Wannabee Gallery
Milano
via Massimiano, 25
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WEB
Iacopo Raugei
dal 14/9/2011 al 24/10/2011
lun-sab ore 11-19. Domenica 18 settembre 2011, ore 11-19.

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Wannabee Gallery




 
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14/9/2011

Iacopo Raugei

Wannabee Gallery, Milano

Conscious state of confusion. Le inquadrature scelte da Raugei non raccontano di eventi felici o tristi, ma pongono in essere elementi concatenati, che lo spettatore possa riconoscere facilmente come simboli universali, impiegati come mezzo per ricomporre un ragionamento complesso fatto di associazioni contemporaneamente personali, oggettive e metafisiche.


comunicato stampa

Il senso di Iacopo per il vero Di solito lo stupefacente si manifesta nella finzione laddove ci sorprenda, in qualche modo, per attinenza al reale; al contrario, la natura, ci impressiona quando si discosta dalla forma a cui la consuetudine ci ha abituato per ammiccare l’universo dell’artificio. In pratica per la natura è un’ovvietà essere reale, mentre per l’artificio è naturale “non sembrare vero”. La meraviglia - condizione sublime per chi pratica l’arte in qualunque misura e ruolo – si manifesta nel momento in cui un prodotto riesce ad ingannare sia il luogo spirituale, sia quello fisico in cui un genere è avvezzo ad esistere. una combinazione magica Iacopo Raugei è un fine alchimista della realtà: egli la osserva e la fa propria per restituire al mondo un risultato ormai elaborato usufruendo di una combinazione magica di talento spontaneo applicato ad un’ elevata estetica del quotidiano, che seppur ovvietà nel mondo tridimensionale della natura, è uno stupore sempre rinnovato nella fisica bidimensionale della pittura. Affinché sia chiaro che l’operazione non è fine a se stessa, l’artista impiega un’atmosfera che potrebbe apparire mefitica, un climax oscuro e apparentemente baroccheggiante che sembra evocare involontariamente le conseguenze più celebrate di un “tradizionale” sonno della ragione. In realtà tutto questo serve invece a proteggere ciò che viene mostrato, obbligando lo spettatore a leggere e poi decifrare uno ad uno i molteplici dettagli presenti sulla superficie pittorica, trattata in strati di pigmento come fossero sovrapposizioni di realtà temporali differenti, cristallizzate in un’unica immagine. Un’operazione, quella di Iacopo Raugei, complessa tanto dal punto di vista fisico, quanto intellettuale: sia per fare, sia per pensare ci vuole talento oltre che pratica, si deve risvegliare al dialogo privato quel genio interiore capace di attraversare –facendolo proprio – tutto ciò che crediamo di sapere riguardo alla realtà e a tutti i suoi elementi: quando si riconosce una forma, il più sembra risolto e chiunque può credere di avere la soluzione a portata di mano. per necessità estrema Quello in cui Raugei sembra essere immerso è uno stato di confusione particolarmente lucido, necessario come la tappa di un cammino di purificazione che giunge alle soluzioni più complesse passando attraverso la ragione. Ragione che, in questo caso ed in questa fase, veste l’abito della realtà per nascondere - attraverso il sapiente uso di un’oscurità per nullanegativizzante - significati complessi e proteiformi, che si adatterebbero molto più facilmente all’emotività di un’astrazione basata sulla percezione di un intorno vissuto e spiritualmente interiorizzato.

Iacopo Raugei, che si esprime per necessità estrema ed insopprimibile con un’abilità di pennello davvero prodigiosa, sembra riuscire a possedere il circostante col pensiero ed è questo ciò che conta. Una volta assimilata, l’idea, può essere modellata e restituita attraverso il mezzo che meglio si adatti all’anima: un sospiro, una lettera, una melodia oppure un’immagine, che a volte resta nell’interiorità, in mezzo ad una moltitudine indistinta, altre volte trova il proprio abisso, capace di consacrarla ad aeternum. Con ciò potremmo considerare le opere di Raugei come una sorta di inventario contemporaneo di umane significanti: non rifacimento moderno di una vanitas seicentesca che preluda al memento mori, con la conseguente preoccupazione nei confronti della vita e della sua caducità, ma piuttosto un repertorio di simboli che ben si accompagnano fra loro, per rendere omaggio al concetto attraverso il loro significato intrinseco ed intrinsecamente insito nella cultura antropologica umana. un ipotetico interlocutore In tutto ciò, la realtà, viene impiegata con le caratteristiche estetiche che di essa conosciamo, trattata alla stregua di un messaggero scrupoloso in groppa al proprio destriero. La pittura sincera di Raugei sembra cavalcare in punta di pennello le esperienze che della vita rappresentano il cuore: è come se per ogni opera conclusa prendesse corpo la concretizzazione di un sogno, capace di raggiungere una moltitudine di interlocutori dalle analoghe esperienze. Il punto di partenza resta la necessità dell’artista di confrontarsi con un ipotetico interlocutore: la realtà ricomposta dalla tecnica pittorica altro non è, per Raugei, se non l’unica forma di linguaggio possibile, al pari della parola per un poeta. L’universo che ci pare di riconoscere è la spugna necessaria ad intridere il vero oggetto dell’espressione. Un fatto quotidiano che lambisce l’animo dell’artista inducendolo ad esternarlo attraverso il magma coloristico che prende la forma di un’emozione con la necessità di essere condivisa, anche solo perché ritenuta stimolante. Ciò che l’allegoria non si troverà mai ad esprimere per conto di Raugei quell’inventario di tematiche che non abbiano nulla a che spartire con un qualche sentimento di emotività stupefacente. La provocazione fine a se stessa, la forzatura legata a quel banale perpetrato da tanta arte che vuole essere di semplice rottura ma non di reale espressione, la volgarità, il sesso crudo e la blasfemia, sono tematiche che l’elegantissimo artista non sarà mai interessato a proporre: chi si appresta ad ascoltare un quadro sia consapevole che le simbologie si celano nel dettaglio, anche più semplice, senza cedere a quell’immediatezza che l’estetica moderna sembra essersi messa a venerare nel quotidiano, come fosse la forma di normalità più diffusa oltre che comune. pitture pure e semplici

La chiave di lettura con cui decifrare la realtà che si cela nella forma che ci appare riconoscibilissima, sta nel fatto di considerare le opere di Raugei come pitture pure e semplici: nulla di più ma attenzione, neanche nulla di meno. Le rivoluzioni delle avanguardie, come noto, gettarono le divisioni stilistiche, che prima duravano secoli, nel caos più totale, grazie a quell’alternarsi avido di differenti situazioni, stili e poetiche anche molto distanti fra loro che di colpo si trovarono a rincorrersi separate solo da brevi momenti. Grazie e per colpa di Duchamp (e non solo sua) tutto è divenuto arte e per essere pittori, ad un certo punto, non serviva più nemmeno essere bravi a dipingere. La realtà è stata messa in discussione e il caos ha generato – per rubare dalla bocca di Nietzsche – una moltitudine di stelle danzanti e rilucenti. Ma fra esse anche molti sassi freddi ed incapaci di muoversi: Raugei, autodidatta toccato fin nell’anima dallo spirito divino della pittura, pratica ed esercita quest’arte alla stregua della propria voce, per non sentirsi muto. La sua vicinanza a formalismi pittorici di cui sembra debitore, sono piuttosto tangenze introiettive ed empatiche: non tutto ciò che emerge dalla luce attraverso scatti coloristici è caravaggesco, anche laddove si abbiano necessità scenografiche. Questo elemento viene impiegato da Raugei in pittura, ma anche dagli attori in scena e da Madre Natura sulla terra. assonanze e negazioni Raugei osserva il mondo in maniera insolita e le sue opere sembrano sgorgare proprio da questa innata capacità, che viene poi immortalata su una tela: ogni fatto dà luogo ad un viaggio meraviglioso fatto per assonanze e negazioni, capace di tracciare un sentiero simile ad una sinusoide in cui i picchi opposti si inseguono in maniera regolare. Gioie, sofferenze, delusioni costituiscono il tracciato della vita di chiunque e non se ne può conoscere il ritmo definitivo prima che un fatto si sia verificato o un’emozione concretizzata: l’osservazione della realtà seguita da un pensiero rovesciato è un utile esercizio per sondare il circostante in maniera meno superficiale. Le inquadrature scelte da Raugei non raccontano di eventi evidentemente felici o tristi, ma pongono in essere elementi concatenati, che lo spettatore possa riconoscere facilmente come simboli universali, impiegati come mezzo per ricomporre un ragionamento complesso fatto di associazioni contemporaneamente personali, oggettive e metafisiche, come nel gioco delle parole, che a “medaglia” associa la parola “vittoria”. Il pittore con le sue vedute non ci offre una soluzione, non ci mostra una bellezza oggettiva attraverso un gesto che riconosciamo come tale in quanto generato da elementi che riproducono la realtà. La sua è un’operazione finemente intellettuale, che allontana la sua realtà dall’iperrealismo storico, con cui la pittura di Raugei ha poco a che spartire. Egli riproduce la forma di elementi rubati alla realtà ed avvicinati senza un apparente significato, per innescare nello spettatore un percorso fatto di associazioni concettuali capaci di costruire una storia personale che attinge la propria linfa vitale non dalla voce sola di chi impugna il pennello, ma dalla sua combinazione col vissuto, la sensibilità e il ritmo di chi osserva.

La vanitas antica metteva in scena elementi che possedevano un significato metaforico per esprimere un certo concetto attraverso la decodifica di immagini pseudo-universali. Nella nostra contemporaneità evoluta, gli insegnamenti dogmatici lasciano il posto alla compartecipazione: gli elementi possiedono in sé più significati simbolici, che vengono osservati e fatti propri a livello intimo e personale, con l’incoraggiamento di colui che li pone come semplici micce, capaci di accendere un rogo infinito e mutevole di idee. Così il trofeo non rappresenta semplicemente la vittoria, l’obiettivo raggiunto, ma anche un convincimento ideologico, culturale e relazionale, considerato come elemento che sancisce un punto fermo ed oggettivo. nulla è assoluto ed immutabile Chi si aggiudica la medaglia olimpica è campione del mondo: non ha importanza se nella gara immediatamente precedente era stato sconfitto da qualcuno che non era qualificato per batterlo. Questo ragionamento porta con sé anche la propria evoluzione effettiva che pone in evidenza come in realtà qualunque certezza debba essere messa in discussione, perché nulla è assoluto ed immutabile, in primis la natura umana, continuamente mutevole sia dal punto di vista individuale, sia sociale ed antropologico, fatto dimostrato dalla lontananza evolutiva delle diverse razze geografiche a seguito degli impliciti interventi della realtà. Proprio da qui nasce quel conscious state of confusion dell’artista, la cui cultura profondamente scientifica ha insegnato che è inutile oltre che inverosimile poggiare le proprie certezze su ciò che per natura non potrà mai essere. La scienza infatti si basa su di un comportamento che rende possibile l’evoluzione e il sovvertimento continuo: non considera le certezze come dinosauri inaffondabili ma piuttosto preferisce basarsi su ciò che al momento il sapere ha prospettato come maggiormente attendibile. In questo stato conscio di confusione di cui è bene essere consapevoli, il trofeo si trova abbandonato fra le macerie di quei crolli di certezze che tanto caratterizzano la contemporaneità che si appresta ad essere completamente priva di rovine. Proprio su questo humus che rappresenta un’umiltà costruttiva e non distruttiva, sembra germogliare qualcosa di spontaneo che ben presto diventerà il più fertile fra i terreni su cui edificare un futuro continuamente da sacrificare in favore di una sana evoluzione. (Viviana Siviero)

Nato a Firenze nel 1975, laureato in Biologia Molecolare presso l'Università degli Studi di Firenze dove si occupa di ricerca in ambito genetico presso i laboratori di Medicina Interna. Nel 2004 si trasferisce negli U.S.A. come ricercatore (Ph.D) presso l'N.I.H. (National Institutes of Health) in Bethesda (Maryland) dove lavora allo sviluppo di linee animali geneticamente modificati allo scopo di studiare i meccanismi d'azione di alcuni geni e curare nell'uomo patologie legate al metabolismo del calcio. Anni di ricerca in laboratorio accompagnano la lunga ricerca interiore che ha cominciato assai prima e che lo portano a vedere infinite similitudine in entrambi i processi di crescita e conoscenza. L'esperienza Newyorkese ed il contatto con i luoghi dell'arte statunitense fanno definitivamente esplodere la sua vena artistica fino ad allora rimasta sopita e la sua necessità di comunicare attraverso la pittura, portandolo ad esporre per la prima volta nel 2006 presso la World Bank Art Society (Washington D.C.). Tornato in Italia, nel 2007, consegue un Master in Comunicazione, Marketing e Relazioni Pubbliche Internazionali e partecipa ai primi concorsi pittorici. Nel 2008 è finalista al III° International Art Prize Arte Laguna e vincitore del Wannabee Gallery Special Prize. Nel 2009 è vincitore del Celeste Prize on-line voting contest. Vive e lavora a Firenze, tappa attuale nel viaggio della sua vita. Esposizioni 2011 Mare Nero, Palazzo Guidobono, Tortona Il Mito del Vero II, Palazzo Guidobono, Tortona Mare Nero, Art Action / Barriera Albertina, Novara Christie's UMAV, Spazio CityLife, Milano Galleria San Lorenzo: Le Castella (Crotone) Castadias (Santa Giusta, Catania) Porto Pollo (Santa Chiara, Olbia) Ispica (Santa Maria del Focallo, Ragusa) Marina di Modica (baia Samuele, Ragusa) Arte Cremona, Cremona 2010 Marilyn NoMore, Wannabee Gallery, Milano Le Meduse – La Proliferazione, Palazzo Venini, Milano Artimino / weekend d'autunno, Casa d'Arte San Lorenzo, Villa Medicea “La Ferdinanda”, Artimino Fossili Contemporanei, Wannabee Gallery, Milano Socializing through Internet, Accademia di Brera, Milano Settimana dell'Arte,Casa d'arte San Lorenzo, iGV club Santa Clara, (Olbia) 2009 Failure to Communicate, personale a cura di Alessandro Riva, Wannabee Gallery, Milano Another Break in the Wall, Wannabee Gallery, Milano Celeste Prize, AEG Fabrik, Berlino Love Nest, Wannabee Gallery, Milano 2008 Male di Miele, Wannabee Gallery, Milano III Premio Internazionale Arte Laguna, Centro Culturale Brolo, Mogliano Veneto, Treviso 2006 Mirror to the World, World Bank Art Society, Washington D.C., Usa

Inaugurazione 15 settembre 2011 ore 18.30

Wannabee Gallery
via Massimiano, 25 - Milano
Apertura dal lunedì al sabato, ore 11-19. Domenica 18 settembre 2011, ore 11-19.

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