Venti opere di grandi dimensioni appartenenti al ciclo 'Guardare in alto', al quale l'artista ha lavorato durante tutti gli anni '80 fino al momento della morte. La sua pittura e' articolata in una successione di varianti segniche.
Nell'intero corpus dell'opera di Berti, l'artista inventa un motivo grafico e plastico e poi procede replicandolo in varianti innumerevoli che apportano sempre qualcosa di nuovo, uno sviluppo, un arricchimento possibile all’idea di base. In effetti i motivi che ricorrono nella sua produzione sono pochi, ma ognuno di essi funziona come un nucleo capace di generare continuamente nuove soluzioni formali. Guardare in alto è la sua ultima idea, una serie che è quasi un lungo testamento spirituale, cui l’artista ha voluto affidare il messaggio ultimo rivolto ai suoi contemporanei e forse persino ai posteri. Un messaggio assolutamente positivo, umanitario e progressista.
In questi quadri, che seguono le Grandi costruzioni per l’avvenire, caratteristica strutturale è la vertiginosa tensione verso l’alto, quasi un vortice che sostiene lo slancio verticale di costruzioni imponenti. Per Berti la dimensione del costruire è sempre stata fondamentale, imprescindibile: è il desiderio stesso della società, dell’uomo che cambia e migliora il mondo e l’ambiente. Senza costruzione non c’è società, senza società non c’è prospettiva e senza prospettiva non c’è vita.
In queste opere il fondo si sbreccia, tende al bianco, alla luce pura e invadente. La trama segnica tende ad allargarsi nell’accentuazione di una certa sgradevolezza formale, che lavora a tutto vantaggio delle componenti architettoniche e plastiche, sempre più centrali e caratterizzanti. Il colore è quasi frattura del segno e accentua l’infinito della vertigine che si proietta altrove, fuori dal quadro. Sono molte le sfumature che l’artista sa imprimere a questa tensione ascendente, espresse sempre da un avverbio che accompagna il titolo ricorrente in tutta la serie, “chiaramente”, “fermamente”, “limpidamente”, “solidamente”…
Il segno di Berti costruisce e distrugge, è un fatto dialettico, antagonista, mai riduttivamente individualista. Quadri sul conflitto, l’unico mezzo per spezzare la continuità mediocre e inerziale dell’esistente, della politica e della società. Opere manifesto che gridano il personale atteggiamento dell’artista nei confronti della realtà dell’ambiente fiorentino, verso cui il suo animo non si era mai placato rassegnandosi allo stato delle cose. La pittura si articola in un’illimitata successione di varianti inevitabili sul tema unico che possiamo definire del “pensare positivo”: un pensare positivo e pittoricamente ricco e denso, che l’artista fiduciosamente consegna al mondo dell’avvenire.
Inaugurazione venerdì 11 novembre ore 18
Frittelli Arte Contemporanea
via Val di Marina 15, Firenze
orari: mar-sab 10-13 15.30-19.30, lun, dom e festivi su appuntamento.
Ingresso libero