I tre. La rassegna approfondisce la storia del movimento pittorico dei Tre, nato a Torino negli anni Settanta sotto la guida di Dino Pasquero, diffusosi poi regionalmente negli anni Ottanta.
Il '900 è, per l'arte peninsulare, un secolo in cui avvengono grandi cambiamenti. L'Italia si trova ad occupare una significativa posizione nel panorama europeo, grazie alle novità del Futurismo, ma anche grazie all'apporto del tutto originale offerto dagli artisti italiani al riscoperta di quella "misura classica" che percorre tutta l'Europa negli anni che seguono la sperimentazione delle prime avanguardie storiche. La ricerca artistica italiana di quegli anni si pone così tra l'anti-tradizione futurista, da un lato, e il nuovo corso del classico dall'altro, pur mantenedo il concetto di “modernità” intesa come cambiamento che si apre ai suoi nuovi miti.
Marinetti e i giovani futuristi affideranno il compito di ridare all'Italia un ruolo di rilievo nel dibattito internazionale e di superare nel giro di pochi anni ogni legame con la tradizione pittorica della fine '800. La pittura metafisica di de Chirico rivelerà i valori nascosti delle cose ed il giovane Giorgio Morandi interpreterà in maniera del tutto originale i nuovi dettami esecutivi. Dalla metafisica al realismo magico tuttavia il passo è breve, perchè la melanconia tragica della metafisica dechirichiana molto si stempera nelle atmosfere incantate del realismo magico di Felice Casorati, di Antonio Donghi e Severini o di Cagnaccio di San Pietro. Poi Carrà annuncia la riscoperta dei valori antichi della pittura primitiva italiana, di Giotto e Paolo Uccello innazitutto, preceduto dalla lezione di Severini e seguito dalla riscoperta dell'arcaismo dell'antica etruria di Massimo Campigli. Altri invece, come Novecento, saranno autenticamente interessati alla rifondazione di una misura classica nell'alveo di un sentire ampiamente diffuso in tutta Europa. Pochi pittori, grazie alla grandezza della loro arte, scamperanno al pericolo della damnatio memoriae e, tra loro, dobbiamo ricordare Mario Sironi e Arturo Martini. Artisti liberi come quelli che, a livelli regionali, si contraddistingueranno con etichette quali “I Sei di Torino”, i “Chiaristi”, la “Scuola Romana”, “Corrente” e molti scultori novecentisti. Un prolungamento dello sguardo sull'arte dagli anni cinquanta in poi, e che annuncia una nuova grande stagione creativa italiana, può essere affidato ad alcuni testimoni d'eccezione tra cui Lucio Fontana, Alberto Burri, Piero Manzoni, Mario Schifano, gli appartenenti al Gruppo Forma ed a quello della Transavanguardia di Achille Bonito Oliva nonché ad Ugo Nespolo ed Antonio Nunziante.
Ma in tutto questo bailamme che i sacri testi di Storia dell'Arte riportano con grande enfasi e dovizia di particolari molte altre ricerche e nuovi movimenti si affacciano nel panorama italiano per far sentire la propria voce o, semplicemente, perchè i componenti vogliono confrontarsi nel loro incedere e lasciare una traccia indelebile del personale cantare in mezzo a tanto strepito e divergenti ricerche. Ed uno di questi movimenti, inizialmente legato alla Torino degli anni Settanta, ma destinato a diffondersi regionalmente e, fino al 1980, anche internazionalmente, è proprio quello de “I TRE” che si presenta in questa storica rassegna. Di loro il grande Vittorio Bottino, probabile divulgatore della definizione del gruppo creato da Dino Pasquero, e voce riassuntiva di tutti coloro che, come Graglia, Rossi, Mistrangelo, Menzio, Oberti, Conti Tacchini ebbero ad interessarsi de I TRE,scrisse: “I TRE. Non una formula d'avanguardia e neppure un'etichetta artistica, una semplice somma di pittori che hanno deciso di presentarsi insieme, di tanto in tanto, ovunque vi sia un'area accogliente e percettiva. Alfredo Ciocca, Dino Pasquero e Carlo Pirotti hanno collaudato le loro opere attraverso un lungo colloquio con il pubblico in un discorso che ha per tema la natura e l'umanità, nei risvolti accessibili alla poesia ed all'occhio.
Pur nella componente figurativa (che ricorda la Scuola del Pittara) Ciocca, Pasquero e Pirotti hanno assunto ognuno una precisa connotazione artistica con una svettante progressione dalle origini, ed oggi – affinati dalle continue ricerche cromatiche ed impaginative – sono in grado di recitare un ruolo omportante nella pittura piemontese per una vasta platea di collezionisti. L'unione teorica di tre “rivelazioni”, l'inizio di un momento o l'aggancio ad un tempo preciso, non intende snaturare gli altri ma bensì entrare nel mercato in collaborazione pratica ed intimistica. Lontana da Ciocca, Pasquero e Pirotti l'idea di una qualsiasi rivoluzione oggettiva, la loro pittura è chiara e leggibile, non è filtrata né dal contorsionismo e neppure dal consumismo, vuole essere un mezzo plurimo per entrare nelle case della gente a portare uno spicchio di mondo intatto, quale simbolo della vita. I tre, per un contatto ed una nuova amicizia, tra di loro e con tutti”. Un'amicizia ancora salda oggi; un sodalizio che, dopo aver proposto rassegne per quasi sette anni a Borgomanero, Torino,Bardonecchia, Verrès, Lugano, in Valtournanche e nel Principato di Andora, torna, in una sorta di amarcord, nelle sale di Palazzo Lucerna di Rorà quale testimonianza storica dell'evoluzione della nostra arte trascorsa e della capacità dei singoli di essere sempre pronti a rinnovarsi ma anche , ed ancora, a confrontarsi ed offrirsi agli occhi di estimatori ed amici.
Giorgio Barberis
Inaugurazione sabato 15 ottobre ore 17
Palazzo Lucerna di Rora' (Museo archeologico)
Orari:sabato e prefestivi 13/19; domenica e festivi ore 10/13 – 13,00/19,00 - Bene Vagienna (CN)
via Roma, 125