Ready-Made di (in)Civilta'. Immagini rielaborate partendo da giornali o graffiti murali poi modificate e stampate su di un supporto rigido.
a cura di Tommaso Evangelista
Lo scavo nell’immaginario contemporaneo può avvenire anche attraverso un processo di recupero e selezione di tracce “vissute”, ovvero pensate affinché possano essere fruite esclusivamente come elementi documentari. Il riutilizzo di un’immagine non realizzata per uno scopo artistico in fondo non è che un processo di ready-made, di riappropriazione di forme slegate dal contesto originario e potenziate con una carica auratica precedentemente assente o latente. Nelle opere di Desiderio le immagini desunte da giornali e riviste sono trasformate e adattate ad un nuovo uso pertanto il processo è simile ad uno scavo nella memoria che sonda terreni non propriamente artistici per far emergere figure che da una parte sono testimonianze della civiltà contemporanea e dall’altra si prestano alla “contemplazione” nel passaggio da documento ad opera. Immagini desunte dall’attualità o dallo sport, ritratti di “uomini illustri” o semplici graffiti metropolitani attestano tutte il presente ma abbandonano la cronaca e poiché la cronaca, come si desume dall’etimologia, è tempo, tali lavori nel decontestualizzare l’oggi annullano anche l’istante confinando le forme, rifatte e ritoccate dall’artista, in un’atemporale spazio della memoria. Andando più nel dettaglio tra tutte vorrei analizzare alcune tipologie di immagini che permettono un discorso che parte dai contenuti per giungere ad una riflessione più ampia sulla società. E’ il caso delle figure imposte emblematicamente dalla dittatura delle immagini contemporanee massmediatiche sull'inconscio collettivo delle società.
L’interesse è per i volti, e forse anche per i gesti, di particolari figure della storia contemporanea che, proprio per la loro carica negativa provocano nell’osservatore un cortocircuito visivo. Questo disturbo di fondo è dato dal contrasto che si crea tra la fruizione dell’opera in quanto composizione di forme e colori e la constatazione-riconoscimento-svelamento dei soggetti ritratti. Le immagini sono rielaborate partendo da particolari di giornali o da graffiti murali che vengono modificati e stampati su di un supporto rigido. In alcuni casi l'artista interviene con diverse tecniche graficopittoriche sull'immagine ottenuta. Lo stile, debitore alle ultime declinazioni della pop-art e a certe sperimentazioni pittoriche dell’arte urbana, privilegia la delineazione della figura con grande attenzione alle linee di contorno e di struttura. Il colore, invece, applicato in modo disomogeneo ed irregolare, riesce a trasfigurare le immagini retrocedendo il contenuto e rendendo quasi gradevole la composizione.
Tra le opere presentate emergono i dittatori ritratti, quali uomini senza qualità, vengono condannati ad una forzata presentazione di se stessi che ne amplifica la condanna e/o la nasconde. I culti della personalità che caratterizzano di norma gli stati totalitari qualificano il tiranno come “liberatore” o “salvatore del popolo”, elevandolo ad un livello quasi divino. Le immagini del capo appaiono ovunque, così come statue ed altri monumenti innalzati alla sua grandezza. Alcuni studiosi di religione, inoltre, considerano i culti come delle mini-dittature e pertanto l’operazione, “politicamente scorretta”, di voler presentare immagini che vedono insieme un dittatore come Pinochet e Giovanni Paolo II cercano questo contrasto tra culto terreno e culto divino, dato che il papa è la figura di Cristo sulla Terra. Dal culto della personalità all’icona (pop), poi, il passaggio è immediato. Il processo di fortuna dell’immagine è quasi simile ma il “consumo” che se ne fa risulta completamente diverso. Nella rappresentazione pop(olare) delle figure non ritroviamo alcun culto bensì la pura seduzione dell’aspetto e la sua riduzione a segno serializzato e vuoto.
Nella misura in cui però questo segno non richiede elaborati processi di costruzione, tutt’al più solo di campitura cromatica, l’intervento dell’artista non è tanto nella presentazione quanto nella scelta che diventa, quindi, momento selettivo e auratico. E in fin dei conti unico momento vitale del lavoro. L’idea di fondo, costruita in serie, diventa lungo racconto, passaggio di tracce e sfilata di volti di persone che, a chi non riuscisse ad identificarli, apparentemente apparirebbero normali. Buoni padri di famiglia o ferventi cristiani. In realtà l’inganno sta nella presentazione che ha cercato di rendere gradevole immagini “critiche” privandole alla Storia. Così facendo, però, decostruendo l’espressione e la carica documentale si creano simulacri grotteschi, figurazioni apparentemente innocue oppure sottilmente seduttive. Del resto in una società dominata dalle apparenze e dove si è letteralmente bombardati da input visivi la contemplazione è quasi sparita dalla fruizione e pertanto la lettura diventa sempre più veloce e distratta; quello che si è perso è la narrazione, da sempre il perno dell’arte cristiana. Proprio per questo motivo, e per il camuffamento dei soggetti, capiterà che tali opere possano venir apprezzate al di là del loro contenuto e di tutte le implicazioni di certo non positive legate ai soggetti. Un vero e proprio ritorno alla “naturalità” della visione non selettiva. In assenza di coscienza, nell’inverno della cultura, anche un dittatore, quindi, può risultare gradevole. La colpa è di chi ha spento la luce.
(Tommaso Evangelista)
Francis Desiderio è un'artista italo-belga che vive e lavora a Liegi.
E' da sempre affascinato dalle ricerche archeologiche e dalle tracce di civiltà. Dalla memoria, perquisisce la nostra umanità per meglio esprimerla. Dal suo lavoro di creazione l'artista restituisce .su una forma a volte pittorica ma più spesso scultorea da quello che conviene qualificare come una “forma di archeologia del futuro”. In questo senso le opere restituiscono i fatasmi dello spirito portando gli spettatori verso un dormiveglia dovo si mescolano rigore, forze controllate d'espressione, di stati d'animo e sensazioni diverse. Sarebbe utopistico dare un'età o uno stile definito inquanto le sue opere sono rappresentative di stratificazioni d'umanità. E' imposibile rimanere indifferenti davanti alle opere forzando la meditazione. In una quarantina d'anni di carriera ha al suo attivo più di centocinquanta esposizioni molto apprezzate dal pubblico e dalla critica realizzate in diverse parti del mondo tra le quali: Roma, Venezia, Barcellona, Parigi, Stoccolma, Ottawa, Montreal, Liegi, Bruxselles, New Jork, Toyamura, Pechino, Guadalajara … Termoli.
Inaugurazione 15 ottobre 18.30
Officina Solare Gallery
Via Marconi, 2 Termoli
Orario: 18.30 /20.30 tutti i giorni escluso il lunedì.
Ingresso libero