del Cinquecento, quando, con il trasferimento della capitale e della corte da Chambery a Torino, arrivarono in città diversi artisti e artigiani, che con la loro presenza dovevano essere in grado di soddisfare le richieste della casa regnante e della nobiltà locale.
D’importanza notevole sono anche i pezzi che, dalla metà del Seicento, uscirono dai forni della manifattura del Regio Parco, la prima a sorgere nel ducato, autorizzata e finanziata da Maria Cristina di Francia. Ma il corpus centrale della mostra è costituito dagli oggetti realizzati lungo tutto il Settecento dalle due più importanti e rinomate manifatture di maioliche torinesi.
La prima aprì i battenti nel 1725, per opera di Giorgio Giacinto Rossetti, che, dopo aver imparato a Lodi le principali tecniche di lavorazione e decorazione della ceramica, tornò a Torino. I primi oggetti a uscire dalla manifattura, diretta con il fratello minore Giovanni Battista, furono quelli dipinti di blu sul fondo bianco dello smalto, decorati con motivi floreali e “a grottesca” del tipo “alla Berain”, che negli stessi anni Juvarra utilizzava per impreziosire le volte delle residenze sabaude.
Solo successivamente, più o meno intorno alla metà del secolo, si arrivò a un tipo di decoro roccocò e policromo, con ghirlande floreali e ornati a forma di conchiglia posti intorno a scene galanti e soggetti mitologici.
A far concorrenza ai Rossetti, con prodotti quasi del tutto identici ai loro, a partire dal 1765 si mise Giovanni Antonio Ardizzone, originario di Bra, che per sei anni fu a capo di una manifattura in grado di realizzare piccoli capolavori plastici di uso quotidiano.
Gli oggetti prodotti dalle due manifatture torinesi raggiunsero ottimi livelli di qualità, come testimoniano in mostra le tre eleganti fontane per interni, di cui una forse destinata alla Reggia di Venaria Reale; una serie di piatti policromi, tra i quali i più interessanti rappresentano il Monte dei Cappuccini a Torino con Superga, l’Allegoria di Aosta, con davanti all’Arco di Augusto la figurazione del torrente Buthier, un vecchio con il remo in mano, o ancora il modernissimo e spiritoso giocatore di pallacorda, l’antenato del tennis; un bel rinfrescatoio per bottiglie, con dipinta la scena della Nascita di Venere, ed una magnifica zuppiera di collezione privata torinese, che, insieme ad altri pezzi prestati da varie collezioni e musei, non potranno che stupire il visitatore circa la qualità e il profilo delle arti decorative torinesi del Settecento.
Inaugurazione su invito 14 settembre alle ore 17.30
Museo di Arti Decorative della Fondazione Accorsi Ometto
via Po, 55 - Torino
Orari: Mar-dom 10.00-13.00; 14.00-18.00
Percorso museo + mostra, comprensivo di visita guidata: - intero € 10,00 - ridotto € 8,00
Studenti fino a 26 anni, over 65, convenzioni) - gratuito: bambini fino ai 12 anni, possessori Abbonamento Musei e Torino + Piemonte Card Mostra: - ingresso € 5,00 - mostra con visita guidata: € 7,00 - gratuito: bambini fino ai 12 anni, possessori Abbonamento Musei e Torino + Piemonte Card